NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vox populi, vox Dei?

La scelta di Thiene di affidarsi alla consultazione popolare sul caso pedonalizzazione è il simbolo della democrazia diretta o un modo per lavarsene le mani?

di Pietro Rossi

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Vox populi, vox dei?

Andate su Wikipedia. Sotto alla voce “Democrazia Diretta”. Gli esempi citati all'inizio poco hanno a che fare con il sindaco di Thiene, Maria Rita Busetti: la Comune di Parigi; i soviet in Russia, le assemblee decisionali del Sessantotto, il movimento zapatista chiapaneco. D'accordo che la Lega Nord, della quale Busetti è il segretario provinciale, ama definirsi un partito fatto dalla base, ma certi accostamenti sembrano proprio stare stretti. Eppure, una consultazione popolare con effetto vincolante (ma solo nel caso di raggiungimento del quorum) sulle decisioni della giunta, come altro si può chiamare se non democrazia diretta? D'accordo, la questione è annosa ed estremamente importante per la fisionomia della città. Un centro storico chiuso al traffico da più di un anno, dopo decenni di circolazione delle macchine, ha infatti cambiato la vita ai thienesi. Ed il sindaco ha deciso di ricorrere alla vox populi per stabilire definitamente se corso Garibaldi va lasciato isola pedonale oppure se deve ritornare aperto alla circolazione.

Vox populi, vox dei? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Dopo la delibera di stop al traffico, alcune voci, in particolare quella dei commercianti del centro, hanno espresso il loro dissenso. E così Busetti ha deciso di dare la parola al popolo. Dal 27 fino al 30 maggio i circa 17mila thienesi aventi diritto potranno esprime la propria scelta in uno dei seggi dotati di computer che saranno posizionati in varie zone della città (municipio, ex pretura di via Monte grappa e all’Urban center di piazzetta Rossi). La consultazione, quindi, si deve fare. E all'obiezione che tutta l'operazione a qualcuno possa sembrare “pilatesca”, nel senso di Ponzio Pilato, il sindaco risponde sicuro: «Non è assolutamente un modo per lavarsene la mani ma per dire: cari cittadini, siccome la scelta è il volto della città, è giusto che voi, responsabilmente, esprimiate il vostro parere». La stessa Busetti pensa che la consultazione, guarda caso prevista dai regolamenti comunali, ma non a livello statale, sia da usare con molta cautela. L'elettore, infatti, già opera una scelta con il voto, eleggendo il proprio rappresentante, per poi eventualmente premiarlo o mandarlo a casa alla prossima tornata. Il primo cittadino ammette però che solo a chiusura avvenuta del centro, ventilata per anni e anni ma mai attuata fino a pochi mesi or sono, si è accorta di quanto il paese sia mutato. Tanto mutato da esigere una conferma sulla decisione?

«In certi casi, come questo, secondo me una consultazione è coerente, ma meglio non esagerare», dice Massimo Pecori. E come ex difensore civico probabilmente ne sa qualcosa in materia. A proposito. Non era proprio quella del difensore civico una forma ulteriore di garanzia democratica? Sia come sia, quella figura è stata tolta da una legge dello Stato, a Vicenza come in tutta Italia. Potrebbe ritornare, sotto un'altra forma. Ad esempio a livello regionale con un consorzio di Comuni. Ma questo argomento, che potrebbe magari a sua volta essere oggetto di una consultazione, non è ancora stato affrontato in questi anni.

 

Intervista a Maria Rita Busetti

Sindaco, come mai questo referendum?
«Intanto è una consultazione, non un referendum e poi il motivo è semplice: apertura o chiusura del centro pedonale alle macchine Ho chiesto la consultazione popolare perché Thiene ha sempre avuto storicamente la strada in centro e Vox populi, vox dei? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)trasformarla in pedonale ha significato veramente un grande cambiamento. In questo caso il passaggio ha ridisegnato il cuore della città: non è stata solo la chiusura di una strada ma un qualcosa che resta. Poiché questa decisione è stata contestata dai commercianti, preoccupati di vedere diminuiti le vendite, ho pensato di chiamare la città a esprimersi. Io ho fatto presto a decidere, ed infatti ho chiuso al traffico, ma è il cittadino che deve dire se è d'accordo ad avere un centro pedonale o vuole restare con la strada in centro. Mi metto dalla loro parte: io vorrei essere consultata».

Si chiama democrazia diretta...
«Io piuttosto direi che ha un valore di partecipazione civica, di democrazia su di una decisione importante che ho già preso. Siccome siamo abituati a lamentarci sempre delle scelte che fanno le amministrazioni, noi ci siamo detti: proviamo a vedere se il cittadino accetta di partecipare, e facciamolo su di una proposta fondamentale per tutti».

Ma avete messo il vincolo: è il popolo a decidere direttamente.
«La consultazione non è vincolante in se stessa. La decisione è stata nostra, prevista dal regolamento: abbiamo deciso che se la partecipazione resta sotto al 51% la decisione (riapertura o meno) sarà rettificata dal Consiglio Comunale; se andiamo sopra al 51% allora la decisione dei cittadini sarà attuata immediatamente. In questo senso la consultazione assume un valore come quello di un referendum».

Lei cosa ne pensa?
«Io come sindaco ho già fatto la scelta e me ne assumo la responsabilità. Per me il centro deve stare chiuso al traffico. Ma è giusto che mi dicano se va bene oppure no. Personalmente sono convinta che cosi deve rimanere, non è tanto una scelta dal punto di vista tecnico ma una scelta storica: una strada in più o una piazza in più».

Non è un po' lavarsene le mani?
«Assolutamente. Non è un modo pilatesco per deresponsabilizzarsi, ma un modo per dire: cari cittadini, siccome la scelta è il volto della città, allora siete chiamati a scegliere».

Ma scusi, non l'aveva già promesso prima delle elezioni? Chi l'ha votata non l'ha fatto anche per questo?
«Ed infatti io ho mantenuto la promessa, chiudendo il centro al traffico. In realtà il discorso è più complesso. Ho promesso di fare il centro pedonale e l'ho fatto, ma poi mi sono resa conto che di fronte alla città la decisione è stata troppo importante. Adesso, dopo 8 mesi, hanno provato il centro chiuso, sanno cosa comporta e quindi possono dire il loro parere».

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