NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Carmen, la lirica fa tappa a Bassano

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Carmen, la lirica fa tappa a Bassano

La Callas era definita soprano drammatico di agilità.

F.R.: «Il soprano drammatico è la vocalità più lunga perché ha le corde vocali più lunghe e più duttili e si usano sia per gli acuti che per i toni gravi».

Sappiamo tutti della terribile crisi che vive la lirica in Italia e di quanto poco si faccia per diffonderla anche a livello scolastico. Negli altri paesi com'è la situazione?

F.R.: «Anche all'estero. Io sono direttore stabile a Sofia e anche lì tagliano perché lo Stato ha meno introiti. L'Austria è un po' un paradiso perché è più contenuta nelle spese, hanno 4 teatri e danno grandi titoli e pagano cachet più ridotti che sono calmierati».

Cioè anche i grossi nomi, in un posto prendono una cifra e a Vienna un'altra?

F.R.: «Se si vuole cantare o suonare in Austria, quelle sono le condizioni. Il problema sono le masse: le orchestre lavorano perché c'è giro di pubblico. Una delle soluzioni, secondo me, potrebbe essere la defiscalizzazione dei contributi privati: non pagare le tasse sui soldi donati per la cultura. Lo Stato, per lo spettacolo in genere, dà dei contributi, ma se ne riprende un terzo in tasse».

Le protagoniste di molte di queste opere sono spesso donne discusse o comunque discutibili per i canoni dell'epoca: cortigiane e zingare. Esercitavano molto fascino sul pubblico. In un'ipotetica nuova rinascita della lirica contemporanea, quali sarebbero le eroine che potrebbero attrarre e affascinare il pubblico?

Rinat Shaham: «Penso qualsiasi tipo di nuova minoranza, visto che ogni società ha minoranze differenti, ed è bene che vengano descritte nelle opere. Poi a me piace fare la zingara!».

Questa è una delle pochissime opere liriche in lingua francese. Come mai in altre nazioni europee che pure avevano una buona tradizione musicale come la Spagna o appunto la Francia non sono riuscite a diventare delle roccaforti della lirica come invece è stato per l'Italia e in parte per la Germania?

R.S.: «Ci sono molte altre opere francesi e "Carmen" è sicuramente quella più famosa e una delle più famose del mondo. L'italiano è un'ottima lingua, sia da parlare che da cantare perché è ricca di vocali e questo va bene per la voce. La mia lingua, l'ebraico, è parlata molto nel fondo della bocca, gratta in gola e questo non va bene per la voce».

Carmen è un'eroina che pone condizioni inderogabili, non è nemmeno soggetta a un barlume di redenzione come succede a Violetta in "Traviata", per esempio. Ci sono dei punti deboli più o meno nascosti in questo personaggio?

R.S.: «Carmen ha molti punti deboli, non è solo una donna di facili costumi è un essere umano».

Però sembra non avere paura di nulla.

R.S.: «Dipende da come la interpretano e la vogliono i registi, la si può fare in molti modi».

Molto spesso le attrici che interpretano dei ruoli femminili parlano quasi sempre di personaggi "forti" e quasi mai di donne fragili. È più impegnativo interpretare un carattere forte o uno fragile e sensibile?

R.S.: «Per me è più facile quello forte, perché io ho un carattere forte!».

Qual è il personaggio più difficile da interpretare per una voce della sua altezza di tono?

R.S.: «Non mi piace molto fare i ruoli maschili, come Cherubino per esempio, perché devo pensare a come muovermi eccetera».

 

nr. 44 anno XV del 4 dicembre 2010

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