NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Il Veneto dei contadini”: opera monumentale sulle varietà e gli antichi modi dell’abitare

Su commissione della Regione, l’editore vicentino Angelo Colla pubblica un grande volume che per la prima volta riprende un’importante raccolta di materiale, fino ad oggi conservato all’Università di Berna, che nel 1932 studiò le abitudini linguistiche e gli oggetti di uso quotidiano nel nostro territorio

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il Veneto dei contadini

Si chiama "Il Veneto dei contadini 1921-1932" il nuovo importante volume con cui l'editore vicentino Angelo Colla torna a far parlare di sé dopo le recenti uscite che lo hanno visto ben accolto da critica e lettori. Nelle oltre 370 pagine del libro, curato da Daniela Perco, Glauco Sanga e Maria Teresa Vigolo, confezionato con la consueta qualità che contraddistingue le pubblicazioni dell'editore di Costabissara e riccamente illustrato con importanti documenti fotografici d'epoca, sono pubblicati i materiali, finora inediti, raccolti dallo storico svizzero Paul Scheuermeier (1888-1973), nel corso delle inchieste da lui condotte in Veneto nel biennio 1921-1922, in vista della compilazione dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale.

Il Veneto dei contadini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)«Tra il 1921 e il 1922 - spiega Colla - Scheuermeier [a des.], sotto la guida dei suoi maestri Karl Jaberg e Jakob Jud, percorse il Veneto in lungo e in largo, armato di questionari, macchina fotografica e grande capacità di osservazione, rilevando le varietà linguistiche del Veneto rurale, la tecnologia agraria, i modi dell'abitare, gli oggetti di uso quotidiano. Annotò, spesso con gustosa ironia, i suoi spostamenti in un contesto ancora fortemente segnato dagli esiti della guerra. Tracciò con mano felice i profili di quei contadini che pazientemente si sottoponevano ai questionari linguistici. Fotografò con perizia uomini e cose. Quando nel 1932 tornò per un approfondimento etnografico, fu accompagnato da Paul Boesch, che disegnò con rigore gli oggetti e gli strumenti del mondo contadino». Tutto questo importante materiale, fino a oggi conservato all'Università di Berna e difficilmente consultabile perché in tedesco e in parte stenografato, è stato finalmente trascritto e tradotto in italiano, e viene ora per la prima volta integralmente pubblicato. Dalla lettura delle carte e delle foto di Scheuermeier, il Veneto dei contadini tra le due guerre si materializza e torna a vivere sotto gli occhi del lettore, il quale, nelle rivisitazione di quel mondo ormai lontano, è guidato anche da una serie di illuminanti saggi di linguisti, antropologi e storici.

Sfogliando il volume si ha subito la sensazione di essere davanti ad un'opera di grande valore storico, linguistico e fotografico, che Colla ha realizzato su commissione della Regione nella collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete e sotto la responsabilità scientifica della Fondazione Cini, la quale ne ha curato la presentazione alcuni giorni fa a Venezia nell'ambito della bella rassegna letteraria "Libri a San Giorgio". Un'opera che fornisce un notevole contributo alla conoscenza e alla comprensione di un mondo contadino che oggi corre il serio rischio di cadere nell’oblio. A valorizzare questo affresco sulla storia veneta dIl Veneto dei contadini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ei nostri padri e dei nostri nonni ci sono le immagini dell'epoca, che parlano da sole e ritraggono la vita semplice e spontanea dei contadini di un tempo. Sono immagini in bianco e nero, di quelle che oggi molti sarebbero anche pronti a snobbare, presi come siamo dalla frenesia digitale. Ma quelle immagini, che la precisione svizzera degli autori aveva persino corredato di data e ora, una per una, diventano un documento importante e, per chi ne ha ancora memoria, coinvolgente, se non addirittura commovente.

Colla, perché un libro sul mondo contadino, oggi che le campagne si spopolano e si parla quasi solo di modernità? «Perché le nostre radici si fondano sulla memoria contadina e riscoprire questa realtà è più attuale di quanto sembri. Il Veneto moderno, anche quello industriale che ha costruito il cosiddetto miracolo del nordest, non può e non deve dimenticare le sue origini contadine. Una regione che prima di diventare quello che è, è stata soprattutto campagna, fatica e sudore nei campi. La stessa importanza all'identità regionale che viene sottolineata da una parte dell'opinione pubblica odierna trova origine nella nostra civiltà rurale. In particolare, con questo libro, ho voluto immortalare la situazione ultima del mondo rurale appena prima dell'avvento della società industriale che ha favorito, dapprima lentamente e poi sempre più velocemente, l'abbandono delle campagne e il formarsi dei grandi centri urbani con le fabbriche e i commerci su larga scala. Inoltre, l'indagine accurata svolta nelle campagne venete tra il 1922 e il 1932, il decennio tra le due guerre mondiali, fotografa una doppia trasformazione: quella generale della società italiana e quella più specifica del Veneto contadino».

Quanto c'è di vicentino in questa opera? «Ci sono innanzitutto alcuni luoghi specifici che l'autore scelse strada facendo. Ad esempio, si accorse chIl Veneto dei contadini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)e una città come Schio, che stava vivendo già una trasformazione con l'avvento massiccio dell'industria tessile, non era un posto adatto per un'indagine di questo tipo. E così si indirizzò verso luoghi più defilati, lontani dai centri maggiori e dalle grandi vie di comunicazione. Come Crespadoro e Tonezza, che gli furono indicate come località che conservavano ancora il dialetto genuino. O come Montebello e Romano d'Ezzelino. Lui era un linguista ma anche un antropologo. Veniva per rilevare non solo le caratteristiche lessicali dei dialetti ma, con la macchina fotografica, anche gli oggetti e le persone, in modo da rendere completa l'immagine della cultura e delle usanze dei luoghi che visitava».

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