NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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L’arte astratta nelle chiese: un intervento di Laura Stocco

di Resy Amaglio
resy.amaglio@gmail.com

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L’arte astratta nelle chiese: un intervento di Lau

Perché? Lei stessa ha più volte affermato, e non è la sola, che l’arte ha in sé qualcosa di sacro.

«È vero, però ho nutrito spesso il dubbio che il mio linguaggio potesse riuscire incomprensibile, tutto basato com’è su principi astratti. Inoltre, e per ragioni opposte, ho temuto che mi si volesse condizionare, vincolandomi a soluzioni ormai per me obsolete».

Mi ha confidato di sentirsi particolarmente emozionata: per quali motivi la chiesa di Santa Bertilla riveste per lei un significato speciale?

«L’ho vista sorgere e in certo senso ho partecipato alla sua creazione; sulle sue pareti leggo la mia giovinezza. Oggi partecipo al suo rinnovamento: mi sembra che la mia opera sopra l’altare sia lo sbocco naturale del lungo lavoro di adeguamento liturgico compiuto dagli architetti. Per me, è come se si concludesse un cammino iniziato quando ero giovane e che ha attraversato la mia maturità in maniera carsica, riemergendo ora proprio dove era cominciato. Questa è stata anche la chiesa frequentata dai miei genitori negli ultimi anni della loro vita. I motivi della mia emozione sono dunque molti».

Come è nata L’arte astratta nelle chiese: un intervento di Lau (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)l’idea di proporre in modi astratti una visione tanto complessa come la Gerusalemme Celeste, così fitta di immagini e simboli?

«Non pretendo certo di affiancarmi a san Giovanni o a sant’Agostino: ma la ricchezza visionaria della Città di cui parla l’Apocalisse è talmente sfolgorante di bellezza e luce da sollecitare in mille modi l’immaginario. I miei pannelli non rappresentano un’idea di città. Ho desiderato piuttosto offrire un insieme di suggestioni capaci di risvegliare echi interiori. Perciò ho costruito la mia Gerusalemme come se raccontassi un sogno, cadenzandola attorno al fulgore del pannello centrale immerso nelle profondità celesti e infine dissolvendola ai lati in una sorta di trasparenza che evocasse l’infinito».

La resa simbolica è affidata soprattutto all’oro, materia in genere estranea al suo operato. Una scelta necessaria, dato l’argomento, ma quanto problematica?

«L’oro nell’arte sacra appartiene intimamente alla nostra cultura, da Bisanzio a Venezia, attraversando il nostro Medioevo. Come non ricercare in questa materia le note della gloria divina? Il significato simbolico non è però soltanto nell’oro, ma nei colori, nei diversi materiali che la luce trasforma, dalla terra al cielo. Alcuni simboli sono anche abbastanza evidenti. Problemi? Sì, specie tecnici: e dubbi, incertezze, ripensamenti. Non è stato facile. Ho dovuto spesso arginare l’esuberanza della materia, che sfuggiva alle mie stesse intenzioni, per farne uno strumento espressivo chiaro e semplice».

Quale può essere la funzione dell’arte astratta in un settore dove da sempre dominano le immagini?

«I grandi maestri del passato hanno rappresentato la storia sacra con un vigore e una bellezza oggi irraggiungibili e inimmaginabili. Credo sia invece possibile, per la pittura contemporanea, suggerire senza mostrare ed essere comunque evocativa. Ancora è attuale quanto si chiedeva Kandinskij: perché non riconoscere all’arte visiva valori e significati che siamo soliti attribuire alla musica? L’arte che sa emozionare e commuovere trasmette un messaggio non occasionale, ma ricco di valenze spirituali: come una preghiera. Questo è stato lo scopo del mio lavoro per l’altare di Santa Bertilla. Soltanto il tempo potrà dimostrare se e quanto la mia opera sia coinvolgente, quindi valida».

 

nr. 24 anno XVI del 25 giugno 2011

L’arte astratta nelle chiese: un intervento di Lau (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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