NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Sanità anno zero

di Pietro Rossi

facebookStampa la pagina invia la pagina

Sanità anno zero

Inizialmente il sistema era visto come una benedizione per il fiato corto e le casse sempre sofferenti delle Ulss locali, tanto che, dopo Mestre, Castelfranco-Montebelluna e Santorso, anche l'Ulss n.17 Este-Monselice ha ben pensato di usare una concessione molto simile al project. La finanza di progetto è inoltre già in preventivo nei piani di realizzazione degli ospedali di Chioggia e Arzignano/Montecchio e vi stanno ricorrendo anche l'azienda integrata di Verona, l'Ulss 9 di Treviso, la 17 della Bassa Padovana. Ed infine si discute di fare ricorso a questo strumento per realizzare il nuovo ospedale di Padova, operazione stimata nell'ordine di 1,7 miliardi di euro. E se di fronte all'enormità di questa cifra la politica ha già tirato i remi in barca («Un importo molto impegnativo», l'ha definito lo stesso Zaia), che dire degli altri progetti?

Quello di Mestre (dove si è ventilata l'ipotesi di recesso dal project) costa quasi un miliardo di euro, da sborsare in 24 anni ai privati, che hanno speso "solo" 131 milioni. Il project sottoscritto dall'Ulss di Asolo, in vigore da due anni e mezzo, ha un valore di 147 milioni di euro, di cui 76,3 per rifare l'ospedale di Montebelluna e 70,9 per mettere in funzione quello di Castelfranco. Di questi, un terzo sono a carico di Regione e Ulss (56 milioni di euro) e due terzi (91,3 milioni di euro) a carico dell"Asolo Hospital Service Spa", gruppo privato con a capo la Guerrato Spa di Rovigo. La cordata incassa ogni anno un canone annuo di 43,3 milioni di euro che include il costo della gestione privata (dalla manutenzione immobili alle pulizie alla mensa al servizio informatico), l'ammortamento dell'investimento ed il rinnovo degli impianti e delle attrezzature tecnologiche. Ed anche in questo caso l'affare è molto buono per i privati: 43 milioni in 24 anni fanno un miliardo. Contro i 91 milioni spesi. Stesso discorso, ma con cifre diverse, per l'Ulss 4 dell'AltoVicentino, che due anni fa ha iniziato i lavori di costruzione del nuovo ospedale di Santorso (che si concluderanno nel 2012) per un investimento complessivo di 132 milioni di euro, di cui 78,4 di provenienza pubblica e 54 a carico dei privati, pari al 41% per cento. Le imprese coinvolte, raggruppate nella "Summano Sanità" (costituita da Gemmo Spa, Palladio Finanziaria spa, Impresa di costruzioni Ing E. Mantovani spa, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni, Studio Altieri Spa, Servizi Italia Spa, Coop Service Sca, Serenissima Ristorazione Spa) saranno ripagate dell'investimento fatto con i ricavi dei servizi commerciali che andranno a gestire direttamente (dai parcheggi alla ristorazione) e dalla rata annua di circa 5 milioni di euro che l'Ulss si è impegnata a pagare per 24 anni. Non solo. A questo vanno sommati i canoni del valore di quasi 20 milioni di euro che l'azienda sanitaria dovrà corrispondere per la gestione dei servizi appaltati, il noleggio degli arredi e dell'hardware. A tali costi l'Ulss di Thiene e Schio dovrà poi aggiungere anche il canone per il noleggio delle attrezzature sanitarie, calcolate in 4,1 milioni di euro per otto anni. Vale a dire un bel gruzzolo totale che preoccupa e non poco. «Tra le clausole contrattuali che generano più preoccupazione - dice infatti Annamaria Temasella, direttore generale Ulss 4 - c'è l'obbligo per la Regione Veneto di ripianare eventuali disavanzi dell'azienda sanitaria e la possibile risoluzione del contratto con pesanti penali a carico dell'Ulss in caso di ritardo nei pagamenti delle rate mensili del canone».

Che sia proprio la strada del recesso dal project financing, considerato troppo costoso, e l'abbandono di questo strumento per il futuro, la linea che intende adottare Zaia? La risposta si saprà sicuramente nei prossimi mesi anche se qualche anticipazione arriva da Sandro Sandri, consigliere della Lega ed ex assessore alla sanità veneta, che suggerisce comunque un'analisi comparata "costi - benefici" con altre forme di finanziamento. Di sicuro, senza l'intervento dei privati l'apertura di nuovi cantieri, compreso quello di Arzignano/Montecchio, resta però molto in forse. «Di certo il project financing è una manna per i privati, ma drena denaro fresco dalle casse del pubblico», commenta ancora Rizzato. E per il referente del PD sulle materie sanitarie, il problema sta a monte: «Non si vede ancora una programmazione generale e poiché la spesa sanitaria non può restare ferma, i direttori generali per assecondare le richieste Regionali dovranno ridurre i servizi, come sta già accadendo: già oggi non erogano prestazioni di riabilitazione alle persone dimesse dagli ospedali, anche le dimissioni precoci sono decise in molti casi per risparmiare sui ricoveri. Ecco un altro modo di ridurre le spese, mettendo le famiglie di fronte a due alternative entrambe penalizzanti: o ti arrangi a casa o ti paghi la riabilitazione. Che la maggior parte delle famiglie non può pagare».

« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar