NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il grande musicista Ernesto Dalla Libera

di Tommaso Marcato
marcato.tommaso@gmail.com

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Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g

Di tutto questo Don Ernesto non volle tuttavia accollarsi molti meriti personali; l'intento di ridare splendore al canto e alla musica corrispondevano per lui all'esigenza di una rinnovata solennità della celebrazione liturgica. Il Prof. Giuseppe Piazza, organista scledense e membro per oltre 30 anni della Commissione dSarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)i Musica Sacra della Diocesi di Vicenza, ne dà così testimonianza: «Monsignor Dalla Libera voleva che ci fosse una grande dignità nella liturgia e nella musica; gli piaceva l'idea che fosse conservata una parte del “mistero” con cui ci si accosta a Dio e alle cose sacre. “Noi non possiamo saper tutto del Creatore – diceva – perciò bisogna avvicinarsi al sacro con umiltà, cercando di dare il meglio per la sola gloria di Dio”. Soli Deo Gloria, come amava scrivere anche il grande Johann Sebastian Bach».

Animato da questo spirito, Monsignor Dalla Libera volle promuovere la partecipazione delle corali parrocchiali alle messe domenicali celebrate nella Cattedrale di Vicenza: accanto alla Schola Cantorum del Seminario, diretta dallo stesso Dalla Libera, si alternarono numerosissimi i gruppi vocali provenienti da tutta la Diocesi («295 parrocchie su 315 totali», come ricorda monsignor Mario Saccardo nella sua prefazione ai “Diari della Cattedrale”). Ogni servizio liturgico veniva poi doviziosamente commentato sulle pagine de “La Voce dei Berici” dallo stesso Dalla Libera, il quale spendeva parole di affettuoso incoraggiamento verso i coristi («come si fa a non commuoversi dinanzi alla fedeltà di questi gruppi che […] si tengono uniti a servire, col vento che tira, la santa liturgia per puro amore di Dio?»).

L'”onda lunga” del suo impegno per la musica sacra durò circa quarant'anni. Il Concilio Vaticano II, conclusosi nel 1965, aveva introdotto molte novità; in particolare, fu emanata una costituzione – il SacrosantumSarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica) Concilium – che portò ad una nuova disciplina del culto liturgico, prevedendo tra le altre cose l'ingresso delle “lingue vernacole” (ossia le lingue correnti). Monsignor Dalla Libera, che aveva accolto con entusiasmo l'inizio dei lavori, «non tardò a manifestare alcune perplessità, preoccupazioni e anche reazioni, perché ne vide interpretazioni sfasate e di conseguenza applicazioni perlomeno discutibili», scrive ancora M. Saccardo. Dovette presto rendersi conto dell'impossibilità di arrestare questa “rivoluzione copernicana” che, di lì a poco tempo, avrebbe spazzato via gran parte dei fondamenti sui quali aveva sempre basato la sua attività (la liturgia romana in lingua latina, il canto gregoriano, ecc.).

Deluso e amareggiato da questo repentino cambio di passo, Dalla Libera – ormai ottantenne – decise di esprimere la sua protesta e il suo dissenso con il silenzio. Neppure in questo periodo di “esilio”, tuttavia, vennero mai meno la sua verve e la sua pungente ironia. Sempre il prof. Giuseppe Piazza ricorda un simpatico aneddoto, risalente all'inizio degli anni '70. «Per tutto il periodo in cui lo conobbi, non vidi mai monsignor Dalla Libera senza la tonaca. Una volta ci recammo insieme per un concerto a Valli del Pasubio; don Ernesto notò che il giovane parroco indossava i calzoni e mi disse sottovoce “ecco, n'altro braghiero!” (come soleva definirli lui). Poi, quando gli fu a tiro, lo avvicinò e gli chiese “ciò, sito on devoto de San Pantaleon?”».

Sarà ricordato nel convegno “Spiritus Domini” il g (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Le sue apparizioni in pubblico furono sempre più rare. Nemmeno i festeggiamenti per il suo 90° compleanno, celebrati con una messa animata dalla Scuola Ceciliana (di cui, cinquant'anni prima, fu importante personaggio-chiave), gli risparmiarono l'umiliazione di sentire il Gloria cantato in italiano. La reazione fu secca e decisa: «Ma il gregoriano ritornerà! Quando i figlioli prodighi saranno stufi delle ghiande, ripenseranno alla casa del Padre, e dai fiumi di Babilonia risentiranno i canti della vera Patria». Il commento di Franco Candiollo, in un articolo pubblicato nel settembre 1974, riassumeva con efficace disinganno la fine di un'epoca: «Il grande riformatore si ritrova, dopo mezzo secolo, restauratore: càpita a chi vive novant'anni e, di questi tempi, anche più in fretta».

Monsignor Ernesto Dalla Libera si spense a Vicenza il 13 giugno 1980, all'età di 96 anni compiuti. Il segno della sua opera rimane ancora vivo, nella città di Vicenza e non solo: la Scuola Diocesana di Musica, da lui fondata e a lui stesso intitolata, prosegue ancor oggi la sua attività, mentre numerosi suoi discepoli (tra tutti Mons. Mario Saccardo e Mons. Tarcisio Cola, attuale Presidente dell'Associazione Italiana Santa Cecilia) portano avanti gli insegnamenti che, nonostante l'evoluzione dei tempi, rimangono ancor oggi elementi basilari del ruolo musicale nella celebrazione liturgica.

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[foto in alto]  la scuola di canto del Seminario di Vicenza negli anni '50 (Mons. Ernesto dalla Libera siede al centro; alla sua destra il giovane Mons. Mario Saccardo)

[foto 5]  Busto bronzeo di Mons. Ernesto Dalla Libera presso la Chiesa Parrocchiale di S. Gottardo, Zovencedo (VI)

[foto 6]  Mons. Dalla Libera in cattedra al Seminario Vescovile di Vicenza (1962)

[foto 7]  Mons. Dalla Libera con il nipote Sandro Dalla Libera (1912-1974), celebre organista, studioso e docente di conservatorio, e il parroco di Zovencedo Don Carlo Godi (1964)

 

nr. 12 anno XVI del 2 aprile 2011

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