NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Raccolta di poesie, ma anche di filosofie in “Petali di parole“ della scrittrice Ma Sharda

di Laura Campagnolo

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Raccolta di poesie, ma anche di filosofie in “Peta

Si può dire che all'interno delle poesie si nasconda una parte della sua vita?

«Certo, ma solo in qualcuna delle prime. Le altre partono da sensazioni, nascono da spunti personali, e arrivano poi a toccare qualcosa che fa tornare all'essenziale. Questa ad esempio l'ho pensata in autobus, mentre andavo al lavoro: "Schiere di ragazzini/con le facce di bambini,/esulterete ancora quando le risposte/non cercate e non trovate/affonderanno in un velo di tristezza?/Le troverete soltanto se/avrete ancora i volti di bambini/e i cuori freschi come margherite". La poesie in sé è molto semplice, però l'immagine porta ad una riflessione».

Passiamo ad un altro aspetto importante del suo percorso: la meditazione. Come l'ha scoperta?

«Direi quasi per caso attraverso un'amica che sapeva di un corso. Ormai pratico la meditazione da 28 anni».

Quanto conta nella sua vita la meditazione?

«La realtà in cui viviamo, porta a cercare delle risposte. La meditazione è la via più valida per trovare le risposte a questo mondo. È un po' come il monito "conosci te stesso". In questo momento storico viene esaltato il corpo, ma da parte mia ho sempre percepito il corpo come qualcosa da trascinarsi dietro. Anche la mente è uguale al corpo: non sono sullo stesso piano, ma se si relativizza uno, si può relativizzare anche l'altro. Con la meditazione si comincia a scoprire che esiste un altro livello che non è corpo e non è nemmeno mente, ma qualcos'altro. La meditazione dà la possibilità di affrontare la vita con più forza».

Meditazione significa anche interculturalità, in che modo avviene questo passaggio?

«La meditazione è di qualsiasi nazione, non è collegata strettamente ad una cultura, anche se le sue radici risiedono in una concezione culturale antichissima. Forse questa sensazione di interculturalità si avverte di più dall'esterno, appartiene più agli altri che a me. Io sono sempre me stessa, in questo tempo e in questo spazio». 

Le sue poesie le sono "venute", cose significa questo?

«Mi capita di scrivere e di capire il significato di quello che ho scritto solo dopo qualche giorno. Prendiamo ad esempio un giorno di festa: io avevo dato una forma poetica a qualcosa che sentivo come festa, ma non mi era presente il significato che dava fondamento a quello che scrivevo, l'ho appreso in seguito. Ci sono molte poesie che seguono questa linea, ad esempio la poesia Farfalla: stavo aspettando l'autobus per andare al lavoro, era autunno, e osservavo una farfalla. I versi parlano della morte delle farfalla, che qui diventa simbolo della psiche. L'ultimo sbattere d'ali della farfalla è l'ultimo volo della psiche, la farfalla quindi adombra qualcos'altro. L'immagine di questa poesia subito è apparsa come farfalla, poi ha mostrato che era altro. In questo senso le poesie non sono mie. Questo è quello che dovrebbe riuscire a fare l'arte in generale, cioè toccare un livello di coscienza universale, mantenendo però la sua forma perfetta».

Perché lei non si riconosce come poeta?

«Se io volessi fare la scrittrice, probabilmente rinuncerei alla spontaneità della scrittura e dell'ispirazione. Non so fra quanto mi capiterà di scrivere ancora, tutto dipende dall'ispirazione. La maturazione dentro di me era già avvenuta nel tempo, è successo solo che si sia messa in atto, si è espressa nelle mie poesie».

Quanto conta la conoscenza della filosofia nella sua formazione?

«L'aspetto filosofico delle mie poesie è importante perché coincide con quello riflessivo. Riflettere è come ruminare qualcosa e poi metterla da parte. Questo però non ha niente a che fare con la meditazione. Se io sviluppassi unicamente l'aspetto filosofico delle mie poesie, non saprei meditare».

 

nr. 43 anno XV del 27 novembre 2010

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