NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Una bici, tante camere d’aria e la Route 66

di Pietro Omerini Zanella
pedro-zanna@hotmail.it

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Una bici, tante camere d’aria e la Route 66

Non ha pensato che forse era il caso di mollare?
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Io non sono scaramantico, ma quando ti capitano tutte queste disavventure pensi davvero che sia destino. Dopo l'incidente zoppicavo, ma incredibilmente riuscivo a pedalare. A quel punto però ero molto indietro sulla tabella di marcia. Ho dovuto prendere la corriera per riportarmi al passo con i tempi, altrimenti avrei perso l'aereo che doveva portami a casa. Dopo un giorno e mezzo, recuperate energie e km mi soUna bici, tante camere d’aria e la Route 66 (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)no rimesso a pedalare».

E alla fine c'è riuscito, qual è stata la soddisfazione più grande?
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Quando ho visto il cartello “end of the trail” con il simbolo della 66: lì mi è sembrato di concludere un ciclo e la soddisfazione è stata tanta. A Santa Monica poi ho fatto il bagno nell'oceano arrivando in bici sulla spiaggia è stata un’esperienza grandiosa».

Un percorso fatto in solitario...
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La solitudine ti regala una grande libertà, perché puoi fare quello che vuoi senza preoccuparti di rispondere a qualcuno: sei tu che scegli che strada fare, quanto pedalare e non hai problemi se mangi a orari strani. È una sensazione bellissima non dover rispondere a nessuno. Tra le altre cose, credo che la solitudine insieme alla fatica siano una specie di droga. Alla fine della giornata, stanchissimo, quando tutto sta per concludersi, ti senti euforico, ridi per niente e sei felice».

Da casa però la seguivano in molti, che effetto fa?
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Tramite internet ad ogni tappa scrivevo ad amici e parenti via mail o Facebook. Nei giorni difficili questa connessione è stata utilissima, perché ognuno degli amici che ho sentito mi caricava in qualche modo. C'era chi mi diceva di proseguire, sfidandomi anche, e altri che magari preoccupati ti aiutano a tenere i piedi per terra e a misurare per bene le energie. Forse senza di loro non sarei arrivato in fondo».

E con gli americani come è andata?
«A forza di vedere film dell'orrore, uno pensa di trovare il serial killer dietro l'angolo, ma in realtà devo dire che ho trovato una grandissima ospitalità. Nessuno mi ha mai rifiutato una bottiglia d'acqua, o un paUna bici, tante camere d’aria e la Route 66 (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ssaggio in macchina in cerca di un negozio per biciclette quando la mia si rompeva. Degli sconosciuti mi hanno dedicato anche ore del loro tempo, incredibile. Con l'inglese mi arrangio, le mie capacità di linguaggio cambiavano di giorno in giorno in base alla stanchezza, ma in generale la gente fa di tutto per riuscire a comunicare. Del resto vivere a contatto con altre culture fa parte della bellezza del viaggio...».

La Prossima avventura?
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Il prossimo progetto, quest'anno non alleno anche per questo, è la maratona di New York, giusto per non smettere di far fatica».

 

nr. 29 anno XVI del 30 luglio 2011

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