NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Sempre meno nomadi: ora hanno una casa ed un lavoro

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Sempre meno nomadi: ora hanno una casa ed un lavor

Il dibattito sulla condizione nomade e sui campi cittadini interessa anche la politica locale. C'è interesse da parte dei nomadi per un alloggio stanziale? Come giudica la situazione attuale dei campi nomadi a Vicenza?

Francesco Rucco, consigliere comunale PdL: «Non mi sembra che ci sia da parte dei nomadi di Vicenza la volontà di ricercare un alloggio stanziale che consenta loro un vero e proprio inserimento sociale nella nostra società. La situazione dei campi nomadi è visibile a tutti. Versano in uno stato di degrado inaccettabile. Andrebbero chiusi immediatamente per ragioni igienico sanitarie. Occorre ripensare ad un nuovo campo nomadi in una zona periferica della città (ad es. Vicenza Nord) a condizione che i nomadi che vi vogliono vivere accettino le regole di convivenza civile esistenti per ogni cittadino, dandosi da fare per trovare un lavoro regolare».

Cinzia Bottene, consigliere comunale No Dal Molin: «Si può affermare che oggi non esistano più i nomadi, poiché sia i sinti che i rom sono pressoché stanziali e lo spostamento delle famiglie è solo la conseguenza di regolamenti comunali che disattendono le direttive regionali ed europee sulla tutela di queste minoranze, non prevedendo piazzole per la loro stabile permanenza.

Vanno, invece, fatti dei distinguo se come alloggio stanziale si intende una casa in muratura: i rom vengono da una cultura di dimora in case stabili (almeno quelli slavi) e pertanto vorrebbero poter avere un alloggio che sia tale, i sinti invece preferiscono spazi più aperti e di conseguenza i loro alloggi stanziali (così come recepito dalle leggi europee) sono le microaree con le case mobili.»

Ciro Asproso, consigliere comunale Verdi: «Come ho già avuto modo di dire in passato, quella dei campi nomadi è un'anomalia tutta italiana, non più tollerabile dal punto di vista umanitario ed estremamente pericolosa sul fronte della devianza poiché in essi, si creano delle vere e proprie sacche di emarginazione, difficilmente controllabili. Quanto al contesto vicentino, è noto a tutti che la situazione è divenuta intollerabile, ma non essendo un tema che genera consenso - semmai suscita reazioni razziste - si preferisce accantonarlo. La gran parte dei Rom e Sinti presenti nella nostra città sono da tempo stanziali e si tratta di vicentini a tutti gli effetti, anche per l'anagrafe. Senza alcun dubbio alcuni di loro sarebbero interessati ad un alloggio permanente, ma è necessario avviare un progetto d'inserimento specifico, appositamente gestito.»

I campi nomadi della città presentano una serie di problematiche che li rendono irregolari. Si è più fatto niente per risolvere queste anomalie?

Rucco: «Le irregolarità dei campi nomadi attuali sono assolutamente gravi. Questa amministrazione comunale attendeva l'aiuto dallo Stato al fine di ricevere risorse finanziare per poter sistemare le attuali aree che insistono in zone a rischio esondazioni, che vanno -per questo motivo- abbandonate immediatamente.»

Bottene: «Bisogna distinguere innanzitutto, tra aree comunali e private. Quelle comunali presentano diverse problematiche, sia per quanto riguarda il sovraffollamento, sia sotto il profilo igienico sanitario per la presenza di servizi vecchi, fatiscenti e insufficienti. Già la scorsa estate l'Amministrazione doveva dare il via ad un progetto di sistemazione e messa in sicurezza ma poi tutto si è bloccato. Per dare una risposta al problema dell'abitazione sarebbe meglio dare attuazione alle microaree, così come previsto dal progetto "In Cammino". Questo permetterebbe di risolvere anche le problematiche sociali legate ai campi nomadi. Diverso il discorso per i campi nomadi privati che trovandosi spesso in zone agricole devono sottostare a norme edilizio-urbanistiche vincolanti».

Asproso: «Si tratta di aree notoriamente sovraffollate, in cui le condizioni igieniche sono al limite della vivibilità e dove il contesto ambientale è fortemente degradato, specie nel caso di Viale Cricoli. D'altro canto non bisogna dimenticare che questi campi nascono nella logica dell'emergenza, la quale andrebbe progressivamente superata attraverso inserimenti graduali e programmi mirati, ma come spesso accade in Italia, nulla è più duraturo delle soluzioni provvisorie. In occasione del PAT si era ipotizzato la creazione di micro-aree per famiglie allargate e progetti di auto-costruzione, sull'esempio di Padova. Lega e PdL hanno subito orchestrato una campagna allarmistica facendo leva sulle paure della popolazione e Variati, ha fatto prontamente marcia indietro. In questo modo i problemi non si risolvono, al più si aggravano, ma la Politica ha rinunciato da tempo a progettare il futuro, limitandosi a gestire un presente senza più speranze».

Come giudica il fenomeno del nomadismo in città? È sotto controllo? Quanti sono i rom e i sinti presenti sul territorio?

Rucco: «Il fenomeno del nomadismo in città ha radici storiche lontane, i nomadi non si sono mai voluti inserire veramente nonostante gli sforzi continui dei Servizi Sociali reiterati negli anni passati. Non ritengo che il fenomeno sia sotto controllo ed il fatto stesso che i nomadi siano spesso protagonisti di furti o truffe lo dimostra. La tolleranza dimostrata da questa Amministrazione Comunale verso il campo nomadi abusivo di Strada Nicolosi dimostra che non c'è la volontà di risolvere il problema alla radice impedendo il prolificare di nuovi campi nomadi abusivi. Agli slogan cui siamo abituati dal Sindaco Variati non seguono fatti concreti».

Bottene: «La risposta al "fenomeno nomadismo", per persone presenti sul nostro territorio da decenni e spesso nate nella nostra città, non può che passare attraverso una reale integrazione, che significa piena acquisizione di diritti e di doveri, al pari di ogni altro vicentino. Per far questo serve lavorare soprattutto sui bambini e sulle generazioni più giovani. Purtroppo, al contrario, si assiste ad una continua strumentalizzazione e al tentativo di ridurre il problema solo in un ambito delinquenziale. A Vicenza risiedono, tra sinti e rom, 264 persone, circa 45 famiglie».

Asproso: «Fortunatamente la situazione non è allarmante e non si registrano episodi gravi di intolleranza o conflittualità sociale. Tuttavia, il tema del nomadismo andrebbe affrontato partendo dal riconoscimento dello status di minoranza etnica e linguistica, avviando una collaborazione stabile con L'Opera Nomadi e promuovendo delle serie politiche di integrazione, a partire dalle giovani generazioni. Come dicevo all'inizio, quando si blatera di espulsioni e di "linea dura" si finge di non sapere che la stragrande maggioranza dei nomadi, presenti nel nostro territorio, è costituita da cittadini italiani con diritti e doveri pari a quelli di noi tutti».

nr. 04 anno XVI del 5 febbraio 2011

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