 |
 |
|
  |
||
 |
 |
|
Però le colpe non sono date dall'autodeterminazione, sono gli dei che hanno già deciso tutto.
«Questo è il famoso giro della tragedia greca: la tragedia greca è un paradosso, tutti sanno il loro destino e ciò nonostante vanno avanti, sfidandolo. Voltaire non aveva capito bene: diceva che Edipo lo si può mandare a casa subito perché Tiresia gliel'ha detto in tutte le salse, ma non aveva capito la grandezza, perché Edipo continua a pensare che suo padre è Polibo: è una gara tra indovini e pensa che Tiresia sia cretino e lo abbia scambiato per qualcun altro. Tiresia gli dice: "Tu ammazzerai il padre!". Voltaire non capisce che la grandezza dell'autore è che Edipo è convinto che Tiresia sia idiota, il quale gli risponde che sarà anche idiota, ma "per chi ti ha messo al mondo, io sono uno che sa". Però non gli dice che il padre è Laio, gli dice che ne è l'assassino, che è incestuoso con i suoi cari, allora digli anche chi è il padre,no? Voltaire dice: "Ma che razza di tragedia è? Edipo è scemo!" e invece no, perché Tiresia non gli ha detto chi è il padre, Edipo pensa che non ne imbrocchi neanche una perché c'è il precedente che Tiresia non è riuscito a vincere la sfinge ed Edipo, che è indovino anche lui, lo reputa uno di quarta, perché se fosse uno "con le palle" la sfinge l'avrebbe fregata lui, e quindi non gli crede e ha ragione a non credergli. Poi piano piano, quando viene fuori la parola "crocicchio" comincia il primo casino, perché capisce che ha ammazzato Laio, ma da qui a capire che è suo padre ancora ce ne vuole, per adesso lui ha solo il problema dell'esilio. Poi quando comincia il gioco, l'altra chiave: "Guarda che tu non sei il figlio di Polibo", allora lì comincia il vero casino, è questo che Voltaire non aveva capito».
Ma forse perché Voltaire aveva una cultura illuminista e queste sovrastrutture mentali erano inutili.
«Esatto! Ma poi vuol dire che non hai nemmeno la raffinatezza di capire che Edipo è un testone che ha una totale fiducia in se stesso: vieni da 2000 anni e non capisci che la grandezza di Sofocle è che Edipo, neanche davanti all'evidenza, gliela metti davanti e lui NON VEDE, ecco dove sta il punto: è lui il vero cieco! E Tiresia glielo dice: "Tu rimproveri a me quello che sei". Voltaire non ha capito che l'uomo è fatto così: "Tu stai facendo una cazzata, guarda!"- "No, non è vero"».
Si dice che l'arte è salvifica, sia per chi la fa sia per chi ne usufruisce. Cosa può fare un artista per salvare l'arte, oggi?
«Ma non devi salvarla: la cultura è la vita: se tu ami la vita in tutte le sue manifestazioni avrai una cultura degna di questo nome, se tu fai di tutto per soffocarla fino a vivere male, inquinare, eccetera, avrai robaccia. L'arte è figlia della cultura, se non avrai una grande cultura non avrai una grande arte. Stimare non vuol dire fare qualsiasi cosa, vuol dire renderla piena e far sì che possa essere vissuta pienamente. La cultura non è "libri", ma anche il pane: avrai un buon pane, una buona acqua. Se invece farai di tutto perché la vita sia un orrore, avrai un'arte contro, come abbiamo noi, un'arte brutta, questa è la legge. Perché la nostra grande arte era sostenuta dal cristianesimo? Tu puoi avere anche tanti soldi, ma dipingere delle cazzate: la vita era intesa come un dono straordinario di Dio e l'arte la rifletteva, quando poi è cominciata la grande crisi, vedi che allora si dipinge il gatto, la mela. Quando la vita sfugge anche l'arte diventa stitica. Loro avevano grandi quadri misteriosi e magnifici, c'era una spinta gigantesca, adesso la vita è la televisione, cosa vuoi fare arte? Non c'è neanche l'uomo, che è ridotto a una robina da niente!».
nr. 39 anno XV del 30 ottobre 2010
