NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il difficile rapporto con la madre in “a nudo” di Diego Dalla Palma

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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Il difficile rapporto con la madre in “a nudo” di

La cognizione del dolore

Lo scrittore ha parlato del valore del dolore come strumento di conoscenza e del suo desiderio di suicidarsi e ha lodato la decisione del grande regista Mario Monicelli che, davanti al dolore e alla malattia irreparabili, ha preferito la scorciatoia del suicidio. «Il dolore - ha detto Diego - mi ha aiutato a vivere, a crescere, ad amare con affetto immediato le cose semplici, a evitare, per quanto è possibile, la superficialità, che spesso ho voluto, cercato e coltivato nel mio passato. La fama e la notorietà - ve lo dico con il cuore - non servono a niente. Ho fatto molte interviste televisive per la presentazione di questo libro e nessuno mi ha mai chiesto che concezione  io abbia della morte, che è un elemento portante e importante di questo libro. Io sono gioiosamente e luminosamente innamorato della morte ed io stesso sono il primo a stupirmi di questo fatto e cioè della mia passione per la morte. Dipende sicuramente dall'esperienza di quella notte quando, all'età di sei anni, sono entrato in coma e nello stesso tempo in una scia luminosa che mi ha fatto capire che comunque, indipendentemente dal credo religioso, c'è una soluzione positiva della vita. Quella notte per me è stata importante perché mi ha fatto amare ancora di più la vita. Io non ho la preoccupazione della morte, ma di diventare demente, di non essere più autosufficiente e di dover dipendere dagli altri. Di questo ho veramente grande paura, anzi questa è la mia unica paura».

 

La ricerca della morte

«In questo libro - ha continuato Dalla Palma - non parlo di bellezza o dei miei successi professionali, di ricette per ritardare le rughe o la vecchiaia, ma delle esperienze dolorose della mia vita, e di come ho trovato energia attraverso il dolore, la solitudine, il malessere legato al mio fisico che non mi piaceva, come le gambe magre e le mani segnate da malgaro. La mia fanciullezza e i miei Natali sono stati sempre tristi e solitari. Fa tanto scena che io dica che quando ero a Milano senza soldi mi sono prostituito oppure che ho tratto esperienza dagli aspetti più dolorosi e vergognosi della vita e mi piace raccontarli con un pizzico di distacco e di ironia? Questo ti fa star meglio e ti aiuta a invecchiare meglio. È difficilissimo invecchiare bene. Per questo descrivo il mio malessere, anche per il fatto che tutto questo non l'ho ancora risolto, o forse l'ho risolto solo in parte. Io oggi non sono un uomo forte, anzi mi sento fragile, ma un uomo che si è costruito un buon scudo di protezione. Parliamo del mio tentato suicidio. Non ero triste quel giorno, ma avevo sentito dentro di me un tale malessere che avevo deciso di farla finita con questa vita terrena. Ma prima del gesto fatale un mio amico mi ha consigliato di andare nei luoghi dove sono stato molto felice e molto infelice. "Quando ritorni - mi ha detto - ci troviamo e ti prometto che ti aiuterò". La cosa mi ha sconvolto e sono partito da Venezia con la mia macchina e con i vestiti più belli. Volevo morire da principe, gloriosamente come un eroe. Quel giorno - mi sono detto - dovrà essere spettacolare. Non ci crederete, ma io a Cefalù, ho avuto la certezza che il mio viaggio doveva ancora continuare».

 

nr. 46 anno XV del 18 dicembre 2010

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