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Valgono ancora un’osservazione attenta le opere scolpite di piccole dimensioni, particolarmente numerose: sono le terrecotte del Museo romano di Palazzo Venezia, come i Santi e beati della Compagnia di Gesù, che l’Algardi firma nel 1629, la piccola Testa di moro, Gian Lorenzo Bernini 1653, l’Angelo con il Titolo della croce, ancora Bernini, 1667-1668, o il delizioso putto intento a difendersi dal freddo con uno straccetto, con cui Camillo Rusconi raffigura nel 1692-93 l’Allegoria dell’Inverno.
Quanto alla pittura, si contano svariate presenze, da Gaudenzio Ferrari a Dosso Dossi, a Girolamo Romanino e fino ad Angelica Kauffmann; soprattutto, Restituzioni rinnova la lodevole attenzione riservata a molte pagine d’arte “provinciale”, patrimonio spesso interessante e altrettanto trascurato.
Così, se con indubbia soddisfazione ritroviamo di nuovo splendenti gli stilemi di Paolo Veronese nella Pala Malipiero [a sin.] fresca di restauro, San Lorenzo, san Gerolamo e san Prospero, 1573, dalla veneziana chiesa di San Giacomo dell’Orio, è piacevole anche sostare davanti all’Adorazione del Bambino, di Defendente Ferrari, 1520, dalla sacrestia del Duomo di Susa. Induce al sorriso la folta schiera di angioletti dalle ali rosse, bianchi e rosati, che si materializzano uscendo dal fondo impastato di luce, a far da cornice al piccolo Gesù, cui funge da giaciglio un lembo del manto di Maria; e, in prospettiva, emerge un ideale paesaggio urbano rinascimentale, minuziosamente reinventato.
Non turbano il piacere dello sguardo le citazioni, gli immancabili collegamenti con i grandi maestri, leggibili in questa come in altre opere minori; quale articolata rete stia a sostegno della storia dell’arte è cosa nota, e va ascritto a merito degli studi connessi al restauro il fatto di mettere in luce trame sovente dimenticate.
Viene dalla provincia di Brescia, dalla chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa a Calvisano, la monumentale pala d’altare del Romanino, Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria e san Felice vescovo [a des.], 1540-42, mentre dalla Galleria dell’Accademia di Belle Arti Tadini, di Lovere nel Bergamasco, giunge l’incisiva Andata al Calvario, firmata nel 1537 da Marco Palmezzano, nome di non poco momento nella fioritura di pennelli dediti al sacro che caratterizza il nostro Cinquecento.
Fanno parte invece delle collezioni delle Gallerie dell’Accademia di Venezia le tavolette con Sei storie di Cristo, di Giovanni Baronzio, autore trecentesco che qui spende generosamente l’incanto di cromatismi smaglianti e abilità compositiva, orchestrando in spazi ridotti la complessità della narrazione con cadenze armoniche e luminose.
Per ovvie ragioni, non è a Vicenza il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico, delicato gioiello del fiorentino Museo di San Marco: ancora, è in mostra soltanto la predella, peraltro pregevole, del grande Polittico di Treviglio [a sin.], frutto straordinario della collaborazione, sul finire del Quattrocento, tra Bernardino Buttinone e Bernardo Zenale.
Il visitatore vicentino non mancherà tuttavia di guardare compiaciuto i due ritratti di Pietro Bellotti, San Pietro e San Paolo, 1668-1669, in collezione al Seminario vescovile della nostra città.
Come di consueto, l’esposizione si avvale del raffinato allestimento progettato e diretto da Alberto Erseghe ed è corredata di un eccellente catalogo, con interventi critici di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti e Cristina Acidini.
nr. 26 anno XVI del 9 luglio 2011
