NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I cattolici e l’eredità DC da rivedere

In realtà, hanno spiegato al dibattito di In Piazza Cimenti, Guzzo, Dalla Via e Lunari, si tratta di un’opzione che non c’è, fuori dalla logica di oggi e soprattutto comprensibile solo nella realtà in cui nacque, cioè il secondo dopoguerra – Resta il fatto che per tutti coloro che si ispirano ai principi cristiani rimangono a disposizione spazi più che interessanti per impegnarsi e cercare di incidere sulla vita politica italiana

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I cattolici e l’eredità DC da rivedere

(g. ar.)- Che cosa ha lasciato in eredità la vecchia Democrazia Cristiana a tutti quei politici, giovani e meno giovani, che al di là dell’etichetta di partito si riconoscono nei valori del cattolicesimo? L’assemblea di Todi ha analizzato il tema, ma ha anche espresso l’opinione comune che una ricostituzione del partito dei cattolici così come è stato fino ai primi anni 90 non è più possibile e nemmeno auspicabile. Da qui la domanda che ha ispirato il dibattito di In Piazza. Ospiti, Camillo Cimenti, avvocato ed ex assessore regionale oltre che attualmente dirigente veneto dell’UDC, Luigi Dalla Via, sindaco di Schio, Angelo Guzzo, dirigente d’azienda e già assessore della Provincia durante la legislazione Doppio, e infine Gino Lunari, operatore cattolico da sempre e oggi coordinatore del gruppo Scegliere Il Bene Comune.

Parlare oggi della DC come si trattasse di una nuova possibile opzione unitaria del mondo cattolico è una specie di controsenso storico. Un’affermazione troppo decisa o addirittura eccessivamente dura? I nostri Resta il fatto che per tutti coloro che si ispirano ai principi cristiani rimangono a disposizione spazi più che interessanti per impegnarsi e cercare di incidere sulla vita politica italiana in una ricerca rinnovata di far riaffiorare e affermare i valori più autentici di questo nuovamente possibile impegno politico.

Per ritornare all’assemblea di Todi, che appunto si proponeva di ristabilire certezze dentro un dialogo tutt’altro che risolto, i cattolici ne sono usciti dichiarando in sostanza una conclusione molto diffusa, quella della non opportunità anche storica di ricreare le condizioni per un partito cattolico sul modello della Democrazia Cristiana, ma per il resto esprimendo idee molto varie e anche variamente distanziate su tutto il resto dei problemi a cominciare dalla formula di gestione dello Stato, cioè dai modi di governare e con quali meccanismi.

Esempio per tutti, la formula maggioritaria o quella proporzionale, la prima ritenuta inattaccabile da molti, a partire dall’ex sindacalista Marini, la seconda considerata invece con interesse da parecchi esponenti politici, non solo cattolici, perché apre praticamente a tutti –salvo il rispetto di una minima percentuale di sbarramento- di rappresentare ed essere rappresentato nelle istituzioni.

E poi bisogna anche ricordare che il dialogo di In Piazza ha saputo spaziare oltre questo inizio peraltro cruciale per aprire la discussione.

Una volta stabilito che di DC in quanto tale non si parlerà più, l’orizzonte richiedeva attenzioni specifiche su ben altra serie di problemi a partire proprio dal ruolo che un elettore cattolico, per principi rispettati e per condotta individuale di vita presumibile, si deve sentire in grado di svolgere quando si avvicina alla vita pubblica con l’idea di partecipare e contribuire in qualche misura, per quel che può e sa.

Parlando di questo tema, ovviamente di primissimo piano, si sono affacciate alla discussione forse le cose più interessanti di un già molto avvincente dibattito: volontariato e spirito di servizio, concetti desueti o dimenticati come il sacrificio personale in vista di un vantaggio per tutti, hanno abbondantemente preso il sopravvento su tutto il resto e si può dire che proprio a partire da questo capitolo si sia lasciato indietro l’altro tema, quello di partenza, come a dimostrare che la teoria corrisponde alla prassi e che in effetti nessuno sente più la necessità di un partito unico ed unificato dei cattolici, mentre al contrario ciascuno è pronto a dare quel che ha nella collocazione che la propria coscienza gli suggerisce.

Con almeno una premessa però, una condizione irrinunciabile se si vuole davvero arrivare al dunque di quella politica pulita e prestigiosa sulla quale gli ultimi 18/20 anni sembrano aver steso una copertura soffocante: serve urgentemente l’umiltà di seguire percorsi di formazione rigorosi e di avere così idee ed intenzioni ben chiarite per obiettivi impegnativi.

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