NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Da “Restituzioni” parte un appello per la salvaguardia delle opere d’arte

di Resy Amaglio
resy.amaglio@gmail.com

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Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua

Sugli esiti della devozione nella società vicentina si sono spese molte critiche, valide ieri non meno di oggi. Quanto alle Fondazioni, mi sembra che la Fondazione Cariverona si sia adoperata parecchio per i beni diocesani. Abbiamo poi il recente esempio della Fondazione Giuseppe Roi, che ha provveduto al restauro del coro della chiesa di San Marco [foto a des.]. Non sono interventi di scarso rilievo.

Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Certo: la buona volontà esiste, eccome, ma sono le difficoltà che si fanno sempre più gravi. Le Fondazioni hanno responsabilità complesse e variegate, non dobbiamo dimenticarlo».

Resta comunque il fatto che il patrimonio d’arte sacra della Chiesa è, appunto, della Chiesa, cioè un bene privato. Ovvio che lo Stato in ristrettezze provveda prima di tutto al pubblico.

«Un bene privato, sì, ma l’utilizzo è per lo più pubblico. Questo è senz’altro uno degli aspetti più spinosi della questione. Purtroppo, poi, le conseguenze ultime di tante difficoltà finiscono per gravare soprattutto sulle parrocchie, che non riescono più a sostenere le spese di manutenzione straordinaria e di restauro delle opere delle singole chiese. Naturalmente, se un parroco deve scegliere tra la buona conservazione di un arredo sacro e il buon funzionamento di un oratorio, sceglie l’oratorio, altrimenti che parroco sarebbe?».

In molti centri di grande turismo si sono creati circuiti a pagamento, anche per la visita alle chiese.

«Sì, e immagino che si arriverà anche da noi a questa soluzione. Ma non ne sono felice e, con i tempi che corrono, la cosa non risulterà simpatica. Un sollievo, tuttavia, ci potrebbe venire proprio dal Fisco. Su ogni opera di restauro, anche la più semplice, grava il 20% di IVA. Se si rinunciasse a questo balzello nel caso di restauri minori, e penso a tanti interventi che spettano proprio alle parrocchie, si darebbe respiro a chi, malgrado le crescenti preoccupazioni, affronta questi impegni. Credo che la perdita per il Fisco sarebbe del tutto trascurabile. Dubito comunque che l’argomento sia considerato interessante».

Siamo partiti da un fatto gratificante come le due opere testé restaurate, per arrivare a conclusioni pessimistiche.

«Purtroppo noi stiamo parlando d’arte Da “Restituzioni” parte un appello per la salvagua (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)in un momento tremendo, quando ci sovrastano difficoltà enormi. Mi creda, io vorrei essere ottimista, ma è il clima grossolano e cialtrone nel quale siamo immersi che mi preoccupa e deprime, sotto ogni aspetto. Mi tornano alla memoria le tre F idonee a governare il popolo secondo il Borbone. Feste, farina e forca, ricorda? Non so se il buon Ferdinando II organizzasse delle belle feste per far dimenticare che la farina scarseggiava, però so che la falsa allegria che ci viene somministrata da tanti mass media alla fine ci danneggerà. Anzi, ci ha già danneggiati. Abbiamo affidato la nostra identità alle più banali invenzioni e intanto dissipiamo le nostre ricchezze autentiche. Anche l’arte è una festa, anzi festa e farina insieme. Se soltanto sapessimo progettare in maniera utile e complessa, guardando al futuro. Ma dico cose scontate, ormai ripetute all’infinito».

Temo che il punto nevralgico di tutto stia in questo e in molti altri “se”. A me ricordano la terza F.

 

nr. 28 anno XVI del 23 luglio 2011

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