(g. ar.) - Raccontare oggi quale è stata l'ideologia progettuale che negli Anni Cinquanta ha inventato il Villaggio del Sole è un po' come immaginare la teorizzazione della curiosità, molla peraltro che guida a grandi risultati. Basta assecondarla anziché opporle ostacoli trasversali.
Sia come sia, quel gruppone di edifici strani e ondulati creati ai piedi della collinetta di Monte Crocetta, oltre a rimanere ancora oggi una realtà ben visibile è sempre ben saldamente posizionato a dimostrare come sarebbe ancora possibile conciliare elementi anche contradditori. Cemento e territorio, edilizia non ricca e soluzioni futuristiche, esigenze abitative moderne e servizi per renderle realtà.
Si potrebbe continuare molto a lungo perché è un fatto che il Villaggio del Sole sia stato e rimanga un unicum particolarissimo nel quadro delle soluzioni urbanistiche, al punto che dopo passi anche incerti, dopo la sensazione per il semplice fatto che una volta costruito veniva ad occupare uno spazio importante rispetto ad una delle zone di verde della città, trovò non a caso spazio nei libri di architettura. Forse non allo stesso modo è stato trattato il villaggetto dall'altra parte dello stradone.
Dipese probabilmente dal fatto che un sistema di case unifamiliari o comunque di dimensione ridotta, non poteva esercitare lo stesso impatto e la stessa sensazione, ma senza tuttavia dover gettare nell'ombra il significato di una soluzione abitativa a costi non altissimi che si realizzava mentre in qualsiasi altra zona della città scegliere la casetta con taverna giardinetto e garage sarebbe stato assai più impegnativo per il committente e avrebbe trovato altri livelli di prezzo una volta intavolata la trattativa col costruttore.
Ora esce questo libro (Villaggio del Sole, un quartiere d'autore) che si accoda ad altre due opere già pubblicate dall'Associazione Villaggio Insieme per completare un quadro narrativo molto interessante e di appeal immediato. Certo, non tutto brilla anche se pare oro, ma è certo che il significato di questa piccola eppure significativa fetta di Vicenza urbanizzata mantiene quella sua capacità di suscitare curiosità per cui fece sensazione anche tra gli addetti ai lavori in tutta Italia.
Niente a che vedere con le periferie dormitorio delle grandi città, ma anche poco da spartire con quelle decine e decine di gruppi residenziali senza colore e senza identità che l'edilizia comune o anche agevolata ha appioppato a Vicenza negli ultimi quarant'anni.