NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Due vicentini e un pubblico attore

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Due vicentini e un pubblico attore

Costruite lo spettacolo con criteri teatrali o coreografici?

Due vicentini e un pubblico attore (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Mah, alla fine lo vediamo un po’ come una sorta di coreografia a 5 perché non ci siamo solo noi e i 10 ma anche gli Aqua Micans, che con i loro movimento di camere, le loro azioni, tutti i segnali che noi ci facciamo, fanno parte del movimento scenico. Sicuramente fa parte delle performing arts, però noi tendiamo a non fare più differenza di genere tra teatro, danza e video arte. Noi veniamo dal mondo della danza contemporanea ma anche abbiamo studiato teatro. Sicuramente dal punto di vista del gesto, abbiamo cercato di lavorare sul togliere la teatralità che di solito si ha in scena, un lavoro anche per noi, rispetto a delle azioni che siano funzionali e che non siano caricate di alcun tipo di emotività, per cui arrivar ad asciugare. La risposta migliore ce l’abbiamo da chi non è addetto ai lavori, gli addetti ai lavori invece tentano di interpretare un qualcosa che non ha bisogno di esserlo».

Ma voi vi sentite più portati verso l’analisi di quello che vedete o verso la sintesi? In questo spettacolo c’è moltissima “carne al fuoco” e tantissimi spunti di riflessione.

«Nessuna delle due, piuttosto a creare iperassociazioni di contesti, dentro le quali chi guarda può ricostruire un proprio filo».

Sì, ma diventa un lavoro infinito perché chiunque vi poniate davanti, avrà infiniti punti di vista diversi.

Due vicentini e un pubblico attore (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Esatto, questo era il nostro obiettivo: quello di togliere la necessità di chiarezza univoca. Il discorso finale è quello di riprodurre l’assurdità della realtà, per cui creare noi una sorta di logica non sarebbe riprodurre poi, invece, come si muove la realtà veramente, che agisce su diversi piani. Questo lo diciamo molto chiaramente all’inizio nel sovra testo, tratto da Albert Camus, “Il mito di Sisifo”, dove lui descrive in maniera eccelsa il discorso sull’assurdo, pur ponendo le questioni aperte e lo descrive per fasi. Una critica che ci era stata fatta era rispetto a una mancanza di narrazione, perché un certo tipo di pubblico aveva bisogno di avere una sorta di conclusione».

Lo spettacolo permette al pubblico di riflettere sul concetto di crimine. Molto spesso l’arte contemporanea si interroga sulle dinamiche e sugli effetti dei crimini di qualsiasi natura. Però quando avviene il contrario si rimane profondamente turbati, come quando è successo che l’attacco alle torri fu definito un gesto d’arte contemporanea. Voi vi siete mai interrogati su questo tipo di aspetto?

Due vicentini e un pubblico attore (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Noi abbiamo fatto un parallelismo tra il crimine e l’opera d’arte, come viene costruito un crimine e come viene costruito uno spettacolo, con lo stesso tipo di attenzione ai dettagli che ci possono essere. Se uno muore è una grande differenza: anche noi agiamo una violenza ma arriviamo fino a un certo punto perché c’è la possibilità da parte dell’altro di decidere se assistere o no e questo è molto importante. Quelli che erano dentro le torri non potevano decidere ed è una differenza fondamentale».

Secondo voi quanto l’esperienza sensoriale influenza la capacità di creare ed esprimere concetti e viceversa?

«Noi l’abbiamo fatto nei primi lavori, “Olimpia sottovuoto”, “Io lusso”, “Golden beach”: siamo partiti dal porre il corpo in una condizione di costrizione e vedere come reagisce, in “Olympia sottovuoto” lei era sotto un telo di nylon quindi il tuo stato mentale e fisico di reazione comincia a cambiare. In “Io lusso”, che è stato il lavoro che ha portato a “Enimirc”, noi eravamo incappucciati con dei sacchetti dorati e la percezione di tempo, spazio e di relazione con l’altro cambia completamente. Dall’esperienza fisica siamo partiti per esplorare anche il concetto. È possibile partire da una sensazione fisica e sensoriale e arrivare a un concetto».

 

nr. 15 anno XVI del 23 aprile 2011

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar