NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il vincitore del Premio Campiello Giovani racconta “Con lo stupore negli occhi”

di Laura Campagnolo

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CON LO STUPORE NEGLI OCCHI

Il tuo racconto, "Con lo stupore negli occhi", parla di relazioni sociali. Quali in particolare?

«Il mio racconto vuole essere espressione di tutte quelle relazioni sociali che si creano in un piccolo paese, e delle relazioni umane in generale. In particolare mi interessa il rapporto padre-figlio e marito-moglie. Ma soprattutto, le diverse sfumature che essi possono assumere in base all'ideologia che guida l'operato di una persona. Un altro tema che mi stava a cuore era il rapporto fra chi ha il potere e chi non ce l'ha, per mostrare come questa sia una situazione illusoria e destinata a crollare, se non addirittura a capovolgersi. Infine, l'ultimo tema che volevo affrontare, forse il più importante, riguarda la contrapposizione fra chi è in grado di vedere le situazioni di difficoltà delle altre persone e dunque aiutarle e chi invece non le vede, ma nonostante questo le giudica».

Qual è, dunque, "lo stupore negli occhi?"

«Lo "stupore negli occhi" è quello che ci prende quando capiamo di aver sbagliato tutto e di non poter più rimediare. Quello che ci prende di fronte alle storie della vita. Idealmente, vorrei che ogni lettore rimanesse "con lo stupore negli occhi", alla fine del racconto. Vorrei che si rendesse conto di cosa significa davvero vedere, aprire gli occhi e guardare con nuovo sguardo ciò che lo circonda. In qualche modo è anche lo sguardo che cerco di assumere io quando mi capita di pensare ad una nuova storia e cerco di raccontarla. È lo stupore che prende lo scrittore quando viene a conoscenza di una storia e capisce che deve essere raccontata, che non può sfuggirgli».

Qual è il tuo punto di vista sulle relazioni oggi?

«Le relazioni oggi sono, da un lato, molto semplici, molto ampie. Le nuove tecnologie ci hanno dato un modo di comunicare globale, quasi senza limiti. D'altro canto, esse hanno invece un limite molto grosso: la mancanza di reale contatto fra persona e persona. La nostra società in qualche modo facilita ma insieme complica le relazioni, sempre più intrappolate in una rete fatta di conformismo, atteggiamenti pattuiti fra le parti, silenzio. Le relazioni si evolvono insieme al mondo e divengono così a maglie larghe, senza quella profondità che poteva contraddistinguerle prima della rivoluzione tecnologica degli ultimi anni. D'altro canto, credo ancora nelle relazioni sincere. Credo soprattutto nelle "persone sincere", quelle che non vogliono rassegnarsi a rinchiudersi entro il loro guscio, ma al contrario si aprono al mondo e soprattutto agli altri».

La tua scrittura è stata definita personale, ma di alto livello. Ti riconosci in questa definizione della critica?

«Mi piacerebbe riconoscermi naturalmente! Il fatto che sia stata data da una giuria come quella del Campiello non può che farmi molto piacere! Dal canto mio, cerco sempre di esprimermi nel modo più personale possibile, rifuggendo da stili pre-impostati che non lascerebbero espressione alla mia voce. Cerco soprattutto di lasciare spazio ai miei personaggi, con i loro difetti, i loro pregi, il loro modo di pensare e di esprimersi. In qualche modo, non sono io a dar loro voce, ma sono loro che decidono di prestarmela. E vorrei che fosse questa molteplicità di voci, espressioni, idee a lasciare il segno nel mio modo di scrivere».

Quali altre passioni ha un ragazzo di vent'anni che ama la scrittura narrativa?

«Parecchie! Sono, ormai da molti anni, un atleta (400 ostacoli), perché nell'atletica ho trovato un altro efficacissimo modo per esprimersi, e insieme a quello ho trovato anche una "famiglia" pronta a sostenermi nei momenti buoni e soprattutto in quelli meno buoni. Amo leggere, e proprio la lettura è stata la molla e la palestra per cimentarmi nella scrittura. E poi, naturalmente, le cose di tutti i ragazzi di vent'anni: il cinema, la musica e gli amici».

Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?

«Al momento sto scrivendo un romanzo, ho deciso di provare a mettermi alla prova anche in una narrazione più vasta. Continuo poi a scrivere racconti e poesie. Progetti al momento non ce ne sono, voglio godermi il momento e continuare a scrivere, perché è quello che mi piace fare. Se poi arrivasse l'occasione giusta, in quel caso, chissà...!».

 

nr. 44 anno XV del 4 dicembre 2010

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