NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Le installazioni luminose di Manuela Bedeschi nella Casa Gallo restaurata da Carlo Stampa

di Fiorenza Conti
fiorenza.conti@venetogiornalisti.it

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Le installazioni luminose di Manuela Bedeschi nell

C’è qualche artista al quale guardava con interesse allora?

Le installazioni luminose di Manuela Bedeschi nell (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Ma nella pittura sicuramente a Mark Rothko, mentre nella scultura Mario Mertz, per esempio. L’arte povera mi è sempre piaciuta. E stata molto sentita per me; l’ho sempre trovata molto dura e molto poetica al contempo».

Stoffa, pittura e scultura l’hanno portata al neon, forma espressiva raramente percorsa dagli artisti, soprattutto se donne?

«Le prime volte che ho usato il neon, magari in spazi alternativi, con materiali inusuali, sentivo il bisogno di ricorrere alla luce. Allora mi facevo tagliare dei tubi per il neon e li appoggiavo, creando così questi tocchi di luce, creando un contrasto con un elemento freddo, contemporaneo, duro che era un tubo al neon. E poi un po’ alla volta ho sentito il bisogno di lavorare attorno al neon come soggetto. Ho fatto un bel po’ di lavoro con tela dipinta e neon, dove lo appoggiavo sopra, ho lavorato con le tele divise in due, ho lavorato molto con i dittici, sia in pittura sia come scansione dello spazio e un pochino alla volta sono arrivata a tirar fuori il neon completamente ed a quel punto a chiuderlo in queste teche di plexi e ad avere soltanto il discorso del neon e della luce. In questa mostra sono ritornata a lavorare anche con la tela».

Cos’è l’arte per lei?

«È la passione di una vita!».

Le installazioni luminose di Manuela Bedeschi nell (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Che tipo di artista è, lei che è anche moglie, madre, mecenate e collezionista d’arte? Quanto tempo dedica al suo lavoro di artista?

«Non sono un’artista metodica (come non lo sono per altre cose), che ogni giorno deve per forza andare in studio. Sono più episodica, concentrata in periodi; ogni tanto mi allontano, poi ritorno. Questo è un periodo in cui mi sto dedicando soprattutto alla mia arte».

C’è differenza tra l’arte che lei esprime e l’arte che promuove come mecenate e presidente dell’Associazione culturale?

«No, nessuna. Sono la stessa cosa».

Farebbe una mostra a casa sua, nella villa di Bagnolo di Lonigo, dove in genere vengono ad esporre artisti da tutto il mondo che si ispirano allo spazio palladiano?

«Tutti me lo chiedono, ma non ci penso proprio, almeno per ora, poi potrei cambiare idea. Ma non mi sentirei a mio agio nell’autopresentarmi…».

Le installazioni luminose di Manuela Bedeschi nell (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Cosa pensa di Vicenza oggi?

«Non la conosco più molto. L’amo a priori, ma non la vivo più, pur vivendo una parte dell’anno nel territorio vicentino. Siamo una famiglia un po’ defilata».

A mostra conclusa, sarebbe perfetto che quel quadrato ora in facciata, “un sottile segno giallo, che vuole invitare ad entrare, raccontando che all’interno ci sarà un seguito e che il dentro-fuori delle cose è sempre la stessa immagine vista dall’altra parte”, come scrive la stessa Manuela Bedeschi -, restasse lì dov’è. Per sorprendere, per lasciare un segno. Che non disturba, anzi! È un plus di luce d’autore.

 

nr. 26 anno XVI del 9 luglio 2011

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