NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Accolta senza eccessivo entusiasmo
la notizia del ponte veronese per Rumor

di Giuseppe Brugnoli

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Accolta senza eccessivo entusiasmo<BR>
la notizia

Si può comunque essere sicuri che chi aveva proposto, voluto e realizzato questa dedicazione non aveva pensato a coincidenze con altre figure di personaggi che caratterizzano il momento politico attuale, ma è un fatto che il confronto va tutto a favore di chi è scomparso più di venti anni fa, mentre si può ritenere che la cerimonia di dedicazione non sia stata celebrata con particolare solennità proprio per evitare paragoni imbarazzanti, e che quindi l'invito alla fredda giornata del 22 gennaio sulla fredda riva dell'Adige, nella periferica e ventosa località Pestrino dove sorge l'ultimo ponte cittadino prima che l'Adige si inoltri della bassa veronese, sia stato per ragioni di freddezza quasi istituzionale riservato a pochi intimi.

Sarebbe quindi ingeneroso fare l'elenco delle autorità e personalità presenti, che stanno tutte sulle dita di una mano e che appartengono quasi totalmente alla categoria dei "per grazia ricevuta". Sarebbe certo molto più interessante elencare coloro che non c'erano, e che magari sono stati molto più beneficati da Mariano Rumor dei presenti, ma il fatto è che probabilmente si è ritenuto di non suonare la grancassa e di non annunciare ai quattro venti l'inaugurazione, tenendo così lontano dal vecchio ponte del Pestrino, la località campestre da cui fino a ieri prendeva il nome, ora rifatto e inaugurato, molta gente che avrebbe ricordato volentieri insieme ad altri nostalgici il buon Mariano.

A chi l'ha conosciuto e apprezzato è comunque piaciuto che egli sia ricordato, anche se in una modesta targa persa all'estrema periferia di Verona, sia come "politico veneto" che come "statista". Chi scrive queste righe ebbe un tempo, a motivo del proprio incarico, qualche frequentazione con Mariano Rumor,  sia quando era presidente del Consiglio, e scendeva a Ponte Pusterla, (che Vicenza avrebbe potuto degnamente dedicargli, perché il suo toponimo ricorda un antico manufatto che non c'è più e fa pari con il "Pestrino" veronese), sia quando aveva cessato le sue funzioni ufficiali. Una volta, chiudendo un colloquio abbastanza ampio e che rievocò momenti di tensione e di sofferenza, cosa davvero insolita in una persona controllata come Rumor, egli ebbe a dire: «Io rimarrò nella storia italiana per due realizzazioni durante il mio mandato di presidente del Consiglio: il trattato di Osimo e lo statuto dei lavoratori». Poco dopo, quando si aprirono i confini tra Italia e Jugoslavia e la nuova Slovenia ebbe il suo posto nell'Europa non più chiusa, il trattato di Osimo, che per la prima volta aveva aperto coraggiosamente una finestra sull'Europa orientale, perse ogni sua validità. Quanto allo statuto dei lavoratori, sembrava per allora una solenne ripetizione dei diritti assicurati da una Costituzione che si apre affermando come primo tra i suoi principi fondamentali che «l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro». Dopo aver compiuto quarant'anni l'anno scorso, lo statuto dei lavoratori portato avanti dall'allora ministro del lavoro, il socialista Brodolini, e minacciato ora di abrogazione da un altro ministro di estrazione socialista, Sacconi, appare oggi, successivamente alle vicende della nuova dottrina proclamata da Marchionne e alle minacce ai contratti nazionali, come un documento che fino a ieri poteva sembrare pleonastico e che invece è di estrema e capitale importanza per la salvaguardia di un mondo messo in grave pericolo di degrado.

 

nr. 04 anno XVI del 5 febbraio 2011

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