NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Non solo foto, ma anche liriche nel nuovo libro di Tommaso Cevese

di Gianni Giolo
giolo.giovanni@tiscali.it

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Non solo foto, ma anche liriche nel nuovo libro di

L'apocalisse dello sterminio

È impossibile commentare le stupende liriche legate alle immagini di struggenti colori di questo libro unico nel suo genere nella nostra letteratura. Ci limitiamo solo a qualche notazione riguardante il commento di una stella di Davide che si innalza sopra un lager sotto un cielo cupo e foriero di tempesta: «Silenzi / nell'apocalisse dello sterminio / del male assoluto / che ha nullificato / aspettando un Dio / assente e muto. / Nel dolore del cuore / silenzi / all'addio d'un affetto profondo / nel vuoto di una solitudine immensa / al pensiero di un vano rimpianto. / Silenzi / nell'urlo strozzato di fame / nella sofferenza del rifiuto / di una malattia senza scampo / d'un senso di colpa celato». Il tema della Shoah viene visto dal poeta sotto l'aspetto del silenzio, perché i dolori assoluti esigono solo il pudore del silenzio e dell'immensa solitudine non solo dell'uomo ma anche di Dio, perché lo sterminio non è solo uno strazio dell'uomo sull'uomo, ma anche di Dio, "assente e muto", come dice Cevese, e come ci ha insegnato Elie Wiesel. Una tragedia dell'uomo, ma anche di Dio che, come ha scritto Hans Jonas, è un Dio che nasconde il suo volto per non vedere il male o l'innocente che soffre ingiustamente. Nei lager nazisti si è ripetuta la storia di Giobbe e della sua "malattia senza scampo", che è la storia di un rifiuto dell'uomo e di Dio.

 

Profili di Monti

L'anima candida di Tommaso è innamorata dei silenzi della natura e in particolare delle montagne con le nubi, i boschi e le valli. C'è una bellissima foto che ritrae le cime ondulate dei monti in un tramonto sereno e rosseggiante che fluttuano come in un mare di onde e di nubi in perenne movimento: «Profuma il ciclamino / punteggia di rosa l'umida ombra. /Una sottile pioggia garbata / diffonde l'odore dell'erba bagnata. / Ascolto. / Nel silenzio d'un bosco raccolto / pare piangere il cielo sommesso / di un crepitio sempre nuovo e diverso. / Tra ricami intrecciati di fronde / filtrano gocce di nuvole nere / bagna la pioggia il mio cuore / di lacrime vere. / S'alza a un tratto / la voce del vento / un azzurro sempre più terso / si staglia su cime lontane. / Irrompe il sereno / brillano i prati / gocce di smeraldo lucenti / orlano felci assolate. / Giocano nelle valli le nebbie / a svelare profili di monti / a rincorrersi come onde di mari agitati».

 

Un altro mondo

«Cevese - scrive il prof. Mario Richter - riesce a penetrare nei più reconditi recessi delle immagini naturali, consegnando alla nostra vista una realtà che sembra sottrarsi alla realtà, conducendoci in un mondo che sembra essere un altro mondo, simile a certe visioni alle quali solo i sogni più privilegiati ci consentono talvolta di accedere. Sono visioni via via accompagnate dalla parola poetica, che si affida a una serie di ritmi dall'apparenza abituale, ma che nello stesso tempo si discostano dalla norma inserendo l'osservatore-lettore, in un'atmosfera fatta di suggestivi accordi di natura musicale. L'uso ricorrente delle frasi nominali assicura alle cose visibili una loro distanza, un'oggettività suscettibile di contemplazione. Persino alcuni resoconti di vita familiare, si solito così difficilmente poetizzabili, assurgono agli incanti di questa distanza, di questa particolare magica atmosfera».

 

nr. 02 anno XVI del 22 gennaio 2011

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