NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Danza che successo! “Punteremo sulla ricerca”

Presenze e incassi celebrano una grande stagione al Comunale. Il presidente Flavio Albanese: “se vogliamo distinguerci e diventare un riferimento europeo dobbiamo avere ancora più coraggio”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Danza che successo! “Punteremo sulla ricerca”

Presidente, com’è andata la stagione di danza tenutasi nel nostro teatro?

Danza che successo! “Punteremo sulla ricerca” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Flavio Albanese [a des.]: «Molto bene. Ecco i dati che abbiamo a consuntivo, anche se mancano ancora due spettacoli al ridotto e uno in sala grande: siamo passati da 8127 biglietti a 11.200, quindi abbiamo 3100 persone in più, con 7 spettacoli, come l’anno scorso, in calendario e abbonamento, più uno in sala grande con Ismael Ivo, in collaborazione con la Regione Veneto e la Biennale di Venezia, e due piccoli al ridotto. Gli incassi sono rilevanti perché siamo passati da 93.100 euro a 132.000 e abbiamo avuto il 50 % degli aumenti, un po’ perché non abbiamo fatto abbonamenti a svendere e poi, altro dato importante, è che tutti gli spettacoli hanno fatto il tutto esaurito. Questo è un eccellente risultato».

Il Veneto da alcuni anni si è confermato essere una regione guida a livello non solo nazionale per quanto riguarda la promozione della danza contemporanea. Vicenza, in particolar modo, può vantare un pubblico molto preparato e attento e questo è dovuto soprattutto al lavoro di enti come Arteven, che negli anni ha selezionato le opere con criteri di eccellenza sempre più raffinati. Secondo lei il pubblico del TCVI potrebbe diventare punto di riferimento come già avviene per altri teatri italiani?

«Noi dovremmo avere ancora un po’ più di coraggio e, seppure ormai facciamo un solo spettacolo di classico, immaginare di spingere ancora di più sulla ricerca, ed è la richiesta che ho fatto ad Arteven. Loro sono stati molto collaborativi, il pubblico rispondeDanza che successo! “Punteremo sulla ricerca” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) bene e con queste credenziali di tutto rispetto che possiamo esibire oggi, se spingiamo ancora di più verso la ricerca, un teatro con 940 posti, è un teatro che si pone di sicuro in un panorama europeo, anche perché per trovarne un altro bisogna andare a Milano, Udine o Bologna. La volontà è quella di essere un punto di riferimento di assoluta rilevanza nazionale ma anche europea. Questa è la mira su cui stiamo puntando con il nuovo programma: per esempio lo spettacolo dei Käfig, che è stato molto bello, con ragazzi presi dalla strada, il pubblico è stato trascinato da una vera vita. Capisco che il classico riempie le sale ma non è quello che ci farà distinguere. Noi abbiamo ridotto un po’ gli abbonati per poter rinnovare il pubblico e la seconda sera porta un pubblico nuovo e la seconda serata del contemporaneo è molto diversa da quella del classico: si attira un pubblico giovane, sicuramente esigente ma anche capace di azzardare, che è quello che dovremmo fare noi, prenderci un rischio con la danza, allora diventeremmo un vero punto di riferimento europeo. Con questa capienza possiamo attrarre spettacoli che non si possono esprimere davanti a un pubblico di 300-500 persone».

Il TCVI ha delle strutture che permettono anche un’effettistica particolare.

«Certo. È un teatro che ha mille problemi ma anche delle qualità: nella danza sono evidenti quando molta gente in scena trascina veramente il pubblico, come i Käfig che sono costati niente: con quattro bicchieri di plastica.. è la genialità. Li abbiamo chiamati anche per l’anno prossimo, chiedendo uno spettacolo ad hoc che sarà una prima. Hanno fatto la prima regionale da noi, poi con i Beijing, i La La La Human Steps e i Bangarra abbiamo avuto la prima in esclusiva regionale».

Tra l’altro quello dei La La la Human Steps [a des.], spettacolo meraviglioso segnalato anche da Vittoria Ottolenghi su L’espresso.

Danza che successo! “Punteremo sulla ricerca” (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)«Anche sull’allegato del Corriere della Sera, una pagina intera, per i Käfig. Non è solo soddisfare gli utenti in città ma è anche la città che si fa sentire fuori, vuol dire diventare interlocutori della nazione intera. Anche la classica è stata prima nazionale ed esclusiva regionale e questo grazie agli oltre 900 posti».

Quando si parla di crisi si può pensare a un impoverimento della proposta e a un abbassamento della qualità, eppure con la stagione della danza di quest’anno si è riusciti a mantenere la proposta al livello altissimo al quale la rassegna Vicenza Danza ci ha abituati negli anni passati. Come si riesce a mantenere uno standard qualitativo eccellente in tempi di sacrifici?

«Innanzitutto aumentando gli incassi, perché caleranno gli incassi pubblici, e aumentando la qualità, aumenta un pubblico disposto a spendere in media 18 euro per un biglietto o 36 euro per un biglietto intero: se la qualità è alta, il pubblico risponde, la gente magari non va a mangiarsi una pizza ma viene a teatro. Questo mi sembra il modo ed è quello che stiamo chiedendo alla nostra gente: di fare uno sforzo con noi, essere capaci di una spesa più alta per poter mantenere la qualità che chiediamo. Quest’anno ci siamo riusciti e spero che anche l’anno prossimo sia così».

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