NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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“Venezia città aperta”: un saggio dello storico Andrea Zannini

di Mario Bagnara
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“Venezia città aperta”: un saggio dello storico An

ATTUALITÀ DELLA POLITICA MIGRATORIA VENEZIANA

Evidente quindi la grande attualità di questa visione dei problemi migratori, oggi troppo spesso strumentalizzati a livello partitico, anche se, come precisa Zannini, ogni realtà di migrazione è diversa, da collocare quindi nel tempo specifico e da gestire ispirandosi sì alla passata esperienza di "apertura" veneziana, ma tenendo ben presenti le differenze etniche e sociali, da considerare attentamente senza "barriere ideologiche", ma con intelligenza e senso pratico.

Molto chiara e giuridicamente equilibrata la politica migratoria della Serenissima già nel Trecento e Quattrocento, nel pieno rispetto dei diritti, o privilegi, dei cittadini veneziani, sia quelli di antica tradizione, cioè gli "originari", sia gli stranieri che venivano parificati ad essi, i cittadini de intus e de intus et extra.

A VENEZIA IL 15/20% DI STRANIERI

A Venezia si andarono così formando nutrite comunità di "stranieri", in particolare di greci, dalmati, albanesi, armeni, tedeschi, e, distribuiti in aree cittadine ben definite, di turchi e di ebrei, "ghettizzati" sì soprattutto questi ultimi, ma protetti, tanto da essere invidiati, come ha osservato Rocchetta nel suo intervento di apprezzamento del volume. Ad essi si aggiunsero, con ritmo crescente soprattutto dopo le crisi epidemiche cinque-secentesche che raggiunsero percentuali di morti elevatissime (30/40% degli abitanti di Venezia) i numerosi italiani sudditi e non di San Marco (trentini, bergamaschi, lombardi, svizzeri dei cantoni italofoni, bellunesi, friulani, lucchesi, fiorentini e meridionali), autorizzati o costretti, non senza contrasti, ad aggregarsi a specifiche corporazioni di mestiere o a confraternite assistenziali.

Il volume offre così un quadro storico di particolare rilevanza dal punto di vista economico-sociale, religioso, culturale ed etnico-linguistico. Tra i vari problemi posti via via con urgenti e frequenti interventi autoritari di limitazione o addirittura di espulsione da parte dei Provveditori alla Sanità anche il fenomeno della mendicità, aggravato in occasione di crisi economiche o epidemiche, a partire soprattutto dalla prima metà del ‘500 (1537-1539, 1574, 1578, 1580, 1583 e 1593).

ESEMPLARE PRAMMATISMO VENEZIANO

Esemplare quindi, secondo la valutazione espressa anche da Livi Bacci, questo prammatismo veneziano in una metropoli che, dopo aver raggiunto nel 1422 la quota massima di 199.000 abitanti, anche nell'ultimo secolo della sua oligarchia patrizia, detentrice del potere politico e della mercatura, riuscì a mantenere in vigore il principio di "venezianità" come «criterio fondante dello Stato marciano, per cui - sintetizza in conclusione Zannini - il governo della Repubblica rimase in mano alla sola aristocrazia lagunare e i ruoli cruciali nell'amministrazione pubblica rimasero appannaggio dei cittadini originari. Sta riassunta in questa apparente contraddizione - la chiusura dello Stato nella mani dei veneziani e contemporaneamente una grande apertura verso gli stranieri - buona parte della storia della Serenissima».

Risulta quindi ben chiaro quanto questa esperienza passata veneziana assuma oggi un significato profondamente attuale, anche perché rischiano di apparire xenofobi proprio coloro che dichiarano di ispirarsi alla politica della Serenissima. Proprio per questo il volume di Zannini che, pur nella scientificità di un'accurata ricerca storica, è di accattivante lettura per tutti, dovrebbe essere particolarmente meditato dai nostri responsabili politici locali, regionali, nazionali ed europei.

 

nr. 04 anno XVI del 5 febbraio 2011

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