NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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In un nuovo spazio espositivo la collezione di sculture di Quagliato

di Resy Amaglio

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In un nuovo spazio espositivo la collezione di scu

I protagonisti sono i soggetti della quotidianità di qualsivoglia regione al mondo, ma anche le persone del mito e del credo religioso. Essi camminano lo spazio e il tempo, mentre l'artista ne fissa le espressioni e i gesti, sereni o appassionati, spensierati o drammatici, rielaborando nel modellato plastico ricordi, emozioni e riflessioni. Gli fa buon gioco una conoscenza che diremmo amorosa della materia, bronzo, legno, terracotta, strumenti sensibili al variare delle sollecitazioni che qualificano il suo processo evolutivo.

Una poetica tanto evidente e spontaneamente condivisibile coincide con i criteri culturali della Banca. Si è realizzato dunque un positivo incontro tra offerta e acquisizione, due aspetti di un medesimo progetto, certamente generoso ed egualmente connotato dalla condivisione di gusto e pensiero. Lo prova la scelta del nutrito gruppo di sculture, quasi esclusivamente terrecotte, convocate in un ambiente dove tutto contribuisce ad esaltarne il carattere. Le pareti spoglie, il caldo colore dei mattoni, le travature a vista, creano un apparato scenico austero, perfetto per opere "povere e nude", nelle quali povertà della materia e nudità dei corpi scolpiti si caricano di valenze emotive ed estetiche, sul filo di un discorso visivo di assoluta chiarezza.

Le varie creazioni consentono una soddisfacente lettura del cammino artistico di Nereo Quagliato, con speciale riguardo agli anni Ottanta e Novanta.

Curato dallo stesso autore, l'allestimento è sorprendentemente colloquiale, ricco di rimandi ritmici tra le forme, a concertare gli intrecci dei particolari accenti che distinguono il linguaggio del corpo nel suo farsi arte, dall'agilità fieramente selvatica del Ragazzo berbero alla pacatezza assorta de Il solitario, fino all'essenziale antropomorfismo de L'uomo di Taù, allusivo di un'enigmatica interiorità. Né mancano i momenti di contrasto. Così, alla serenità degli affetti familiari che permea il gruppo Le sorelle si contrappone lo slancio passionale della coppia de L'incontro.

Nello spazio antistante la sala, le formelle L'uomo e la natura fanno da cornice al Pastore errante, opera lignea di disadorna forza plastica, composta e solenne come saranno le "colonne" con le quali l'artista pochi anni più tardi racconterà Dedalo e Icaro o gli Amanti, giungendo a dar forma anche a una personale visione dell'erotismo ispirato al Kamasutra.

Datata 1992, la figura sembra emergere dalla materia alla maniera di un idolo chiuso nel mistero, arcaico e improvviso, per evocare terre sconfinate e remoti silenzi: un uomo in cammino, che si appoggia a un lungo bastone, mentre con un braccio regge un bimbo, fagotto infantile raccolto sul fianco rassicurante dell'adulto. Nel suo essere immagine di una paternità materna, atteggiamento non inusuale nelle antiche tribù di pastori nomadi, questa scultura suggerisce un'idea di raffigurazione dotata di risvolti "altri", di insinuante modernità.

Quagliato, che in chiusura di una recente raccolta fotografica del proprio operato cita l'Ecclesiaste, - ciò che è stato è ciò che sarà, - è consapevole di quanto sia faticosa la ricerca di punti fermi, nella corsa dell'esistenza. Oggi, guarda con sereno compiacimento queste sue opere, consegnate alla memoria in uno straordinario interno del Palladio.

 

nr. 09 anno XVI del 12 marzo 2011

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