NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Morte, sesso, politica e religione: ridiamoci su

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Morte, sesso, politica e religione: ridiamoci su

Lei ha molta esperienza in fatto di progetti umanitari con Onlus come Unicef e AMREF. In questi casi si chiede sempre come queste esperienze segnino la vita dell’artista che le vive, io vorrei però chiederle cosa invece lei è riuscito a trasmettere ai bambini e ai ragazzi che aiuta in Africa, come artista e scrittore.

«In realtà il mio ruolo non è né insegnare qualsivoglia cosa a chicchessia né imparare qualcosa da chicchessia, poi se capita bene. Il ruolo è quello di mettere in comunicazione due universi. Allorquando mi riesce di raccontare a loro un po’ del nostro mondo e in Italia da noi un po’ del loro, ho onorato il mio scopo».

Morte, sesso, politica e religione: ridiamoci su (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ma in questi bambini e ragazzi lei non vede un’esigenza di espressione artistica tipo il disegno, la danza, …?

«Con la pancia vuota l’espressione artistica si azzera, prima bisogna riempire la pancia e poi si parla di espressione artistica».

I personaggi televisivi, spesso per promuovere il loro lavoro o per mantenere viva l’attenzione e non abbassare il valore di mercato come personaggi, come descritto anche nello spettacolo, ricorrono ai così detti “falsi rubati”, servizi fotografici di gossip montati ad arte o ad unioni sentimentali finalizzate alla promozione. Generalmente si pensa che un bravo artista non abbia bisogno di gossip e molte volte non ci si rende conto di quanto la televisione distorca ciò che realmente è, magari facendo passare per saltimbanco chi invece è un grande artista. Questo tipo di espediente non attira l’attenzione di un pubblico poco attento e consapevole, costringendo il personaggio ad adeguarsi a quel tipo di target e quindi a proporsi con un basso profilo dal punto di vista culturale e creativo?

«Ognuno gestisce la propria immagine come ritiene più opportuno e più adatto a se stesso o ad ottenere il miglior risultato possibile. Il fatto che ognuno, facendo qualsiasi cosa, che sia un giornalista, l’artista o quello che è, ha bisogno di “vendersi”: io faccio una cosa e faccio in modo che ciò che faccio arrivi a più persone possibili, e per farlo ho mille possibilità, un'altra cosa è che non faccio niente, sto assettato e si venene, bene, si nun venene nun fa niente, fino a investire tutto quello che ho in pubblicità, quale essa sia. Tra i due estremi ci sono un’infinità di step. Il gossip, a parte qualche bizzarra e strana casualità, attiene SOLAMENTE a persone che nun sanno fa manco o’ cazz. Tu conosci il gossip di uno come Paolo Morte, sesso, politica e religione: ridiamoci su (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Virzì o di una come la Mazzantini? Il gossip è quello del Grande Fratello. Poi se capita che X e Y si lasciano, può capitare che qualcuno lo mette in pubblico, volente o nolente i protagonisti, quello è un accadimento giornalistico, di secondarissima importanza, ma il gossip, chi lo alimenta chi si alimenta di gossip sono quelli che senza il gossip non rimane nulla».

Però è vero che ambiente televisivo e gossip vanno di pari passo, come mai?

«Perché c’è interesse in quello che succede in tv, ma è un interesse assolutamente sommario. Quello di cui tu mi stai chiedendo è la costruzione di un’ industria che campa di quello. Se tu a uno come Signorini gli levi quello, lui rimane disoccupato, poi siccome penso che Signorini non sia un cretino, probabilmente lui va a fare un’altra cosa, ma tutti di quelli di cui lui ha scritto fino a quel momento?».

Alla luce del fatto che è giusto che ci sia un’offerta differenziata con programmi popolari, con il digitale terrestre vediamo che c’è uno spalmarsi dello share. Un abbassamento degli ascolti di certi programmi e invece un maggiore interesse per altri proposti da canali più culturali, può cambiare anche il tipo di pubblico? Secondo lei si arriverà a un circolo virtuoso in cui la tv di cultura fa audience?

«Non lo so ma ci si arriverà soltanto, ammesso che ci si arrivi, nel momento in cui si potrà fare affidamento su un tv libera da interessi economici e politici. Io lo spero ma, come in tutte le cose, chi tiene le fila cerca di riorganizzare le cose in modo poi da ritrovarsi sempre i fili in mano».

 

nr. 14 anno XVI del 16 aprile 2011

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