NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Aperta a Palazzo Leoni Montanari la bella mostra “Restituzioni”

L’esposizione, che presenta un nutrito gruppo di opere d’arte, si avvale del raffinato allestimento di Alberto Erseghe ed è corredata di un eccellente catalogo, con interventi critici di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e Cristina Acidini

di Resy Amaglio
resy.amaglio@gmail.com

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Aperta a Palazzo Leoni Montanari la bella mostra “

Restituzioni è finalmente a Vicenza. La mostra curata da Carlo Bertelli e comprendente il nutrito gruppo di opere d’arte restaurate nel triennio da Intesa Sanpaolo con la direzione delle Soprintendenze interessate, quest’anno anche in collaborazione con ARPAI, Associazione per il Restauro del Patrimonio Artistico Italiano presieduta da Paolo Marzotto, è aperta a Palazzo Leoni Montanari, dove resterà fino all’11 settembre.

Divenuto un percorso millenario, il progetto copre l’intero territorio nazionale, sicché l’esposizione conclusiva ha assunto i caratteri di una raccolta museale.

Aperta a Palazzo Leoni Montanari la bella mostra “ (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Accoglie il visitatore un secentesco San Michele Arcangelo [a des.] sfolgorante d’argento e bronzo dorato, colto nell’atto di trafiggere il drago. Proveniente dal Tesoro di san Gennaro, la creazione di Lorenzo Vaccaro scultore e Giovan Domenico Vinaccia argentiere si offre come perfetto esempio di Barocco napoletano, nel pieno fulgore del movimento plastico, evidenziato dalla ricchezza dei materiali.

Dopo pochi passi, La Sorte dell’Anima [foto grande di apertura] conduce la memoria alla Firenze del Rinascimento e alle innumerevoli sfaccettature che ne hanno connotato la grandezza. Il mito e le sue metafore sono i protagonisti del Fregio in terracotta invetriata realizzato da Bertoldo di Giovanni e collaboratori intorno al 1490 per la villa di Poggio a Caiano che Giuliano da Sangallo progetta per volontà di Lorenzo il Magnifico.

Sullo straordinario nastro nei colori tipici dell’invetriatura rinascimentale corre la storia dell’anima partorita dalla Natura nelle profondità di una caverna e subito chiamata a scegliere tra bene e male. Si alternano di scena in scena i racconti mitici e le stagioni dell’uomo, intrecciando la pace e la guerra, dall’infanzia di Giove al lavoro dei campi, all’incontro finale dell’anima con il premio o la punizione.

Denso di significati e allusioni, il fregio è opera drammatica ed elegiaca insieme, intrisa di cultura umanistica e sottesa da tensioni morali e pathos esistenziale. Nel linguaggio dinamico delle immagini in rilievo, ravvivate dal restauro, si specchia un tempo in cui fioriscono l’arte e la poesia, ma vi si adombra pure il ritratto della contrastiva personalità di Lorenzo, travagliata dall’inquietudine.

Il lungo intervento di restauro compiuto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha restituito gran parte della preziosità iniziale anche all’arazzo proveniente dal Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano, Il traviamento del figliol prodigo [foto di apertura a pag. seguente], Bruxelles 1515-1520: magnifico manufatto in lana e seta, che inscena una rappresentazione fitta di personaggi ed eventi con la meticolosa dovizia di dettagli che ha reso celebri al tempo le manifatture del Nord Europa.

Aperta a Palazzo Leoni Montanari la bella mostra “ (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Assidua di Restituzioni, la scultura è ampiamente rappresentata. Appartiene al I secolo dopo Cristo la Stele funeraria [a sin.] ad edicola in calcare bianco, del Museo Archeologico di Altino, che racchiude un severo ritratto femminile. Di un secolo posteriore, il Busto di Atena del Museo Archeologico di Venezia è uno speciale “ibrido” del quale il restauro ha consentito un’approfondita lettura: la bella testa della dea, copia romana dal greco, poggia sopra un busto del XVI secolo, elegantemente coperto da un panneggio su cui spicca l’egida a squame con l’immagine della Medusa.

Interessante tra gli oggetti di scavo è la minuscola Coppia abbracciata proveniente da Este, affascinante bronzetto di pochi centimetri risalente al VII-VIII secolo avanti Cristo. È invece imponente il Cratere a figure rosse, da Ruvo, IV secolo avanti Cristo, che riflette già nelle dimensioni l’importanza attribuita alla produzione vascolare nell’antica Apulia. L’intervento pittorico del cosiddetto pittore di Baltimora vi svolge in tre registri il tema dell’infelice Niobe: Vuole il mito che la prolifica sposa di Anfione re di Tebe offendesse Latona per aver la dea generato soltanto due figli, Apollo e Artemide; i quali portarono a compimento Aperta a Palazzo Leoni Montanari la bella mostra “ (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)la vendetta divina uccidendo i quattordici figli di Niobe. La scena convoca in gran numero le divinità dell’Olimpo, interpreti o spettatrici della tragedia, attorno allo splendido nucleo della quadriga di Apollo, con i cavalli in nervoso galoppo sotto la frusta del dio.

Di gran pregio l’oggettistica destinata al rito, come la Situla di Gotofredo [a des.], delicata creazione in avorio intagliato uscita da una bottega milanese sul finire del X secolo; l’affianca in mostra il Calice delle Arti Liberali, di manifattura tedesca e lombarda tra XIII e XIV secolo, dove avorio, rame, ottone e smalti dipinti concorrono alla creazione di un oggetto molto elaborato ma di grande finezza.

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