NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La “vicentinità” e la montagna in un’antologia di quaranta poeti

Le composizioni riunite nella raccolta “A due passi dal cielo” sottolineano come nelle liriche vicentine il tema alpino sia rimasto da sempre fondamentale nelle nostre terre

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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La “vicentinità” e la montagna in un’antologia di

È già il nono anno che il prof. Antonio Capuzzo cura un'antologia di circa quaranta poeti vicentini che si cimentano su vari temi. Quello di quest'anno si è incentrato sulla montagna e le quaranta poesie di altrettanti poeti vicentini portano il titolo "A due passi dal cielo" (Editrice Veneta). Una lodevole iniziativa che ha avuto inizio nel 2003 con una raccolta di poesie vicentine sul tema "La vera e la falsa Eva", poesie sulla clonazione, seguita nel 2004 da "Il tempo segreto", poesie sulla notte, e da "Giardino incantato", poesie d'amore, da "Con affetto, città", poesie su Vicenza, del 2005, da "Per gioco", poesie sui bambini, del 2006, da "Prosit", poesie sul vino, del 2007, da "Altrove", poesie sul viaggio, del 2008, da "Sssh", poesie sul silenzio, del 2009.

 

La "vicentinità" e la montagna

«I vicentini - scrive Capuzzo - si sono sempre riferiti molto alla montagna, per il loro sentimento di "vicentinità": gli eroi, gli scrittori intorno a cui si è coltivato l'immaginario collettivo vicentino sono spesso vissuti o comunque cresciuti a contatto con la montagna. Alcuni degli eventi salienti della prima guerra mondiale che hanno provocato nei vicentini intense emozioni e senso di solidarietà (ancora oggi molto vive nella memoria collettiva) si sono svolti tra le montagne vicentine. Parlare della montagna in poesia, cioè parlare della realtà ma nello stesso tempo trasfigurandola profondamente, ha significato per i nostri autori parlare dei suoi paesaggi e del motivo segreto che li rende così speciali, o anche delle proprie esperienze in rapporto alla montagna come gite, vacanze, l'averci trascorso l'infanzia e l'abitarci tuttora».

 

Fiabe e leggende alpine

«Ha significato parlare - continua Capuzzo - della connotazione simbolica della montagna, che da millenni ce la fa percepire come posta fra la terra e il cielo e quindi come luogo sacro dove il divino (o la parte migliore di noi stessi) in qualche moda dimora e si manifesta, o dove dimorano diversi tipi di creature fantastiche, personificazioni di boschi, dei laghi, delle stesse montagne, da cui sono nate e nascono ancora fiabe e leggende di anguane, folletti, gnomi, giganti, figure dotate di significati simbolici inesauribili, o intere saghe come quella dei Fanes...

Una gita in montagna è come un pellegrinaggio a una tempio o a un santuario posto sulla cima, si fa in fondo per finalità simili: ritrovare un po' di senso di stabilità ed eternità simboleggiate dalla montagna, un po' di purezza sia ecologica sia morale ed interiore, per sentirci quasi come alpinisti che (forse a ragione) riteniamo siano particolarmente leali, onesti, tenaci...».

 

Paesaggi e solitudini

L'antologia incomincia con una lirica della decana delle poetesse vicentine Anisa Baba Bressan che innalza un inno alla montagna: «Grazie montagna / per gli angoli nascosti / per i viottoli sassosi / per le siepi spinose / che occhieggiano di rossi lamponi / per i giorni più buoni / per le sere amorose / guardando le stelle / più grandi lassù...». Segue una lirica "Monti pallidi" della poetessa bassanese Anna Francesca Basso che, in una segreta corrispondenza di stati d'animo e di paesaggio, mette in relazione la solitudine della montagna alla propria segretezza interiore: «nell'aria rarefatta / appare l'aspra / bellezza delle rocce / dai riflessi di rosa; // in forme mai uguali / tra il planare dei corvi / la montagna accoglie / la mia solitudine». Segue una lirica di grande commozione e trasporto poetico di Antonio Capuzzo che rievoca l'anima di Cristina, una vittima della montagna, un'anima che si libra al di sopra delle vette vertiginose e del loro silenzio: «Ora sei stella, / guardi dall'alto le cime, / le hai conquistate tutte, / roccia e neve e nomi di montagne / ti ricordano agli amici / perché tra compagni di cordata / l'amicizia rimane per sempre, // quando si cammina sopra strapiombi, / a due passi dalla morte».

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