(g. ar. ) - Nel primo numero dell'anno di La Domenica di Vicenza abbiamo parlato diffusamente del nuovo ufficio turistico dell'Alto Vicentino, siglato IAT, al quale otto Comuni più Proloco, Provincia, VicenzaÈ e Comunità Montana Leogra-Timonchio attribuiscono una notevole importanza per la diffusione di quella cultura del turismo e dell'investimento in turismo che una zona prevalentemente industriale artigianale come quella del nord vicentino ancora non possiede. Risottolineiamo qui a scanso di equivoci che gli otto Comuni (Malo, Monte di Malo, Piovene Rocchette, San Vito di Leguzzano, Santorso, Schio, Torrebelvicino, Valli del Pasubio) in realtà sono sette perché Malo ha pensato bene di aderire prima all'accordo-sigla firmato a Palazzo Nievo decidendo però nei mesi successivi una sua politica del turismo fai-da-te che l'ha portato ad aprire un punto fisso a pianterreno di Palazzo Morandi dove ha sede la Casabianca di Giobatta
Meneguzzo. Oggi ritorniamo sull'argomento per qualche precisazione utile in più, ma anche per verificare con il parere del direttore di VicenzaÈ Vladimiro Riva che questo spezzatino prodotto appunto da Malo non solo non toglie nulla all'operazione principale che è quella sancita dagli accordi dello scorso aprile, ma pone seriamente sul piatto del futuro l'ipotesi non così peregrina che alla fine tutto venga saggiamente ricomposto sotto l'unico cartello generale e questo perché il turno dell'Alto Vicentino è poco meno che un pensiero, un'intuizione: per quanto affascini ipotizzare che il grande patrimonio di archeologia industriale sappia attirare visitatori e crei quindi i presupposti per un vero turismo, seppur di nicchia e specializzato, che aggiungerebbe al territorio altre ipotesi anche economicamente interessanti. È lo stesso direttore di VicenzaÈ che rispondendo ad una nostra domanda dice che la prospettiva "più intelligente" pensabile in un futuro molto vicino è quello di un rientro di Malo armi e bagagli nello IAT. L'ufficio ora aperto in alternativa può sempre funzionare come distributore di qualche informazione. Oppure di opuscoli e mappe descrittive dei luoghi maladensi di maggiore interesse. Nessuno può avere un serio interesse ad una cultura, pensata ed attuata a rate, spezzata, resa provvisoria e incerta quando il territorio al quale si rivolge e dal quale trae radici è così precisamente uniforme e omogenea. Il fai-da-te normalmente dura poco, meglio evitare a questa operazione così interessante traumi di qualsiasi natura.
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