Nel libro ci sono anche descrizioni curiose del momento in cui Scheuermeier arriva a Vicenza e scopre un modo di pensare e di vedere le cose ben diverso dal suo. «Da buono Svizzero, abituato alla precisione e alla concretezza, si stupiva di come certe abitudini in Italia fossero approssimative, di come fosse difficile trovare informazioni dettagliate per il difficile lavoro che doveva fare. Un episodio divertente riguarda ad esempio la Biblioteca Bertoliana, quando si spazientisce perché non riesce ad individuare un contatto con una persona ben precisa che gli sarebbe servita per la sua indagine. Dopo lunghe attese infruttuose, che avevano coinvolto anche gli amministratori cittadini e gli alti prelati di allora, si spazientisce e decide di arrangiarsi da solo senza chiedere l'aiuto di nessuno. Un altro episodio curioso, che tra l'altro acquista un'incredibile attualità nell'anno fogazzariano che stiamo vivendo, riguarda Tonezza. Qui l'autore riuscì a trovare e ad intervistare il titolare dell'albergo che aveva ospitato Fogazzaro, il quale in quel luogo scrisse il suo romanzo Piccolo mondo antico e che nel personaggio del biondo albergatore immortalò colui che ora diventata l'informatore di Scheuermeier».

L'autore girava con dei questionari che sottoponeva alle persone che a suo avviso erano più adatte a fornirgli i dettagli più interessanti per le sue ricerche. Poneva domande precise per conoscere gli oggetti usati nei campi, le usanze più significative dei luoghi, la pronuncia corretta dei termini dialettali. Quella di Crespadoro fu una delle interviste che gli riuscì meglio e lui stesso lo ammise, lodando il suo informatore e definendolo formidabile, in grado di soddisfare ogni sua esigenza di informazione. «Ha sempre fatto il contadino al suo paese - scrisse - e ha anche lavorato come falegname. Non si è mai allontanato da qui, nemmeno per fare il militare, in quanto figlio unico. È il tipico montanaro, intelligente e anche istruito».

Una delle foto più interessanti per conoscere gli oggetti del mondo contadino è quella scattata a Montebello. «Qui c'era una casa che serviva anche da rudimentale rivendita di attrezzi per lavorare nei campi e il proprietario li esponeva alla vista della gente. Ovviamente non era un vero e proprio negozio e non c'era una vetrina, come potrebbe esserci oggi. Si trattava di una situazione semplice, come semplice era tutto l'ambiente circostante in quei tempi. In questo caso l'autore riporta fedelmente la descrizione degli oggetti visti e li descrive con i termini dialettali precisi, proprio come venivano chiamati all'epoca, senza traduzioni né mediazioni culturali»

Il volume contiene alcuni saggi sul dialetto e sulla cultura scritti da specialisti quali Danilo Gasparini, Alberto Zamboni, Carla Gentili oltre ai già citati Perco, Sanga e Vigolo. Particolare attenzione etnografica è dedicata inoltre alla città di Mirano con un supplemento di inchiesta condotta negli anni 1930-1932. Angelo Colla Editore è attiva dal 2002, soprattutto nell'ambito della saggistica. La linea editoriale si articola principalmente nei campi delle Scienze umane, Storia della cultura, delle cose e delle idee, Storia del Rinascimento, Arte. Il programma editoriale è sviluppato selezionando testi caratterizzati da rigore scientifico e novità della proposta teorica. Ai volumi, spesso corredati da immagini, è dedicata grande cura redazionale, grafica e tipografica. Recentemente è stata inaugurata una collana di narrativa.

nr. 14 anno XVI del 16 aprile 2011

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