NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Sarà il poeta e scrittore Tahar Ben Jelloun a concludere l’edizione 2011 di “Dire Poesia”

L’autore franco-marocchino, venerdì 27 maggio a Palazzo Leoni Montanari, sarà il protagonista di un incontro che fa parte anche del ricco calendario del Festival Biblico, in un ideale passaggio di consegne nel nome della cultura

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Sarà il poeta e scrittore Tahar Ben Jelloun a conc

Sarà il poeta e scrittore Tahar Ben Jelloun a conc (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Sarà il noto scrittore e poeta franco-marocchino Tahar Ben Jelloun a concludere, venerdì 27 maggio alle 18 a Palazzo Leoni Montanari, l'edizione 2011 di Dire Poesia, la rassegna che ha portato a Vicenza per due mesi alcune delle voci più significative della poesia contemporanea. Ben Jelloun, introdotto dallo scrittore Paolo Ruffilli, sarà il protagonista di un incontro che fa parte anche del ricco calendario del Festival Biblico, che inizierà proprio il 27 maggio in un ideale passaggio di consegne nel nome della cultura e dell'arte. Lo scrittore di fama internazionale incontrerà al mattino gli studenti di Francese delle scuole superiori di città e provincia, prima di prendere parte alla serata in cui non solo leggerà le proprie poesie, ma risponderà anche ad alcune domande inviategli mesi fa dagli organizzatori del Festival Biblico, e che ruotano intorno al tema di quest'anno "Di generazione in generazione".

«La collaborazione col Festival è nata dal reciproco interesse a collaborare – premette Stefano Strazzabosco [foto a des., in piedi], organizzatore della rassegna poetica vicentina – Del resto, il campo della poesia e quello del sacro sono contigui, da che mondo è mondo. Anche Dire Sarà il poeta e scrittore Tahar Ben Jelloun a conc (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Poesia in fondo si può definire un festival, anche se a tappe, diluito nell'arco di due mesi. Siamo molto soddisfatti di come il pubblico vicentino ha accolto le nostre proposte. Due anni fa, quando l'Assessorato alla Cultura e le Gallerie di Palazzo Montanari hanno deciso di promuovere questi incontri con poeti contemporanei in luoghi d'arte a Vicenza, si è scoperto che la poesia contemporanea può avere un pubblico anche numeroso, tanto da stupire alcuni dei nostri ospiti più cosmopoliti, come ad esempio il poeta cinese Yang Lian, domiciliato a Londra, che all'incontro a Palazzo Chiericati ha esordito affermando che un pubblico come quello di Vicenza è superiore alla somma di quelli di Londra e di Pechino».

Un risultato prestigioso per la città. Come ci siete arrivati? «Ci siamo detti che occorreva evitare sia i paludamenti di stampo accademico, sia la spettacolarizzazione fine a se stessa. Rifuggire dalle logiche di convenienza e di opportunità, che promuovono solo un certo tipo di autori come purtroppo succede spesso in Italia. Lasciare che i poeti leggano nella loro lingua madre, perché in poesia il suono è quasi tutto. Far sì che le presentazioni e le introduzioni non sottraggano spazio alle voci degli ospiti, ma servano di supporto agli stessi autori e al pubblico. Contenere gli incontri nei tempi opportuni, lasciando sempre un po’ di voglia insoddisfatta, senza mai la pretesa di esaurire gli argomenti. Occorreva anche contare su un drappello di persone competenti e appassionate, che spesso lavorano dietro le quinte, ma il cui contributo è fondamentale. Penso per esempio alle bellissime plaquettes dell'Officina Arte Contemporanea, che caratterizzano in modo così forte ed elegante gli incontri di Dire poesia».

Sarà il poeta e scrittore Tahar Ben Jelloun a conc (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Col tempo, la rassegna ha sedimentato attorno a sé un interesse variegato e trasversale. Può contare su uno zoccolo duro di un centinaio di persone, ma spesso ne attira anche più del doppio. E il blog http://direpoesia.wordpress.com/ riceve circa duemila visite al mese. «I poeti che vengono a Vicenza ripartono sempre molto contenti per l'accoglienza, l'attenzione e l'affetto del pubblico, gli omaggi dell'Amministrazione e delle Gallerie, la meraviglia di una città bellissima. Non so se questo basti a giustificare l'esistenza di una manifestazione come Dire poesia, ma credo che le esperienze di questo livello siano rare, in Italia e nel mondo, soprattutto tenendo presente che i nostri finanziamenti e le nostre forze sono assolutamente incomparabili con quelli di Mantova, Pordenone o altre città in cui la letteratura è proposta a un pubblico dal vivo. La poesia è e resterà un'arte perlopiù segreta: se aspirasse alle folle, sarebbe costretta a snaturarsi. Le eccezioni sono pochissime e, proprio per questo, significative. A Vicenza l'offerta culturale comprende anche la poesia e credo che la possibilità di ascoltare alcune tra le più grandi voci contemporanee sia una forma di arricchimento, che forse meriterebbe più sostegno anche da parte di quegli spazi ibridi, misti di cultura e affari, che sono le librerie e i giornali cittadini. Ma ciascuno fa i conti come crede, a casa sua. In questo senso, però, Vicenza non è diversa dal resto del Paese. In Italia i libri di poesia vengono baciati dalla fortuna se vendono più di 2-300 copie. In un Paese di circa 60 milioni di abitanti qual è il rapporto percentuale? La poesia scava dei tunnel: non si conosce il suo percorso sotterraneo, ma riaffiora dove meno te l'aspetti, per poi tornare a inabissarsi chissà dove. La poesia è una capsula di tempo, di senso, di esperienza. Possiamo aprirla per vederne il contenuto, ma possiamo anche ignorarla nella convinzione che “carmina non dant panem”. E allora cosa vogliamo farne di Dante, di Petrarca, del Tasso, di Leopardi, di Montale? E dei loro consanguinei che approdano a Vicenza? Per me sono un regalo e un privilegio».

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