NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La rassegna “Il senso dell’ordine” propone due giovani artisti ad AB23

di Resy Amaglio

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La rassegna “Il senso dell’ordine” propone due gio

Con Maria Elisabetta Novello il discorso di sposta su un asse parallelo, la materia, per il cui tramite spazio e tempo vengono coinvolti in un iter creativo particolare, leggibile quale richiamo tanto al significato storico della chiesa medievale quanto alla realtà contemporanea espressa dal contenitore.

I suoi Paesaggi di cenere immersi nel silenzio prendono forma all'interno di teche di plexiglass pesantemente sigillate da sbarre di ferro e appese alle pareti, talora in sequenza. Per effetto delle leggere variazioni del grigio, le microarchitetture in dialogo sommesso con le strutture preesistenti assumono però allo sguardo valenze inaspettate, legandosi assai più che allo spazio ad uno specifico concetto di tempo. Si direbbe infatti che l'artista rifletta e operi soprattutto attorno a una personale idea dell'usura delle cose, di cui crea metafore visive rielaborate in chiave estetica quanto pensosa. C'è qualcosa di ascetico nell'impegno con cui produce opere monocordi al limite della monotonia, e che monotone riescono a non essere per la strana suggestione nascosta tra le sfumature polverose del sedimento materico. Sicché le teche sembrano custodire, calcinati in trasparenza, misteriosi brandelli di ziqqurat sotto i quali è dato immaginare entità inconoscibili. Né mancano accenti di un certo lirismo a queste opere fondate sopra una concezione scarna e rigorosa della materia stessa, che evolve nell'ineluttabile stretta di un processo di consunzione.

Alle cellule di deserto dalla vita segreta fanno riscontro le trame del tappeto in bustine tridimensionali posto all'interno del contenitore, dove le scansioni dei grigi marcano le peculiarità del disegno: un momento di totale modernità, che ancora è un invito a cogliere il legame ordinativo che suggella insieme differenti aspetti della creazione d'arte.

Ovviamente Fato e la Novello si avvalgono di mezzi, sia d'indagine che di rappresentazione, appartenenti al presente: ma attraverso una tecnica fortemente interiorizzata adeguano strumenti moderni alla propria sensibilità, con esiti sostanzialmente convincenti.

Al di là dell'eleganza concettuale dell'allestimento, i due artisti lasciano agevolmente trasparire le note pittoriche che caratterizzano il loro operato; l'uno maggiormente interessato agli effetti cromatici, l'altra assai attenta alle potenzialità della materia, tuttavia egualmente abili e accorti, affinché l'impostazione minimale delle loro realizzazioni non le appiattisca nel nulla e dal "vuoto" variamente ripensato esca invece una visibile, e vivibile, realtà artisticamente significativa.

Come sovente accade ai giovani artisti, le intenzioni possono risultare più numerose delle realizzazioni idonee a dimostrarne il senso: ma il tempo corre a loro favore.

La mostra è corredata di catalogo, con un dotto saggio della curatrice, che oltre ad introdurre efficacemente un'esposizione semplice soltanto in apparenza, è un'autentica sollecitazione a rileggere un'intera biblioteca critica, con speciale riguardo a forme d'arte di non facile decifrazione.

 

nr. 03 anno XVI del 29 gennaio 2011

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