NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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In un nuovo spazio espositivo la collezione di sculture di Quagliato

È stato ricavato a Palazzo Thiene, sede storica della Banca Popolare di Vicenza, e raccoglie in collezione permanente le opere che il nostro artista vicentino ha donato all’istituto di credito

di Resy Amaglio

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In un nuovo spazio espositivo la collezione di scu

Un nuovo spazio espositivo si aggiunge a quelli esistenti da tempo nelle splendide soffitte palladiane di Palazzo Thiene sede storica della Banca Popolare di Vicenza.

Vi sono allocate in esposizione permanente le sculture donate di recente all'Istituto da uno dei più noti e stimati artisti della nostra città, Nereo Quagliato. Per la prima volta le opere di un autore vivente e ancora in piena attività entrano a far parte di una collezione attraverso la quale la Banca ha costantemente mostrato la specificità della propria politica in campo culturale, interessata a produzioni che sotto diversi aspetti diano testimonianza "dell'altra ricchezza" della terra veneta. Nel settore della scultura il corpus di opere collezionate è ormai consistente, da Orazio Marinali, il quale nel passaggio dal Seicento al Settecento ha firmato nella nostra provincia creazioni di peculiare valore, al pieno Novecento di Arturo Martini, presente con una pregevole raccolta di creazioni di piccole dimensioni.

Oggi l'attenzione si rivolge a un artista dei nostri giorni. A rappresentare l'ultimo Novecento è uno scultore di vasta reputazione che rientra perfettamente in queste tradizioni: il suo operato si fonda infatti sopra una cultura fortemente caratterizzata dalla fedeltà a canoni dominati dalla figura umana quale parametro irrinunciabile dell'espressione d'arte.

Nereo Quagliato, autodidatta, esordisce nei primi anni Sessanta su una scena che appartiene a maestri indiscussi, Marini, Manzù, Minguzzi, e dove sono ancora percettibili gli echi del rapporto dialettico che per decenni ha impegnato la scultura italiana nel confronto con la personalità di Arturo Martini, scomparso nel 1947.

Sta però sorgendo un tempo nuovo, di ripensamenti problematici e di conflitti destinati a sfociare nell'evoluzione traumatica che trasformerà radicalmente, anche nel nostro Paese, il linguaggio artistico contemporaneo.

Il giovane scultore vicentino avverte i mutati umori, ma non aderisce a posizioni critiche di cui non condivide le ragioni né le soluzioni prospettate. Lunghi soggiorni in Germania e Negli Stati Uniti gli danno modo di arricchire l'esperienza di vita e lavoro, approfondendo la conoscenza di quanto accade in patria e altrove. Non si volge tuttavia a ricerche esasperate. Vuole, per sé, un compito coerente al concetto di umanità e cultura che gli è congeniale, per costruire la propria arte in maniera consona alle lezioni del passato e nel solco di una contemporaneità lontana da contraddizioni violente, ma attenta, piuttosto, alle istanze dell'armonia e ad una sintassi cadenzata da forme specchianti la realtà.

«Non esiste per Quagliato una scultura senza un'immagine che incarni un'idea o esprima un sentimento», afferma Giuliano Menato nel catalogo che documenta le opere acquisite.

È quindi il visibile, ciò che appare fisicamente vero, l'humus fondativo e il nutrimento del suo impegno artistico. Sicché, sotto le mutevoli parvenze, si intuisce la costante dell'autenticità naturale che le innerva e che rappresenta il presupposto delle sue creazioni. Tutto il suo lavoro aderisce a una cifra sintattica incardinata all'immagine ideale dell'uomo eletto a misura, se non di ogni cosa creata, quanto meno di molti sentimenti possibili.

Quagliato aspira a un'espressività che, pur non negandosi a sperimentazioni, sia declinazione precisa di fattori convergenti, la realtà e l'immaginario, il riferimento lessicale e l'incoercibile spinta di un'esclusiva suggestione intima. Plasma quindi figure rispondenti di volta in volta a motivazioni diverse, senza scostarsi mai dalla linea di principio che esige la leggibilità dell'opera e senza far ricorso a formule ritenute funamboliche, anche quando si concede di sbozzare strutture quasi in dissolvenza: perché questa è la sua arte, mestiere concreto animato da significati riconoscibili.

 

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