NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La Biennale: una “macchina del vento” che ogni due anni scuote la foresta

di Mario Bagnara
mario.bagnara@fastwebnet.it

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La Biennale: una “macchina del vento” che ogni due

Sgarbi in difesa del suo padiglione

Probabilmente a far salire il tono delle polemiche è stato lo stesso Vittorio Sgarbi il quale già nel titolo, che campeggia nel primo salone del Padiglione “L’arte non è cosa nostra”, ma soprattutto nel corso della affollatissima conferenza stampa di presentazione al Teatro Piccolo Arsenale in cui ha tuonato contro critici, soprintendenza e Fondazioni private, ha inteso rivendicare la piena autonomia della sua proposta artistica dagli schemi preconcetti e interessati dell’arte alla moda.

Personalmente non sono stato infastidito dalla varietà di messaggi, peraltro molto realistici, che si possono cogliere nel Padiglione Italia. Indubbiamente le opere selezionate si prestano ai giudizi più disparati: lo stesso Sgarbi ha dichiarato che salverebbe solo un terzo degli artisti presenti alla rassegna.

 

Temi ricorrenti

Ad una prima visione superficiale mi hanno colpito in particolare la ricchezza dei colori e l’intensità di alcuni temi come la violenza, la guerra, la denuncia della mafia, il richiamo ai 150 anni di un’Italia unita, grondante di sangue su una enorme croce in una specie di cappellina con tanto di banchi ove sedersi o inginocchiarsi per pregare e meditare [foto a des.]. Un Padiglione da visitare più volte, anche perché qualcosa, in questo work in progress, cambierà via via fino alla chiusura del 27 novembre.

La Biennale: una “macchina del vento” che ogni due (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)I temi del Padiglione Italia si ritrovano, con maggior linearità e chiarezza, anche negli altri padiglioni nazionali: ricorrente il tema della guerra e della violenza, soprattutto in quelli dei paesi più provati in tempi recenti, addirittura ridicolizzato dal carro armato rovesciato posto davanti al padiglione degli USA. Prevalente la visione dolorosa e problematica della realtà attuale di cui l’arte è uno specchio. Ma non manca la proposta rasserenante: oltre che della luce, anche quella dell’acqua non solo nel padiglione della Grecia – in cui scorre effettivamente – ma anche e soprattutto nel restaurato Padiglione Venezia, ove con l’opera Mari Verticali del video artista Fabrizio Plessi sugli schermi delle chiglie di sei gondole in acciaio nero, emergenti nell’oscurità, sono evocati suoni, correnti e flutti di simbolici mari.

In sintonia con le croci e le crocifissioni del Padiglione Italia, il senso religioso si avverte anche ai Giardini, in particolare nel padiglione germanico ove di Christoph Schlingensief, morto di tumore il 10 agosto scorso, è stata installata una chiesa perfettamente funzionante (A Church of Fear vs. the Alien Within).

A questa tradizione religiosa italiana ed europea si può riportare anche la presenza delle tre opere di Tintoretto, «il pittore della luce» secondo la Curiger: L’ultima cena, Il Trafugamento del corpo di San Marco e La Creazione degli animali, forse per aiutare i visitatori contemporanei a riscoprire l’importanza del passato dal punto di vista sia artistico che religioso.

 

E gli artisti vicentini?

La Biennale: una “macchina del vento” che ogni due (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Una presenza numerosa e qualificata anzitutto nel Padiglione Italia (con Renato Meneghetti e il già citato Lacasella), ma anche allo Spazio Thetis, a Palazzo Cavalli-Franchetti e alla Scuola dei Lanieri (il digital artist Antonio Riello) e alla Villa Contarini di Piazzola sul Brenta (sui 65 selezionati nel Veneto ben 15 vicentini, tra cui Alessio Tasca, Cleto Munari, Romano Lotto, Giovanni Turria, Pino Castagna…).

Da non dimenticare poi la prof.ssa Francesca Valente, di origini vicentine, coordinatrice delle iniziative promosse, nell’ambito del Progetto del Padiglione Italia, dal Ministero degli Affari Esteri negli 89 Istituti di Cultura Italiani all’estero per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

 

nr. 22 anno XVI dell'11 giugno 2011

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