NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Noi dovremmo visitare, non navigare

Nonostante a Vicenza funzioni il “paper work” ossia l’obbligo per i medici di inviare on line i certificati di malattia, è alta la insoddisfazione

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Noi dovremmo visitare, non navigare

Ha scritto Marcel Proust: «Gran parte di quello che i medici sanno è insegnato loro dai malati».

Un'affermazione che, inseguito ai cambiamenti in ambito medico voluti dal Ministro Brunetta, acquista nuovi significati. Se lo scrittore francese, infatti, voleva sottolineare la sfaccettatura più umana del rapporto medico- paziente, le semplificazioni in materia di certificati medici hanno in parte rovesciato l'onere di una delle grandi malattie del sistema sanitario nazionale: la burocrazia.

Con l'avvento di internet negli studi medici, il "paper work" ossia: certificati, ricette, insomma carte, è passato a carico dei medici.

Niente più file con una ricetta o un certificato per l'Inps in mano, basta un click da parte del medico, munito dell'apposito programma fornito dal Ministero, ed il gioco è fatto; una soluzione, almeno sulla carta, facile e veloce.

Com'è noto, però, ogni medaglia possiede due facce. Quello della burocrazia, sembra un gioco a somma zero, dove non si produce valore, in questo caso semplificazione, ma si sposta solo il carico da un partecipante all'altro.

Sindacati e associazioni mediche, che pur hanno accettato quanto proposto dal Ministro, vivono in questo periodo uno stato di perenne tensione, perché a una consistente parte del mondo medico le innovazioni del ministro Brunetta non piacciono.

Troppo, a detta di molti, il tempo sottratto ai pazienti in favore degli oneri burocratici, troppo severe (si arriva fino al licenziamento) le sanzioni per chi non si mette in pari con le nuove norme.

C'era, nascosta tra le pieghe del tempo, la figura del mite medico di campagna, l'uomo di scienza pronto ad ascoltare prima che curare, c'era e, forse non c'è più, spazzata via dall'era digitale.

In alcuni siti specializzati e rivolti proprio ai medici, infatti, i camici bianchi si lasciano andare in commenti tutt'altro che bonari verso i cambiamenti e il ministro che li ha ideati. Scrive il dott. Nicolino (nome fittizio, per ragioni di privacy): «Male, molto male!!! Io resto al cartaceo e sto al servizio del paziente e non alle follie di un ministro».

«Oggi il cervellone informatico non ha funzionato - scrive un altro medico - non posso litigare con un paziente per questi disguidi informatici».

Vito (altro nome fittizio) scrive: «Mi hanno rotto con questi certificati, oggi il sistema si è impallato due volte, sono dovuto uscire due ore dopo dallo studio, senza contare i tempi di attesa per i pazienti».

Insomma, a sentir loro, i medici, non c'è da stare allegri.

Lungo lo stivale l'insoddisfazione degli uomini in stetoscopio cresce, tanto più che solo 56% dei medici di famiglia riesce a inviare più dell' 80% dei certificati.

A Vicenza e più in generale nel Veneto le cose sembrano andare meglio, visto che solo una settimana fa lo stesso ministero del Servizio pubblico, nel rileggere i dati raccolti in tutta Italia faceva un plauso ai medici della città, ormai tutti passati al sistema informatico.

«Diciamo che i medici di Vicenza - dichiara il dott. Michele Valente [foto], presidente dell'ordine dei medici di Vicenza - si sono ben adeguati, di tasca loro, alle novità. Il 97-98% è già passato, come è stato notato da Roma, alla certificazione online. Certo ci sono ancora delle criticità. In particolare, va detto, che il server TTS per i certificati si blocca spesso, costringendo il medico a ripetere l'operazione più volte e, nel caso non fosse possibile risolvere in tempi brevi il problema, deve segnalare sul foglio cartaceo l'impossibilità di utilizzare il sistema. Tutto ciò provoca perdite di tempo con i pazienti. Inoltre, c'è il problema delle sanzioni paventate dal Ministro Brunetta e che spaventano un po', ma queste sono solo per casi eccezionali, sono cioè rivolte a chi proprio non si adegua, cioè a chi non prova nemmeno a garantire il servizio».

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