La spesa della sanità veneta si aggira sugli 8 miliardi e 300 milioni di euro. Ma quanti di questi soldi vengono dati ai privati? In totale, in tutta la Regione, nel 2009 sono stati erogati 1 miliardo e 570 milioni per servizi sanitari, assistenza integrativa per protesi, rimborsi, consulenze, compensi, specialistica ambulatoriale e assistenza ospedaliera. Quest'ultima voce mette da sola in bilancio 578 milioni di euro, 300 milioni in più del 1998, quando l'intero capitolo di bilancio "privati" era di soli 547 milioni di euro. Il costo per l'acquisto delle giornate di ricovero convenzionate non è però distribuito equamente in tutta la regione. In Veneto, infatti, ci sono province come Vicenza che hanno pochissimi posti letto privati e province come Verona in cui una sola struttura privata ha più posto di un'intera Ulss. Un problema che però è relativo, secondo Roberto Mingardi, direttore sanitario di Villa Berica: «Non c'entra tanto il numero delle case di cura nelle singole province, l'importante è che ci sia un'integrazione tra pubblico e privato che possa dare risposte concrete alla gente».
Il dibattito sull'uso di strutture convenzionate è comunque annoso. C'è chi vorrebbe ridurle e chi tagliarle, ma nella realtà le varie ville e case di cura molto spesso sono indispensabili perché le Ulss non riescono a far fronte alla domanda dei cittadini. In questa sfera convivono però due Veneti. Uno che ha un'abbondanza di posti letto non pubblici, e l'altro che invece ne soffre la carenza. La provincia di Vicenza, assieme a quella di Padova, Treviso e Belluno, appartiene a questa seconda categoria, con cliniche presenti nel territorio in misura poco significativa. E se Venezia sta nel mezzo, la vera anomalia si registra nelle province di Rovigo e di Verona.
Il territorio provinciale veronese, ad esempio, conta oltre 900mila abitanti, contro quello vicentino di 866 mila abitanti, ma i posti letto "privati" sono cinque volte tanto quelli presenti nella provincia di Vicenza. All'interno del distretto socio-sanitario dell'Ulss 22 di Bussolengo - dove sono presenti quattro ospedali per acuti non ancora dismessi nonostante il piano di riorganizzazione del 2002 - c'è l'ospedale di Negrar, il Sacro Cuore don Calabria, che ha in struttura 465 posti letto, tanti quanti l'intera Ulss 4 dell'Alto Vicentino. Nelle restanti Ulss veronesi - la 20 di Verona e la 21 di Legnago - si trovano: Villa Santa Giuliana a Torricelle (90 posti letto); casa di cura Chierego e Perbellini, (50) e San Francesco, (45), entrambe in città; Santa Chiara a Quinto di Valpaltena (83 posti letto); Pederzoli a Peschiera del Garda (240); Villa Garda a Garda, (70). A Lavagno (bassa veronese) è poi già stato presentato il progetto del centro sanitario privato voluto da Don Luigi Verzè, presidente dell'ospedale S. Raffaele di Milano. Ma restiamo sull'esistente, su quei 1043 posti letto in una provincia che ha solo 40 mila abitanti in più del vicentino. Il numero, al confronto, balza agli occhi. In tutta la provincia di Vicenza esistono infatti solo 3 cliniche private e cioè Villa Berica (88 posti letto), Eretenia (75) e Villa Margherita (70), per un totale di 233 degenze disponibili. In queste condizioni il servizio pubblico arriva ad essere sovraccarico, tanto più che il principale ospedale della provincia, il San Bortolo, è il solo ad erogare determinate prestazioni. Ed è per questo che nella struttura cittadina arrivano molte più persone di quelle previste sulla scala territoriale di competenza. Nonostante questo, i fondi che provengono dalla Regione, vengono calcolati solo sulla base della popolazione residente nel distretto socio-sanitario. «Il problema vero di Vicenza è che l'Ulss 6 ha pochi abitanti, solo 330 mila, ed eroga prestazioni come se avesse 500 mila abitanti - spiega Claudio Rizzato, responsabile sanità per il PD - nel vicentino bisognerebbe invece riorganizzare tutte le Ulss e definire il territorio in 3 distretti: Bassano - Asiago, Alto Vicentino e Vicenza».