NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Parco della Pace, l'area ha ancora il vincolo aeroportuale

di Luca Faietti
faiettil@tvavicenza.it

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Parco della Pace, l'area ha ancora il vincolo aero

[segue] A Berlino con la commissione “Tempelhof” lavoriamo da circa un anno su 300 ettari di territorio nel centro della città, con concorsi e dibattiti ben sapendo che nel 2017 si terrà l’ esposizione internazionale del paesaggio e nel 2020 una grande mostra dedicata a Berlino città capitale Parco della Pace, l'area ha ancora il vincolo aero (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)delle energie rinnovabili. Progettare il paesaggio “dentro” la città vuol dire lavorare sulla trasformazione urbana di grandi aree dismesse. Che, spesso, devono fare i conti con un nemico in più, l’inquinamento del terreno… Se le aree dismesse sono rimaste intercluse all’interno del perimetro urbano è necessario aprirle al contesto circostante e creare attraverso la progettazione del paesaggio un nuovo assetto in continuum con la città, così che un’area inizialmente di dieci ettari si “allarghi” fino a 30-40 ettari, grazie a una rete di connessione fluida con l’intorno. Esiste anche un secondo approccio che sfrutta il preverdissement, cioè la messa a dimora delle piante fin dalle prime fasi di realizzazione di un intervento e non a bonifica finita. Nel bacino della Ruhr mentre bonifichiamo il suolo, in superficie coltiviamo biomassa. Una distesa di colza o di mais consente di ottenere un fantastico campo giallo nel quale l’energia sostenibile anticipa i nuovi assetti urbani. La stessa riqualificazione ambientale diventa un progetto visibile che aumenta il valore immobiliare del terreno. Un conto è vedere un’area devastata e preclusa per anni, un altro un prato fiorito sul quale cominciare a impostare i primi lotti di un nuovo utilizzo: a Milano per esempio potremmo trasformare in campi energetici gli scali ferroviari dismessi».

Progettare il verde è anche lavorare su benessere e salute, da che cosa partire?

«Puntare sulla piantumazione di alcune specie può aiutare a ridurre gli effetti dell’inquinamento atmosferico e le allergie. I cittadini sono sempre più allergici e occorre stare attenti, per esempio, a non selezionare piante che possono sviluppare pollini più di altre. Non dobbiamo cadere di nuovo nella trappola di realizzare giardini ornamentali, ma autentici paesaggi urbani che sono insieme giardino, parco urbano e piazza: la sfida è non fare un singolo intervento ma progettare l’insieme. In una città in continua evoluzione i tempi del verde come puro decoro sono finiti, la gente non cerca qualcosa di bello da guardare ma uno spazio nel quale essere attiva, basta pensare alla forte richiesta di orti urbani, giardini e aree gioco. Esiste un humus di cittadini che vuole intervenire ma oggi, ancora, non riesce a farlo perché non siamo del tutto pronti per pParco della Pace, l'area ha ancora il vincolo aero (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)assare da una situazione statica a una fluida e dinamica, l’unica che può consentire la partecipare più ampia e diversificata possibile alla fruizione del verde e del paesaggio».

Ed è così che il sindaco Variati aveva definito positivo l'incontro con Kipar: «Un incontro molto importante e significativo nell’ambito dell’impegno che l’amministrazione sta mettendo nella progettazione della nuova Vicenza. In questi mesi l’assessore Dalla Pozza e io abbiamo ascoltato il parere e i suggerimenti di diversi esperti, vicentini e non, sul tema del verde e della riconversione di spazi urbani. Stiamo cominciando a costruire un pensiero sul quel grande tesoro che è l’area verde del Dal Molin. Un tesoro che speriamo possa diventare presto della città, con la firma dell’accordo di programma tra Comune, Provincia, Regione e Stato che sancirà la possibilità di convertire il lato est del Dal Molin in area a vocazione verde e ambientale, destinata ai cittadini e a iniziative di socializzazione, svago, cultura. Non appena arriverà la firma dell’accordo di programma partirà un percorso di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini e delle tante associazioni che hanno idee e progetti per trasformare quest’area, chiusa e preclusa per molto tempo, in un nuovo polo di crescita civile della nostra città. E i suggerimenti degli esperti che stiamo ascoltando costituiranno un ottimo punto di partenza per importare a Vicenza il meglio delle più avanzate sperimentazioni urbane attuate in Europa in questi anni».

 

nr. 23 anno XVI del 18 giugno 2011

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