NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Vicenza e la vicentinità in Guido Piovene nei suoi servizi giornalistici e nei suoi libri

di Mario Bagnara
mario.bagnara@fastwebnet.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

GUIDO PIOVENE

Piovene e Fogazzaro

Il paesaggio vicentino e la "vicentinità" sono temi toccati da Piovene, sull'esempio di Antonio Fogazzaro cui era legato dagli stessi rapporti di parentela, anche in un articolo pubblicato l'8 agosto 1942 nella rivista "Lettura" del "Corriere": «Vicenza non è una città di provincia come le altre cento città di provincia italiane. Per molto tempo, e certo ancora ai tempi di Antonio Fogazzaro, e ancora fino a pochi anni fa (e forse, nel suo profondo, ancora oggi) Vicenza è stata quasi una piccola patria, con tradizioni di nobiltà e di cultura, con uno spirito diverso anche da quello delle altre città del Veneto, con cui da lontano potrebbe essere confusa. Chi vi è nato conosce presto quella "vicentinità, di cui ha sentito parlare fin dai primi anni di vita, e di cui subito ha sentito il sapore. Si pensi che questa città di palazzi fastosi, di ville gentilizie, di grandi portici a colonne... questa città teatrale... è una città pressoché priva di storia... Né una repubblica trionfante, né un principato potente, si fermarono mai all'ombra dei colli Berici, tra Bacchiglione e Retrone. Vicenza è tutta una città d'invenzione, una capricciosa e pura fuga della fantasia... Ecco dunque Vicenza si prolunga nei secoli fantastica ed astratta, pari a scenario teatrale: una piccola reggia aulica di melodramma... Questo è necessario per capire lo sfondo dell'arte di Fogazzaro: il quale, oltre ad essere un grande romanziere, alle radici fu anche il prodotto più illustre, più compiuto e più celebre della "vicentinità"».

Il più completo e appassionato omaggio alla sua città e al Veneto Piovene lo dedica in Viaggio in Italia in cui nel 1957, per l'editore Mondadori, ad imitazione di W. Goethe, riunisce i vari servizi radiofonici bisettimanali che, per la RAI, per tre anni, a partire da dicembre 1954, aveva condotto attraverso varie regioni d'Italia, solo in parte pubblicati in "Epoca": l'esaltante quadro che ne deriva, non trascura alcuno degli elementi che ne caratterizzano la bellezza inconfondibile.

«È curioso per me arrivare a Vicenza in veste di viaggiatore e di diarista. Vi sono nato; vi ho trascorso l'infanzia e parte della gioventù; le devo e le dovrò forse la parte migliore della mia opera. Appena entro in città, mi riprende la meraviglia... Accenno a Palladio ed ai suoi scolari, al complesso fastoso di archi, di logge, di colonne. Vicenza non fu sede di principati e signorie; passò da un dominio all'altro, poi si accomodò con Venezia. Qui non vi furono né Medici, né Gonzaga, né Estensi. Potremo scoprire il segreto quando uno storico scrittore, e non solo erudito, saprà darci la storia dell'umanesimo vicentino del Rinascimento. Gli archi e i colonnati sorsero senza nessun altro motivo che la compiacenza estetica, le fantasie lunatiche della cultura, l'orgoglio signorile... Una piccola Roma, un'invenzione scenografica... L'incanto di Vicenza è nel contrappunto tra la sua esaltazione neoclassica ed il colore veneto, semiorientale, che la compenetra dovunque. Non senza un pizzico di rusticità, come si deve ritrovare in una terra così prossima ai monti e in una società pomposa ma di fondo avara».

 

Piovene e il baccalà

Non mancano accenni alla gastronomia vicentina: «Vicenza conserva ancora un nucleo di aristocrazia, ed un fondo di civiltà umanistica nelle usanze, che si riscontra anche nella cucina, la più fine del Veneto. A coloro che accusano la cucina italiana d'essere elementare rispetto alla francese, dirò che il baccalà alla vicentina, di qualità sceltissima, battuto a lungo con un martello di legno, messo a bagno trentasei ore; tagliato a pezzetti, cosparso di formaggio e soffritto di burro, olio, acciuga e cipolle; cotto poi a fuoco lento; condito ancora di prezzemolo, pepe e latte; è un vero piatto alla francese. Vi bolle a fuoco lento una civiltà raffinata... Tutta la provincia è bella... Il mio cuore però resta sui colli Berici, specialmente nel tratto che sovrasta Vicenza. Salgo al santuario della Vergine miracolosa... La mia parte dei colli si stende tra il santuario e Arcugnano... Non so che cosa direbbe uno psicanalista se gli rivelassi che, mobile come sono, e portato a girare il mondo, io sogno questi luoghi quasi ogni notte, e nei momenti d'ansia con dolcezza quasi ossessiva. Questa piccola parte della terra è per me veramente il grembo materno».

Una sublime "vicentinità" quella del nostro Piovene giornalista e scrittore!

 

nr. 39 anno XV del 30 ottobre 2010

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar