NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il grande musicista Ernesto Dalla Libera

Nel 31° anniversario della scomparsa del sacerdote e insegnante vicentino, la Chiesa ripercorre le tappe della sua vicenda artistica e religiosa, riscoprendo l’attualità del suo messaggio a favore del gregoriano

di Tommaso Marcato
marcato.tommaso@gmail.com

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Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g

«Muoio immacolato, perché non ho mai celebrato una messa in lingua volgare»: bastano queste parole per riassumere la personalità di Monsignor Ernesto Dalla Libera. Una vita, la sua, trascorsa sotto le insegne della religione e della musica, nelle quali lo spirito del tradizionalismo e le tendenze più innovatrici avevano trovato la formula di un'armoniosa convivenza.

Per ricordare la figura del grande liturgista e didatta musicale vicentino, sulla scia delle celebrazioni per il 30° anniversario dalla scomparsa, avvenuto lo scorso anno, è stato organizzato per sabato 9 aprile il convegno “Spiritus Domini”. L'appuntamento, che si terrà al Palazzo delle Opere Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sociali in Piazza Duomo a Vicenza, vedrà protagonisti importanti esponenti della musica sacra vicentina, che rifletteranno sulla situazione attuale ripercorrendo l'esperienza artistica e religiosa di monsignor Dalla Libera. Al termine della conferenza, alle 17.45, saranno i cori della Cattedrale e dell'Istituto diocesano di musica sacra a rendergli omaggio con il canto.

Ernesto Dalla Libera nacque il 6 maggio 1884 a Zovencedo: un luogo a cui rimase indissolubilmente legato ed affezionato, ricordando sempre con orgoglio la sua casa natale in contrada Calto («la contrada dei Dalla Libera»). Famiglia, scuola, chiesa e “i silenzi georgici delle vallette chiuse” furono i grandi maestri della sua infanzia serena, nella quale il giovane Ernesto ebbe modo di maturare la vocazione sacerdotale. Accanto agli studi seminariali, Dalla Libera coltivò attivamente anche l'amore per la musica che, sin dalla fanciullezza, di quella fede cristiana costituiva la più naturale espressione («ho ancora nel cuore il magnificat popolare dei giorni festivi […], le ariose melodie delle litanie processionali, con l'abbandono alla fede più semplice e schietta, che ignorava i tormenti del mistero»). Gli studi, iniziati con poche lezioni autofinanziate di pianoforte ed organo, divennero più regolari e condussero il Dalla Libera dapprima a Parma (nel 1913 vi frequentò un corso di approfondimento sul Canto Gregoriano), e successivamente a Roma, ove fu allievo della Scuola Superiore di Musica.

Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Quest'ultima esperienza – al di là del prestigio conferitogli dal titolo – fu particolarmente significativa nella sua formazione musical/liturgica. In quegli anni (inizio XX secolo), con la salita al soglio pontificio di Papa Pio X, si era avviato un vero e proprio processo di restaurazione culturale, nel quale i vessilli del canto gregoriano e della grande polifonia sacra rinascimentale (basti pensare al Monteverdi o al Palestrina) venivano sbandierati contro la pratica della musica liturgica ottocentesca, pervasa da un'atmosfera troppo melodrammatica e profana (a quei tempi la Messa domenicale finì per divenire l'”Opera dei poveri”, nella quale non di rado si sentivano risuonare dall'organo, nel bel mezzo di un offertorio, le note delle più celebri arie di Giuseppe Verdi).

Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

Se da una parte il giovane Ernesto poté respirare quest'aria così intrisa di dotto tradizionalismo, dall'altra – all'ombra di Monte Berico – dovette confrontarsi con le idee di rinnovamento pastorale promosse dal vescovo Ferdinando Rodolfi, intenzionato più che mai a favorire la massima partecipazione al canto liturgico dell'assemblea (“vuol sentir cantare in chiesa anche le sedie”). Una sfida difficile, nella quale il ritorno ad un sobrio rigore della celebrazione veniva a scontrarsi con la necessità di “svecchiare” il repertorio gregoriano (considerato – non solo da Monsignor Rodolfi – troppo ostico per il popolo). Don Ernesto, uomo dotato di grande schiettezza e senso pratico, interpretò la riforma con intelligenza: la sua non fu una rivoluzione, bensì una vasta iniziativa culturale che, dipanandosi tra convegni, pubblicazioni, corsi e celebrazioni, tese a riorganizzare la musica liturgica “dal basso”, ossia dai giovani e dalle scholae cantorum parrocchiali. Egli seppe attingere con sapienza al repertorio tradizionale del canto cristiano/gregoriano, valorizzandone le radici senza mai perdere il contatto con le problematiche che venivano a crearsi per i cori e per le assemblee (cercò sempre le melodie poco elaborate, di modo che la loro memorizzazione risultasse più agevole). In questo certamente, più che nella composizione di brani originali (nella quale pure si cimentò), si può misurare la grandezza del suo lavoro.

Vicenza assunse così una notevole importanza nel mondo musicale sacrSarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)o; l'impegno con cui Don Ernesto (divenuto nel frattempo segretario nazionale dell'Associazione Italiana Santa Cecilia) portava avanti il suo progetto richiamò l'attenzione di molti studiosi, e il Seminario di Vicenza divenne un punto di riferimento per molti – sacerdoti e non – che intendevano approfondire la prassi della musica di chiesa. Sacerdoti, maestri di coro o anche semplici cultori erano soliti fargli visita nella sua casetta di via Sansigoli, a Vicenza (da lui scherzosamente ribattezzata «la capanna dello zio Tom»); don Ernesto accoglieva sempre tutti con cordialità, invitando l'ospite di turno a seguirlo nelle sue lunghe passeggiate quotidiane, nelle quali i discorsi sulla musica e sulla spiritualità diventavano una formidabile palestra per la mente.

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[foto in alto]  Mons. Ernesto Dalla Libera con il coro dei Cantori del Seminario di Vicenza durante una gita a Zovencedo (1964)

[foto 1]  Don Ernesto Dalla Libera, in una foto del 1910

[foto 2]  Giuseppe Melchiorre Sarto (1835-1914), eletto Papa nel 1903 con il nome di Pio X

[foto 3]  Mons. Ferdinando Rodolfi (1866-1943), vescovo di Vicenza dal 1911 al 1943

[foto 4]  casa di Mons. Dalla Libera in via Sansigoli a Vicenza (ora demolita)

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