NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Anche un autore dell’Altopiano ritorna a parlare dell’Etiopia

di Mario Bagnara
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Anche un autore dell’Altopiano ritorna a parlare d

Dettagliata l’analisi storica
Nella sua analisi storica dei due periodi di relazioni politico-militari tra Italia ed Etiopia, individuati come “La guerra di Crispi” e “La guerra del duce”, l’autore dimostra di riuscire a dominare bene la materia, tratta dalla diligente lettura di manuali storici riuniti nella Bibliografia essenziale nella quale ovviamente non compaiono altre fonti quali giornali e riviste che sicuramente egli ha consultato con grande profitto, cercando di fare ordine e chiarezza tra versioni talora contrastanti, corredando il testo anche di opportune cartine disegnate di suo pugno. Da storico, solo in apparenza Anche un autore dell’Altopiano ritorna a parlare d (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)dilettante, non risparmia critiche all’operato dei vari protagonisti politici e militari, dimostratisi, soprattutto nel corso della prima impresa etiopica, i primi superficiali e irresponsabili di fronte alle necessità di una così impegnativa impresa coloniale d’oltremare, i secondi talora arrivisti e smaniosi del potere, privi però di conoscenze precise del terreno di scontro e della consistenza delle forze avversarie, con le conseguenti disastrose disfatte di Amba Alagi, Macallè e soprattutto Adua agli inizi del 1896.

Gli errori di Mussolini
Nettamente migliore la situazione della conquista dell’impero etiopico nel 1935-’36, relativamente “facile” e più rapida (in soli sette mesi): quasi unanime il consenso politico e culturale sulla necessità che l’Italia dovesse conquistare il suo “posto al sole”, con l’avallo, più o meno diplomaticamente acquisito, delle altre potenze coloniali europee; sereno e fiducioso, in regime di “autarchia”, l’offerta “volontaria” dell’oro, del ferro e di altri metalli, per provvedere alle enormi spese di allestimento di un esercito di 300.000 soldati; puntuale, grazie ai preventivi rilievi di oculati esploratori, la conoscenza del territorio etiopico, eritreo e somalo. Sottovalutati però i pericoli della indomabile guerriglia del dopoguerra, irrefrenabile soprattutto la volontà di affermazione del duce Mussolini che “sfidando il destino” e ignorando, ricorda Valente, le raccomandazioni della stessa donna Rachele, fu pronto a mandare quattro divisioni in Spagna tra la fine di Anche un autore dell’Altopiano ritorna a parlare d (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)dicembre del 1936 e i primi di gennaio del 1937, per completare poi le catastrofiche scelte alleandosi con Hitler nel 1938 e trascinando “un’Italia impreparata e male armata in guerra a fianco della Germania” il 10 giugno 1940. Risultato: grazie all’intervento delle forze inglesi, l’Etiopia nel 1942 “fu restituita – conclude il nostro storico – al suo legittimo proprietario, il negus neghesti Hailè Selassiè”, tornato quindi ad Addis Abeba “a sedere nuovamente sul trono del Leone di Giuda” che campeggia nella bella immagine di copertina disegnata da Galliano Rosset.

Anche Valente colpito dal “mal d’Africa”?
Critico sì il Valente, ma anche lui, in un certo senso colpito dal “mal d’Africa”, inculcatogli dal maestro elementare del suo paese d’origine. Ed è per questo che, nonostante la scelta professionale di medico veterinario, non ha mai dimenticato l’Africa, sognando addirittura di poter un giorno andare a curare gli animali di quelle terre lontane che in realtà non ha mai visitate, superando brillantemente anche l’esame universitario di medicina tropicale. E del suo amore per l’Africa Orientale è testimonianza eloquente anche è il tono poetico con cui descrive lo “scenario aspro e selvaggio, non privo di una sua orrida ma pur sempre affascinante bellezza”, il cui incanto “può ad un tratto venire rotto dalla sinistra, raggelante risata notturna della iena o dal petulante, stridulo verso dello sciacallo”.

 

nr. 27 anno XVI del 16 luglio 2011

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