NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sicurezza, è scontro aperto tra giunta ed opposizione

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Sicurezza, è scontro aperto tra giunta ed opposizi

Vivi Campo Marzo è una iniziativa che è servita a "bonificare" culturalmente la zona o no, a suo avviso?

Dal Lago: «Vale il discorso di prima. Le intenzioni possono anche essere le migliori, ma poi i risultati vanno considerati con un certo realismo e se non sono soddisfacenti bisogna prenderne atto e cercare altre soluzioni. Certo è che lo spaccio di droga e i suoi sacerdoti non si dissolve con queste contromisure. Come dimostrano anche i più recenti e numerosi fatti di sangue che a Vicenza non hanno precedenti e che si sono verificati tutti dopo l'inizio di Vivi Campo Marzo. Il che vuol dire che questa sequela di iniziative su cui si potrebbe molto discutere non hanno sortito alcun effetto. Io penso invece che per fa rivivere Campo Marzo si deve riaprirlo davvero a tutti i vicentini perché è solo così, con i vicentini che si riappropriano di ciò che è loro, che si espellono davvero tutti gli altri. Un altro modo non esiste».

Sorrentino: «Il fallimento di Variati consiste nel aver ritenuto che servissero effimere iniziativa culturali per combattere il degrado. Lo Speaker corner ed altre amenità sono semplice fumo negli occhi, nel momento in cui nulla si fa per bonificare l'area».

Formisano: «Si è servita. Certo è necessario dare continuità a queste iniziative. Campo Marzo deve essere un luogo di incontro, di cui i vicentini devono necessariamente riappropriarsi. E in questa ottica tutte gli incontri, gli scambi culturali, le opportunità vanno ricercate».

Franzina: «La "bonifica culturale" da sola non serve, per altro, come correttamente ha ricordato Matteo Quero, è durata poche settimane. Ed anche qui emerge un dato di patologia cronica della amministrazione Variati. Le iniziative servono solo per fare conferenze stampa. Passata la notizia mediatica è passata anche l'iniziativa».

Asproso: «L'idea è quella giusta, ma non basta qualche sporadica iniziativa per garantirsi dei risultati; si tratta di processi a lungo termine che vanno coltivati con dedizione e supportati da adeguati finanziamenti. È sempre una questione di priorità, certo, è molto più semplice piazzare telecamere che organizzare eventi e suscitare partecipazione».

"Di telecamere non ce ne sono mai abbastanza, soprattutto se guardiamo alle richieste dei cittadini. Oggi intanto provvederemo ad aggiungerne una nella zona di Campo Marzo, lato viale Ippodromo, mentre la prossima sarà nella zona retrostante il Bar Moresco, nella zona di Via Gorizia. Queste si aggiungeranno alle tre che abbiamo recentemente provveduto ad installare in Viale S. Lazzaro, in Corso S. Felice, in Piazzale Giusti. Mi piacerebbe monitorare, come richiesto dai cittadini, anche alcuni parchi, come quello delle Fornaci o Parco Città". Questo afferma Dalla Pozza. A suo modo di vedere una posizione da condividere?

Dal Lago: «Posso anche condividere tutto ciò che serve a rendere meno pesante la sensazione dei cittadini di essere in balia della delinquenza. Se le telecamere servono vanno ovviamente installate e poi però anche utilizzate e ancora di più controllate da parte delle forze dell'ordine. Non voglio ricordare quella circostanza particolare che vide un'incursione ladresca sotto il portichetto di Porta Castello dove la telecamera c'era, ma non era in funzione da mesi. Se le premesse sono queste... Per quanto riguarda la monitorizzazione del Parco Città o delle Fornaci riprendo quanto dicevo prima: mettiamoci in linea con chi in Europa fa le cose per benino ed ha tra l'altro una tradizione specifica molto collaudata nella gestione degli spazi pubblici».

Sorrentino: «Le telecamere di Dalla Pozza si aggiungono alle molte che avevo fatto installare io, non pochi giorni prima delle elezioni, come sostiene l'assessore, ma parecchi anni prima, sin dal 2004. A Campo Marzo e giardini Salvi ce ne erano già tre, senza parlare di quelle in viale Milano. È giusto metterne ancora, meno onesto non ammettere che il progetto telecamere parte da molto lontano. Per inciso, l'attuale maggioranza non mostrò entusiasmo quando era all'opposizione. Il loro giornale, al tempo, ci attaccò pesantemente».

Formisano: «L'importante è che tutti i costi importanti di queste misure di prevenzione non finiscano con il gravitare sulle casse comunali. Non dobbiamo dimenticarci che la sicurezza deve essere principalmente a carico dello Stato e che se a Roma latitano non possiamo farci noi carico di tutti i costi di queste misure. In qualunque stato federale la Polizia dipende dal governo centrale. Noi siamo ancora lontani da un vero federalismo, ma almeno, non assumiamoci compiti che spettano ad altri».

Franzina: «Bisogna chiedersi: ma a guardare le telecamere c'è qualcuno sempre presente e vigile ? Ma se la telecamera "vede" un reato cosa succede ? Più banalmente : sono accese le telecamere ? O fanno solo bella mostra di sé. Perché è accaduto anche questo, e proprio nel colonnato di Palazzo Trissino! Quindi o le telecamere sono un sensore di una filiera complessa che genera una immediata reazione o sono inutili».

Asproso: «L'ossessione per la sicurezza è stata a lungo cavalcata dai politici, specie di destra, in quanto garantisce una rendita di posizione, ma non essendo facile risolvere problemi complessi con rimedi semplici, si è finito col sostituire le "politiche della sicurezza" alle "politiche sociali". In altre parole si è preferito combattere i "poveri" anziché sconfiggere la "povertà", appaltando alle Agenzie religiose e civili il compito di occuparsi del disagio, dell'emarginazione, della giustizia sociale. Se fossi in Dalla Pozza mi preoccuperei un po' meno di video sorveglianza e cercherei di sfruttare al meglio le sinergie con l'assessorato agli Interventi Sociali, sempre che Giuliari recuperi un minimo d'iniziativa».

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