NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Una polemica su un grave bombardamento su Recoaro alla fine della Guerra 1940/1945

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Una polemica su un grave bombardamento su Recoaro

Perché lei ha criticato il libro Bombs Away?

«Intanto nel nuovo testo non esiste alcuna bibliografia. Poi, la foto di copertina addottata come prova del bombardamento è stata scattata da un aereo ricognitore a bassa quota e alcune ore dopo. L'attacco, come dichiarato dai tedeschi, avvenne in picchiata e quindi a bassa quota, tanto che la contraerea tedesca non sparò un colpo e la sirena d'allarme suonò solo una manciata di secondi prima dello scoppio delle bombe. Visto l'esito a terra del bombardamento, il numero di bombe fu notevolmente inferiore e di diverso calibro dalle 134 da 226 kg dichiarate dagli americani. I tedeschi ne dichiararono una quarantina. Secondo me tra 50 e 60».

Quindi non è possibile che i bombardieri medi B-25 fossero sopra i cieli di Recoaro?

«No, perché impossibilitati a volare in picchiata e a poco più di 1.000 metri da terra in territorio montagnoso. Tutti gli autori dichiarano che gli aerei erano bimotori: per me invece cacciabombardieri probabilmente a carico alare come citano alcuni testimoni, forse P-38 o A26. Poi, non è possibile che da 3.200 metri, come dicono gli americani, i bombardieri medi centrassero l'obiettivo, un quadrato di 250 metri di lato, con una precisione del 99%. A Cassino gli stessi aerei ebbero una percentuale di successo del 30%! Di conseguenza non è possibile che i nove edifici presenti non siano stati interessati dalle 134 bombe pesanti lanciate: solo tre edifici risultarono infatti appena sbrecciati. Le fotografie dell'epoca sono documenti importanti, comprese le buche a terra di piccole bombe scoppiate nei prati vicini».

Lei sostiene anche che le foto delle bombe sull'obiettivo pubblicate dagli americani sono artefatte.

«Ritengo strano che gli americani abbiano desegretato una sola e vera fotografia: questa immagine dimostra che l'attacco avvenne da est verso ovest, e non da nord a sud come dichiarano gli americani. Inoltre, la foto ritrae lo scoppio delle bombe della prima squadriglia di sei caccia, scattata quasi sicuramente dall'aereo leader a non più di 1.400 metri d'altitudine. La foto ritrae lo scoppio simultaneo di poche bombe. Questo particolare svela che i bombardieri medi non c'entrano nulla in quanto il rilascio di 6-8 bombe dei B-25 avviene in verticale e colpisce sempre a macchia di leopardo e non a effetto contemporaneo. Un riscontro tecnico oggettivo inconciliabile con la foto».

Quali a suo parere gli altri elementi che non convincono?

«Le farfalle di sicurezza posteriori delle bombe sono cadute in contrada Benetti, a 600 metri di altitudine, come concordano tutti gli autori. Ciò è inconciliabile con la direzione degli aerei citati nel documento americano, cioè nord-sud: in questo caso le farfalle sarebbero dovute cadere a oltre due chilometri di distanza dalla contrada. Come dichiarano tutti i testimoni, molte bombe erano legate fra loro. Questo tipo di tecnica era usata per moltiplicare gli effetti al suolo, e in questo caso per non colpire il paese di Recoaro adiacente alle Fonti. Come affermano tutti gli anziani presenti alle Fonti e non, le tre squadriglie di 18 aerei passarono ad una manciata di secondi l'una dall'altra, e la terza non bombardò. Il testimone oculare Walter Abelli, allora maestro elementare nella frazione di Fongara, era seduto sullo strapiombo della cima del monte Spitz a 1.136 metri al momento del passaggio delle squadriglie: ha raccontato che l'aereo più interno della squadriglia passò orizzontalmente a non più di 80 metri. Abelli disse di aver addirittura incrociato gli occhi con il pilota, vedendolo chiaramente nella sua carlinga. L'unica che si può vedere bene è quella del P-38».

 

nr. 46 anno XV del 18 dicembre 2010

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