Nulla e nessuno sfugge alle leggi di Internet; non la futura mamma, ideata da Yousef Seyed Rahimi (Iran), che durante l’ecografia vede proiettato sullo schermo il nascituro fornito di indirizzo, o l’affamato africano di Marco De Angelis (Italia) al quale appare sul desktop la grande illusione di un sandwich riccamente farcito.

Cadono nelle insidie della Rete i forzati della moderna Torre di Babele disegnata da Mihail Ignat (Romania), premiato, imprigionati in un’equivoca unità di linguaggio e perciò perfettamente identici l’uno all’altro, formiche silenziose avvinghiate ai computer. E vi cade il povero Mosè, impettito sulla sommità del Sinai, le celebri tavole tra le mani, nello sgargiante disegno di Gianni Audisio (Italia): nascosto dietro le nubi, l’Eterno scaglia fulmini, ma è “impossibile visualizzare la pagina”.

Inutile quindi munirsi di antivirus-spaventapasseri, come propone l’amena vignetta di Sergey Sicheko (Israele).

Ogni dettaglio della rassegna invita al sorriso; eppure, in una ideale lettura in controluce, si coglie il filo di pervasiva malinconia che lega le immagini create dai numerosi vignettisti in una gara di risonanza internazionale, generosa e molto gradevole, dove il gioco tra segno e colore è misurato e sempre efficace. Le figurine di queste pagine sembrano formare uno speciale esercito di protesta contro una sorta di carcere obbligato e universale, che attrae indifferentemente il pazzo di Serpil Kat (Turchia), che in camicia di forza fissa imbambolato lo schermo, o la vecchietta di Shirin Gholipur (Iran), arrancante verso la tastiera con il carrello vuoto della spesa.

Davvero Internet è un mostro vorace, intento a cibarsi del meglio di noi, assatanati sì, ma impotenti di fronte al nuovo genere di demone? Oppure, piuttosto, è veicolo di libertà, inviso e combattuto dalle censure, oggetto che accende volontà altrimenti sopite, tanto da venire spento da dittatori e despoti di qualsivoglia natura e colore?

Liliana Contin, autorevole firma del Gruppo Grafico, ne suggerisce in catalogo l’interpretazione positiva, specie sotto il profilo sociale e politico, al di là dell’immediatezza corrosiva delle variegate scene offerte dai cartoon. A far da contrappunto, Piero Zanotto intitola il suo intervento Abbasso Internet!, evidenziando con arguzia il leitmotiv della rassegna.

Il Salone d’autore è dedicato quest’anno a Massimo Bucchi, narratore di cronistorie attuali in veste di vignettista: e qui la risata scoppia franca e sonora.

Quattro pareti per rispecchiarci, fiduciosi e sfiduciati, vergognandoci delle mediocrità che alimentano il nostro linguaggio e il nostro tempo, sovente scriteriati. Tutto in bianco e nero, senza incertezze né soluzione di continuità, dalla divinità silente, ovviamente invisibile, cui non giungono le invocazioni del devoto tristissimo, “Non so se ricevi le mie preghiere. Qui non c’è campo”, al campo finale, balordo cimitero dove lo spazio per le tombe è equamente diviso tra fumatori e non.

“Dove il pensiero era profondo adesso si tocca” lamenta il suo sommozzatore, così simile a un guerriero medievale. Conclusione doverosa, per l’ultimo anello della specie evoluta, con le viscere in luogo della materia cerebrale.

Ed ecco, ben inquadrato, il candore assoluto di un brandello di vuoto, Il nulla: clicca per ingrandire.

nr. 16 anno XVI del 30 aprile 2011

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