NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Da “Restituzioni” parte un appello per la salvaguardia delle opere d’arte

Lo fa Mons. Francesco Gasparini, direttore del Museo Diocesano di Vicenza, prendendo spunto dal recente restauro di due ritratti di S. Pietro e S. Paolo attribuiti a Pietro Bellotti che provengono dal Seminario vescovile

di Resy Amaglio
resy.amaglio@gmail.com

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Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua

Una bella esposizione d’arte è una gioia per lo sguardo e l’intelligenza, ovviamente. E quando coinvolge la nostra storia lo è ancor più. È questo il caso di Restituzioni 2011, dove molti visitatori si soffermano con interesse davanti ai due ritratti, San Pietro e San Paolo, di Pietro Bellotti [nelle foto in basso due dettagli dell'opera]. Per i vicentini, il pregio dei dipinti è arricchito dal fatto che essi provengono dal Seminario Vescovile della nostra città: l’occasione del restauro ha consentito ad un’esperta come Chiara Rigoni di riconoscervi la cifra dell’artista secentesco.

Tuttavia, una mostra di pur pregevoli opere restaurate non rappresenta un punto d’arrivo definitivo, quanto invece una tappa dalla quale procedere. Ai nostri giorni però, una svariata serie di difficoltà crescenti si nasconde ad ogni angolo di questa strada, con il conseguente fondato Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)dubbio che il futuro non consentirà di perseguire gli scopi prefissi, perché mancheranno i mezzi per continuare il cammino. Ne parla monsignor Francesco Gasparini [a des.], Direttore del Museo Diocesano di Vicenza, nonché persona assai preoccupata di come il settore dell’arte e della cultura funziona-non funziona nel nostro Paese.

Monsignore, lei dirige il Museo Diocesano e l’Ufficio Beni Culturali della nostra Diocesi; nel passato ha inoltre insegnato Storia dell’arte al liceo del Seminario Vescovile. La presenza delle due opere di proprietà del Seminario nella mostra Restituzioni 2011 non può che esserle lusinghiera, immagino.

«Sì, molto, anche perché grazie alla dottoressa Chiara Rigoni della Soprintendenza di Verona si è arrivati ad attribuire con sicurezza la paternità dei dipinti a un artista del Seicento, Pietro Bellotti, di cui non si conoscono molti dipinti, ma questi sono tutti di alto livello».

Ho letto che i quadri hanno una storia inedita e in parte lacunosa.

«Vengono dal mercato antiquario e probabilmente, quando sono stati acquistati, in Seminario non ci si è preoccupati di raccogliere la documentazione completa che li riguardava. Che fossero di qualità elevata era evidente. Le confesso che io ho un legame un po’ speciale con questi ritratti. Appesi alle pareti della sala dove avevano luogo le nostre riunioni, mi hanno fatto compagnia per tante mattinate di lavoro. Li ho osservati a lungo, studiandone gli aspetti più interessanti, che sono molti. Così ho imparato anche a valutare il loro stato di salute e mi sono reso conto immediatamente del sorgere di vari problemi di conservazione. Sono tele delicate, infatti. Allora ho coinvolto, sia nella mia ammirazione che nelle preoccupazioni, Fatima Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Terzo, responsabile dei Beni culturali di Intesa Sanpaolo alla quale faceva capo il programma Restituzioni e persona attentissima a queste cose. I dipinti le sono parsi immediatamente di notevole interesse e mi ha indicato le modalità per inserirli nel programma. È stato forse l’ultimo regalo che la nostra amica ha fatto alla cultura di Vicenza».

Che di regali di questo genere è piuttosto bisognosa. Esistono altre situazioni di difficoltà, tra i beni della Chiesa vicentina?

«Il patrimonio artistico della Diocesi è in condizioni abbastanza buone, specialmente per quanto riguarda gli immobili; ma va considerato che si tratta di un patrimonio molto ricco e altrettanto diversificato. È necessario seguirlo con attenzione, per evitare rischi, di qualunque genere».

Il lavoro di catalogazione ha riservato sorprese?

«È stato un lavoro molto utile, che ci ha permesso innanzi tutto di documentare il vasto corredo di opere preziose della nostra Diocesi, dalle pale d’altare ai codici miniati, ai paramenti, all’oreficeria sacra. Le situazioni di criticità non sono per ora numerose, ma alcune sono gravi e prevedo che altre se ne presenteranno in un futuro ormai prossimo. In questa atmosfera di difficoltà diffuse e grevi e, non Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)nascondiamocelo, di voluta trascuratezza, non è certo facile affrontare l’impegno della salvaguardia di una ricchezza così fragile come l’arte».

Tuttavia la Chiesa è un’istituzione indipendente, che è sempre riuscita a mantenere in ricchezza e bellezza il suo patrimonio d’arte e cultura. Non mi sembra poi che lo Stato abbia lesinato aiuti alla Chiesa, con qualche privilegio, anche. Penso all’ICI su vari immobili, al sostegno a tante scuole...

«Premetto che sono perplesso di fronte al criterio spesso indiscriminato con cui si distribuiscono gli aiuti. A mio parere sarebbe necessaria una razionalizzazione, con distinzioni molto nette, altrimenti si finisce per favorire soprattutto gli approfittatori. I beni culturali appartengono però a un settore speciale, amministrato in altro modo; la crisi generale si fa sentire in questo campo in maniera pesante, più o meno direttamente. Lo Stato ha tagliato i fondi, Regioni, Province e Comuni non possono fornire alcun aiuto e le stesse Fondazioni si trovano in difficoltà. E infine c’è la dilagante indifferenza dei fedeli, del ceto benestante che un tempo era sollecito, attento ai problemi delle chiese che frequentava. Non pretendo il mecenatismo; ma la società civile locale, tradizionalmente devota, brilla per il suo silenzio».

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