Le opere dei volontari si estendono intanto ai diversi settori della società. Oltre alla sanità, in cui si formano anche gli infermieri per gli ospedali, c'è l'istruzione, con la formazione dei maestri e degli insegnanti. Senza dimenticare gli oratori. Soprattutto questi ultimi sono l'istituzione più sviluppata perché riesce a raggiungere molti bambini e famiglie in modo capillare. Nelle Ande più di 20.000 ragazzi ne fanno parte e per loro è un'occasione per giocare, cantare e organizzare assieme l'aiuto ai più poveri delle comunità. Ogni anno con un concorso vengono donati premi utili per le famiglie. Durante le vacanze scolastiche si organizzano campi per le forestazioni dove migliaia di alberi vengono piantati, e laboratori dove le bambine imparano a cucire e ricamare. Una delle scommesse più recenti è stata la costruzione di alcuni rifugi sulle Ande da parte dagli oratoriani più grandi. Ogni rifugio viene gestito dai giovani e tutto il ricavato è utilizzato per la costruzione, ad opera dei ragazzi stessi, delle case per le persone più povere.
E mentre per alcuni volontari il cammino ha portato anche alla scelta del sacerdozio, Padre Ugo, nel rendersi conto dello smarrimento materiale e morale di molti giovani, inizia ad accoglierne in casa alcuni e nel 1979 fonda la prima scuola-laboratorio di falegnameria e intaglio del legno (Taller). L'ispirazione gli viene dall'altare della sua chiesa di Chacas, opera del 1600 in stile coloniale, tutto da restaurare. Nascono così le scuole dove vengono accolti i ragazzi più poveri, ai quali è data l'opportunità di frequentare gratuitamente per cinque anni una scuola per apprendere un mestiere. Per i ragazzi ci sono la falegnameria, la scultura e l'intaglio del legno. Alle ragazze viene invece insegnata l'arte del lavoro a maglia, della tessitura e del ricamo. Terminata la scuola, le ragazze hanno la possibilità di entrare nella "Familia de Artesanos", una realtà cooperativa che permette loro di lavorare e vivere sulle Ande con lo stile di una famiglia, evitando di emigrare in città, dove troverebbero soltanto miseria e sfruttamento.
«Soprattutto per le donne - conclude Stefani - questo significa avere l'opportunità di contribuire alle necessità della propria famiglia e dei figli con un lavoro sicuro e creativo, mantenendo e sviluppando la sensibilità altruistica appresa durante la scuola. Infatti, ogni donna si fa promotrice dell'aiuto ai più poveri della propria comunità, regalando ancora il proprio tempo a chi ha più bisogno. Oggi esistono quattordici sedi di cooperative in Perù e una in Bolivia, che occupano circa 300 tra ragazze e donne. Per i lavori si utilizzano materiali locali, soprattutto lana di alpaca e di pecora, che vengono poi sapientemente elaborati in maglieria, tappeti e ricami usando tecniche antiche e moderne, con un lavoro completamente manuale. Alcuni dei filati sono prodotti ancora artigianalmente con il fuso e colorati con tinture naturali come mais, fiori, terre. Molti dei motivi decorativi delle opere sono tratti dalla tradizione andina dopo uno studio di testi e materiale locale. L'originalità di questi manufatti è stata impreziosita negli ultimi due anni anche con l'aiuto di uno stilista di San Vito di Leguzzano, Luigi Dall'Amico, che volontariamente ha messo a disposizione la sua esperienza nell'alta moda, a fianco di nomi come Valentino, Giorgio Armani e Gianfranco Ferrè, per produrre capi di abbigliamento esclusivi e originali».
Per valorizzare e far conoscere tutto questo lavoro, nel maggio scorso è stata organizzata un'esposizione nel prestigioso Palazzo Medici di Firenze. E una sfilata nel salone dei Cinquecento del fiorentino Palazzo Vecchio. Un'iniziativa che ha raccolto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei Ministeri degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, della Regione Toscana e del Consolato del Perù di Firenze. A Schio si è appunto voluto riportare tutto ciò con la mostra "Intrecci", conclusasi pochi giorni fa, anche per testimoniare un impegno che dura da anni con la presenza di tanti volontari vicentini dell'Operazione Mato Grosso, famiglie, giovani e sacerdoti, nelle zone di missione dell'America Latina. Un impegno che ora si potrà ancora toccare con mano fino all'imminente Natale.
nr. 44 anno XV del 4 dicembre 2010