Il Pat messo a punto dalla giunta prevede la realizzazione di percorsi ciclo pedonali lungo sette direttrici, dalla periferia al centro, che si snoderanno lungo strade di quartiere o piste protette. In questa soluzione rientra, secondo Variati, anche l'ipotesi di San Felice. «Non è un'uscita estemporanea - ha precisato il sindaco - ma una porzione di questo piano organico». Di questo piano esistono due tavole, le stesse mostrate ai commercianti in un vertice organizzato con l'Ascom provinciale. Gli esercenti, però, oltre a denunciare la mancanza di una spiegazione dettagliata del progetto, sollevano una serie di criticità sulle quali il sindaco si è detto "perplesso", annunciando che saranno approfondite dai tecnici del settore mobilità. A San Felice la pista è prevista "contromano", cioè a senso unico sul lato sud, dalla parte dei negozi per quanto riguarda il tratto dei Giardini Salvi, con la realizzazione, dall'altra parte della strada (dove c'è il parco) di 13 posti blu e 3 per il carico scarico. Identico discorso per il tratto da piazzale Giusti a viale Milano, dove le botteghe sono presenti su entrambi i lati e i posti blu passeranno da 15 a 13.
Nel primo tratto i negozi sono situati solo sulla parte sinistra della strada. Qui, causa lavori, il corso è rimasto chiuso da giugno 2010 per alcuni mesi, provocando qualche disagio in più agli esercizi. Quattro dozzine di botteghe significa un piccolo centro commerciale, un centro commerciale che però, all'annoso problema del traffico eccessivo, ha dovuto aggiungere quello del parcheggio. I clienti sembrano infatti non ancora abituati al Park Verdi ed i commercianti adesso lamentano il fatto di trovarsi senza le strisce blu sul loro lato.
Al numero 3 troviamo il Freestyle, Abbigliamento Giovane. La titolare, Marisa Moro, è controcorrente. Tra i pochi favorevoli: «Mi sta anche bene la pista ciclabile, la via è larga e prima, con i parcheggi qui davanti, quasi ogni giorno un furgone mi bloccava la vetrina. Credo invece che il nuovo sistema possa agevolare i clienti ad entrare da me. Piuttosto, i più penalizzati potrebbero essere quelli del secondo tratto». Per arrivarci mancano 150 metri e una quindicina di negozi. Intanto, al numero 5, lavora la signora Mansoldo, con la sua "Erberia" che vende prodotti di erboristeria. Il suo giudizio è perentorio: «Penso che questa ciclabile crei solo casino - commenta ironicamente - se i ciclisti riescono ad arrivare vivi da San Felice, rischiano di "smaltarsi" su qualche autobus alla fine della via». La battuta descrive bene il dubbio di quasi tutti i commercianti: chi è che passa in una ciclabile a senso unico, messa in uno dei tratti di strada più trafficati della città, con la difficoltà di entrare ed uscire? «Forse in bicicletta vedono di più la vetrina - continua la signora - ma secondo me la pista ha poco senso». Per lei, piuttosto, ha molto più significato predisporre la sosta breve: «Per quanto mi riguarda, da quando hanno levato i parcheggi, non mi sono accorta di un calo di lavoro. Da me il cliente viene anche a piedi. Anzi, i 30 minuti mi vanno bene, anche perché prima i commercianti mettevano la macchina spostando il disco orario quando scadeva e si creavano delle file infinite».