NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Uno scampolo di Belle Époque a Rovigo nella mostra “L’Ottocento elegante”

“L’arte italiana nel segno di Fortuny” è il sottotitolo di questa bella rassegna di pittura, che presenta le mode di una borghesia fastosa e salottiera che anche dalle nostre parti presentava cianfrusaglie esotiche

di Resy Amaglio
resy.amaglio@gmail.com

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Uno scampolo di Belle Époque a Rovigo nella mostra

Tra le esposizioni che in questo primo semestre del 2011 hanno celebrato l’Italia dei decenni seguiti all’unificazione, quella allestita a Palazzo Roverella di Rovigo con il titolo di L’Ottocento elegante, l’arte italiana nel segno di Fortuny, 1860-1890, a cura di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni, rimarrà nella memoria di molti visitatori come una festosa passeggiata tra salotti, giardini, teatri e altri luoghi di ritrovo culturale e mondano, in un vasto puzzle di colori spumeggianti e luci soffuse.

Uno scampolo di Belle Époque a Rovigo nella mostra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Con piglio deciso, si riflette in queste opere una borghesia di solidi agi e rassicurante consapevolezza di sé, che si diletta di feste, chiacchiere salottiere, visite agli ateliers di artisti e antiquari, qualche lettura e molto relax: un impegno inderogabile per le signore dagli abiti impreziositi dalle trine, le gonne di seta gonfie di drappeggi sorretti dalle tournures, e tra le mani l’immancabile ventaglio.

È una società “à la page”, come si diceva allora, che gioca alla moda (anzi, alle molte mode) dai travestimenti con costumi settecenteschi per serate in maschera agli spettacoli d’opera, agli ozi sulla spiaggia, ma che non nega attenzione alla cura della prole o al rispetto per le gerarchie, di famiglia e della Chiesa.

Fra le quinte del quotidiano lo sguardo si apre anche all’esotico, all’Africa dei deserti e degli harem, da conquistare e “civilizzare”, importandone nel contempo ogni sorta di prodotto artigiano adatto a dar lustro a case e persone.

Ovviamente l’Italia del tempo non si esaurisce in tale dispendio di piacevolezze.

L’intento della mostra di Rovigo non è tuttavia di natura sociologica: attraverso questo Ottocento di svaghi ed eleganze si è compiuta piuttosto un’operazione precisa, allo scopo di rivalutare un filone artistico che di quella società è stato in buona misura lo specchio. È la cosiddetta arte alla moda, esplicitamente indicata come filiazione nostrana dell’operato di Mariano Fortuny.

Uno scampolo di Belle Époque a Rovigo nella mostra (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Mariano Fortuny y Marsal nasce nel 1838 in Catalogna e si forma alla Scuola di Belle Arti di Barcellona. Giunto ventenne a Roma, sceglie in seguito di risiedervi stabilmente. La sua straordinaria ascesa internazionale porta la firma di un mercante d’arte parigino, Goupil. Amatissimo dal pubblico dell’alta borghesia, ma scarsamente apprezzato da critici ostili alla grazia epidermica della sua pittura, l’artista interpreta in maniera perfetta le predilezioni di committenti sempre più numerosi; quando muore, non ancora quarantenne, è ricco e osannato.

Certamente, nella novella capitale dell’Italia unita e fino a Napoli, il suo lessico agile e immediato suscita l’ammirazione anche di artisti affascinati dal mondo illustrato nei suoi quadri e alle prese con gli imprevisti di una committenza dai gusti non ancora indagati. Né va taciuta la forza seduttiva del grande successo di mercato che gli arride lungo la folgorante carriera. Ma, accanto agli epigoni, altri hanno con il suo fare soltanto poche tangenze, superate da talenti autentici e squisitamente personali.

Nel frattempo e su tutt’altro versante, altri ancora si vanno inoltrando su nuove strade di ricerca formale, fuori dalle strettoie accademiche e indipendentemente dalle sirene del mercato.

Il secondo Ottocento italiano è invero uno sfaccettato terreno di coltura di correnti fondate su ragioni differenti: il vero, la natura, la pittura di macchia, rappresentano sostanza e forma di linguaggi dagli esiti diversi e talora contrastanti, quanto sono in reciproco contrasto i protagonisti delle scuole regionali.

L’onda provocata da Fortuny esce invece da una matrice straniera, l’alveo di successo e denaro che ha il suo centro gravitazionale a Parigi; qui si respira “l’air du temps”, che i potenti intermediari alla Goupil trasformano in moneta sonante e sicura.

Ed ecco l’arte alla moda prender dimora a Roma, nel segno di Fortuny e della sua fortuna, presto reiterata anche da noi, dato che ruota intorno al suo stravagante atelier il bel mondo ricco che da sempre gravita sulle tendenze modaiole.

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