NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Da 20 ore a 70 minuti, danzando

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Dance theater

E cosa ci può dire del pubblico cinse? Ho letto che molti critici cinesi non amano le versioni moderne dell'opera "il padiglione delle peonie".

«Il pubblico cinese è molto interessato alle storie e ne vuole capire il significato, cosa succede nella relazione tra i due amanti. I cinesi sono molto attenti a questo. Il pubblico occidentale è invece più attirato dall'astrazione e dalle immagini che creo sul palco».

Lei ha fatto una versione coreografica del film "Lanterne rosse" collaborando direttamente con il regista Zhang Yimou, anche per altri lavori. Come ha tradotto il linguaggio cinematografico in quello coreutico?

«A dire il vero, Lanterne Rosse assomiglia un po' a Stirred from a dream, poiché entrambi arrivano da una storia di base molto forte. La gente cinese vuole vedere una storia raccontata come in un film».

Vogliono vedere uno sviluppo cronologico della storia sul palco?

«Sì. Lanterne Rosse ha una buona storia di fondo ed è interessante perché racconta di una generazione passata, dove gli uomini potevano avere molte mogli e la gente ha dimostrato interesse nel sapere cosa succedeva a quei tempi».

L'expo di Shangai si è concluso e si è stimato che è stato visitato da più di 73 milioni di persone. La Cina è uno dei paesi turisticamente più visitati al mondo, oggi. Questo afflusso di turisti influenza il lavoro degli artisti?

«È una bella domanda: la Cina oggi è molto più aperta rispetto a 10 o 20 anni fa e ci sono moltissime compagnie straniere che vengono in Cina; il pubblico ha quindi molte più possibilità di vedere lavori diversi, ma anche di collaborare con persone che vengono da fuori. Questa è una buona opportunità per incontrarsi l'un l'altro e di essere più internazionali. La nostra Compagnia è di Pechino, dove vivo io, e abbiamo avuto la possibilità di lavorare con coreografi dalla Danimarca, Svezia, Canada, prossimamente avremo un coreografo francese. Penso che la Cina oggi sia più aperta al mondo e internazionale».

La sua è una compagnia giovane di danza moderna. In occidente il contemporaneo è molto apprezzato, che feedback avete in Cina? La gente apprezza il moderno o si preferisce il classico?

«In Cina abbiamo sei compagnie di classico molto grandi che hanno un'influenza fortissima. Il classico ha ancora molta importanza, ma per il contemporaneo ci sono molte nuove compagnie che stanno venendo fuori».

Chi sono i coreografi stranieri, europei o americani, che le piacciono maggiormente e dai quali trae eventualmente ispirazione?

«Molti, ma la prima che preferisco davvero è Pina Bausch. Amo molto anche il lavoro del mio amico Shen Wei e molto anche Kylian».

Che tipo di esperienza è per lei lavorare con il pubblico occidentale? Il pubblico cosa coglie del messaggio che lei trasmette?

«Dipende molto dal programma: penso che in Stirred from a dream, essendoci molti elementi di cultura cinese, se la gente conosce un po' la storia, abbia meno difficoltà a capire. Nei paesi come Scandinavia o Danimarca, con programmi più contemporanei la gente è riuscita da avvicinarsi maggiormente alle opere».

 

nr. 41 anno XV del 13 novembre 2010

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