NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Il nostro Giretto di Vicenza

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Il nostro Giretto di Vicenza

Altra rotatoria e altro bivio... disatteso.

Di pedalata in pedalata, si arriva alla rotatoria davanti alla questura e ancora una volta il percorso è obbligato. Lungo le mura scaligere, si dipana un percorso ciclabile che rende l'attraversata di viale Verdi un gioco da ragazzi. Infatti, la pista è piena di studenti provenienti dai licei del centro. Unico ostacolo, a voler cercare il famoso pelo sull'uovo, il passaggio sotto Porta Nuova: un cunicolo stretto che viene percorso in simultanea da bici e pedoni, con l'ovvio trasloco delle prime verso la strada maestra (a meno di non essere amanti dello slalom).

Il nostro Giretto di Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Più difficile tentare di raggiungere porta San Bortolo e tutta la zona dell'ospedale senza passare per il centro, allungando di non poco il percorso. La pista ciclabile, infatti, finisce allo sbocco di Corso Fogazzaro; poi, superato il ponte, in viale D'Aviano è il selvaggio West. Con i ciclisti costretti dove possibile a montare sull'intermittente marciapiede, o a fare attenzione alle auto sperando che anch'esse usino loro questa premura.

A conti fatti, partendo da Costabissara, si arriva facilmente fino alla stazione dei treni, con l'ausilio della discussa ciclabile di viale San Felice, fermandosi per attraversare sulle strisce solo in prossimità delle rotatorie. Stesso discorso per la zona pedonale del centro, con l'unico neo del passaggio – stretto e da rivedere – di Porta Nuova. Missione compiuta, il primo lato del puzzle è completo.

Invece per Viale Diaz, proseguendo in viale Dal Verme e viale D'Aviano (alcune delle arterie principali del traffico cittadino), restano bocciate senza appello dalla prova della strada: in buona misura da evitare, se sospesi sui pedali.



Un altro tassello...

Punto di partenza, questa volta un po' lugubre, il parcheggio del cimitero centrale. Da qui parte una pista ciclabile che ripercorre tagliando, appunto lungo le mura del camposanto, viale Trieste e via Ragazzi del ‘99.

«Prima che la costruissero, fino alla mura c'erano solo campi, io ero piccolo e me lo ricordo – ci spiega Manuel, studente universitario, in tenuta da calcetto – All'inizio la cosa non mi è andata molto a genio, perché io lì ci andavo a giocare con gli amici, però devo dire che è comoda: si salta il semaforo di via Quadri, e in viale Ragazzi del '99 si evita il traffico, poi volendo si arriva fino a Laghetto, passando davanti al campo rom. Anche se in quel punto è un po' un casino quando escono gli studenti delle superiori dal Canova e dal Montagna».

Il nostro Giretto di Vicenza (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Effettivamente, la pista corre scorrevole e senza intoppi fino al monumento dedicato a quella generazione sacrificata in trincea nella prima guerra mondiale. Lì le cose si complicano.

Proprio all'altezza dei “lavandari”, all'incrocio tra il viale principale e via Astichello, la pista ciclabile/pedonale finisce in una stretta lingua di marciapiede, resa ancor più angusta dallo strabordare delle siepi dei giardini affacciati sul viale. Come se non bastasse, a rendere la situazione ancor più critica è il corto circuito dato dalle tante macchine posteggiate – un po' dove capita – da genitori in trepida attesa di caricare i figli fuoriusciti dai vari istituti della cittadella degli studi.

La stessa cosa accade lungo viale Cricoli. Sulla pista ciclabile che lo costeggia infatti sostano, stravaccati come solo gli adolescenti sanno fare, carovane di studenti pronte ad imbarcarsi su gli autobus per “fuggire” dalle fatiche scolastiche.

«Credo sia inevitabile – ci spiega Elena mentre raccoglie il suo Eastpack blu – l'autobus si ferma qui, e noi siamo tanti e spesso ci tocca aspettare parecchio. Una volta una signora si è pure arrabbiata perché è dovuta smontare dalla bici, neanche fosse chissà cosa. Me lo ricordo perché ha fatto una battuta acida paragonandoci agli zingari che stanno al di là della strada...».

All'una e mezza, comunque l'ingorgo sulla ciclabile è poco più che un composto guazzabuglio di cartelle e cartelline appoggiate sul muretto della scuola, in attesa dell'ultimo bus.

 

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