NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Otto storie inedite di otto scrittori per raccontare l’umanità perduta

di Tommaso Marcato
marcato.tommaso@gmail.com

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Otto storie inedite di otto scrittori per racconta

Hafia, protagonista della quinta novella (opera della scrittrice libanese Vénus Khoury-Ghata), è una ragazza che proviene «da un villaggio del Sud (del Libano, ndr), così povero che perfino le cavallette, alla sua vista, tornavano indietro». Hafia ha 16 anni e lavora come collaboratrice domestica a casa di una benestante signora di Beirut; tra loro s'instaura un buon rapporto, anche se la ragazza mantiene un atteggiamento misterioso e taciturno. Un'improvvisa gravidanza di Hafia fa precipitare la situazione: la madre della ragazza si presenta al cospetto della "padrona", accusandola di avere corrotto la purezza della figlia, mentre i suoi fratelli sono disposti ad ucciderla pur di mantenere l'onore della famiglia. Un grave episodio di febbre puerperale fa riavvicinare la giovane ragazza alla sua padrona, che accetta di prendersi cura di lei: la donna scoprirà così il terribile segreto di Hafia che, sentendo in lei il peso della colpa, decide di abbandonarsi al suo destino. La tematica del quinto obiettivo, "migliorare la salute materna", si intreccia con l'uguaglianza tra uomo e donna (punto 3).

L'elaborazione di un lutto è il punto di partenza per una presa di coscienza sulla malattia ne "Le zanne del lupo", di Philippe Besson. La perdita di una persona cara porta il protagonista ad abbandonare i suoi legami col passato cercando un rifugio lontano: la malattia e la sofferenza tuttavia sono mali universali, e il raggiungimento di questa consapevolezza lo porterà a vivere la condivisione del dolore sotto una nuova luce. Anche in questo caso, il punto 6 del programma ("Combattere l'AIDS, la malaria e altre malattie") si ricongiunge alle tematiche dei racconti precedenti (in particolare a "I giorni senza sole", di cui sopra).

Un'insolita vena di umorismo macabro percorre il racconto di Simonetta Greggio, "Tutti i cani tristi". L'ambientazione francese, a cavallo tra Parigi e la Costa Azzurra, e la caratterizzazione dei due protagonisti, Paul e Julie, si discostano notevolmente dalle altre novelle: qui si parla di due personaggi "vincenti", apparentemente invulnerabili dai fantasmi del degrado e della miseria. La bizzarra sventura che vede Paul confrontarsi con i suoi cari defunti cela tuttavia, dietro il senso del grottesco, una inquietante riflessione sul rapporto tra uomo e ambiente: anche la terra può non volere più i suoi figli.

L'ottavo e ultimo racconto costituisce una summa di tutti gli argomenti trattati nei capitoli precedenti. L'autore, Alain Mabanckou, gioca con l'autoreferenzialità della narrazione (l'azione si svolge durante una conferenza dove si discute degli "Otto punti" del programma ONU) per riportare la discussione in una scala più ampia, dal respiro internazionale. "Cosa possono fare i Paesi dell'Occidente per aiutare le popolazioni in crisi?": questa è la domanda attorno alla quale s'impernia il dibattito. Non mancano le voci critiche: c'è infatti chi accusa la corruzione e la vulnerabilità dei potenti come cause ineluttabili dell'immobilismo economico nei paesi sottosviluppati. La conclusione lascia però al lettore uno sguardo fiducioso sul futuro: un mondo in rapida evoluzione rende ancora possibile la speranza di un nuovo sviluppo economico e umano.

La pubblicazione termina con un breve profilo biografico degli autori e con l'enunciazione per esteso degli otto punti programmatici che costituiscono il filo conduttore dell'opera. La traduzione, a cura di Monica Capuani, restituisce a pieno la scorrevolezza narrativa dei racconti, nei quali la forma non cede alla tentazione dei virtuosismi letterari, ma conserva un solido realismo a tratti sconvolgente (in particolare nelle descrizioni delle scene di violenza).

Si tratta di un libro, in buona sostanza, che si offre alla lettura al riparo da eccessi retorici, portando il lettore ad uscire dalla sua distratta indifferenza e a non considerare più i luoghi della miseria umana come "anonimi villaggi dispersi nel cuore dell'Africa o dell'Asia".

 

nr. 10 anno XVI del 19 marzo 2011

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