NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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L’arte è vita e il rock è teatro

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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L’arte è vita e il rock è teatro

Il rock indipendente ha sempre avuto una carica eversiva più o meno forte. Oggi il rock underground viene spesso associato alla musica d'autore, che almeno fino a poco tempo fa veniva rappresentata da una musica più popolare, di ascolto un po' più immediato che aveva come referente L’arte è vita e il rock è teatro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)un pubblico più vasto di quello del rock indipendente. Secondo te come si sposa l'idea di una musica di nicchia con la fruizione che oggi è molto più massificata? Perché fino a poco tempo fa era più difficile definire cantautore chi faceva rock indipendente?
«Ma chi sono i cantautori che fanno rock indipendente in Italia, scusami?».

Beh tutti siete cantautori perché scrivete le cose che cantate, però prima, quando si diceva cantautore, si pensava a gente come De Gregori, Vecchioni...
«Esatto».

Adesso anche chi fa rock indipendente viene definito cantautore: fino a 10 anni fa, nell'ambito internazionale uno come Robert Smith per esempio, non sarebbe mai stato definito cantautore.
«Ma non lo è infatti, Robert Smith è il cantante dei Cure, non un cantautore perché il cantautore è il NARRATORE della società, del momento storico in cui viviamo, questo è il cantautore, almeno per come la vedo io: il cantautore è colui che, autore delle proprie canzoni, cerca attraverso le melodie, le armonie e le parole, di narrare le contraddizioni e le ingiustizie che avvengono nella nostra società. Allora sei un cantautore, altrimenti sei uno scribacchino qualsiasi!».

E chi invece racconta le proprie storie personali?
«È uno scribacchino».

Tu vivi a Venezia che ha ispirato artisti di ogni disciplina durante i secoli: come vivi la spinta ispiratrice di questa città unica e come la visione di Venezia da parte di altri artisti influenza la tua percezione delle cose?
«Non saprei cosa dirti riguardo a questa ultima parte della tua domanda. Io a Venezia ci vivo bene, francamente non saprei in quale altro posto vivere in vita mia perché Venezia è una città davvero accogliente e c'è ancora un forte senso L’arte è vita e il rock è teatro (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)della comunità, così come c'è nei piccoli paesini delle colline toscane o che so io, solo che a Venezia è moltiplicata per quella che può essere Venezia. Ormai siamo rimasti meno di 60.000 residenti, c'è un cambio continuo perché ci sono più università, ci sono tantissimi eventi culturali e c'è gente che va e che viene e poi ovviamente c'è il turismo. Venezia è una città cosmopolita e insieme è una città con un aspetto comunitario molto forte, ci conosciamo tutti, ci rispettiamo e soprattutto ci tolleriamo. A Venezia si tollerano anche i peggiori guastafeste, gente che in altre situazioni urbane finirebbe male nel giro di 5 minuti. Venezia mi piace anche un po' per questo: io abito al pian terreno, posso lasciare la porta aperta ed entrano i bambini dei miei vicini per cercare i miei gatti. Venezia è così».

Ultima domanda: la vostra musica non esisterebbe o non sarebbe così se non ci fossero stati...?
«Eh però la storia non la facciamo con i “se”, la storia è quella che è, non solo la mia storia ma quella del mondo, ormai ciò che è fatto è fatto e non posso tornare indietro, non saprei come descrivere questi puntini! ormai mi sono a tal punto “sputtanato” che che cosa vuoi che ti dica!?» (sorride).

 

nr. 29 anno XVI del 30 luglio 2011

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