NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il filosofo Franco Volpi scomparso un anno e mezzo fa, rievocato in un libro dell’amico giornalista Antonio Gnoli

Nel volume “I filosofi e la vita”,che ha condiviso con lo studioso vicentino che insegnava all’università di Padova, il ritratto di una delle più brillanti menti filosofiche italiane

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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FRANCO VOLPI

Il mondo accademico e culturale è ancora sotto choc per la perdita di Franco Volpi, una delle più brillanti e profonde menti filosofiche italiane, perdita avvenuta sui colli berici il 14 aprile 2009. Interpreta questo sgomento l'amico Antonio Gnoli, giornalista di "Repubblica", in un libro dal titolo "I filosofi e la vita" (Bompiani), che ha condiviso con il filosofo, che insegnava all'università di Padova e di Witten-Herdecke, tante interviste e servizi giornalistici con famosi personaggi e filosofi e che con lui ha scritto due libri "I prossimi Titani" e "Il Dio degli acidi". Chi era per lui Franco Volpi? Un uomo curioso e mobile. Sebbene fosse incline all'astrazione, i suoi ragionamenti erano privi di quelle infatuazioni concettuali che sovente il mondo accademico mostra, anche nelle menti più nobili. In lui c'era l'apertura alle opportunità che il mondo offre, anche quando le circostanze possono diventare avverse.

 

Conoscere attraverso i libri

Aveva appreso l'arte di leggere la vita attraverso i libri. E i libri lo aiutarono a conoscere le persone e i loro stati d'animo. Un romanzo di Marquez, una sentenza di Schopenhauer, una pagina di Heidegger, un verso di Celan diventavano, attraverso le sue parole, la chiave per entrare nella costruzione di un pensiero. Profondo conoscitore del tedesco, aveva impiegato molto del suo tempo a tradurre Heidegger, il più difficile, oscuro e dannato tra i filosofi del Novecento. Ma alla fine, dopo averlo tanto studiato, lo aveva ripudiato e aveva scorto nella sua opera un uomo che, nella drammaticità del suo pensiero, stava letteralmente perdendo il senso di ciò che andava pensando e scrivendo. Era una nube nera che tutto avvolge e nasconde. E difficile da dissipare. E non meno drastico fu il suo giudizio sulle posizioni politiche di Heidegger, che tradendo il suo grande maestro Hedmund Husserl, si era mescolato con la marmaglia nazista, ne aveva caldeggiato lo spirito, appoggiato con entusiasmo i destini e condiviso la storia. Volpi era stato allievo di Giuseppe Faggin, suo professore al liceo "Pigafetta" ed Enrico Berti, con cui si laureò con una tesi su Brentano, Aristotele e Heidegger.

 

Curiosità mediterranea

La caratteristica della cultura di Volpi erano la disciplina tedesca e la curiosità mediterranea. Dalla prima ricavò il metodo e la serietà degli studi, dalla seconda l'estro e la fantasia. Grande studioso della cultura tedesca aveva capito che quest'ultima, al di là delle apparenze, era stata molto influenzata dai pensatori di origine ebraica. Marx, con le sue analisi economiche, aveva minato la coesione sociale; Freud, con la teoria dell'inconscio, destabilizzava la tradizionale idea di anima e infine Einstein, attraverso la teoria della relatività, aveva demolito la concezione antropocentrica dell'universo. Ciascuno nel proprio campo aveva dissolto quel patrimonio di convinzioni, di fede e di risorse legittime sul quale si fondava la società prima dell'irruzione del moderno.

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